Come avrete già immaginato da soli prendendo come base il nostro restyling, anche le nostre leggendarie rubriche tornano alla vita! Prima tra tutte torna GameScope, dedicata a quei titoli decisamente degni di nota che purtroppo, volenti o nolenti, non hanno avuto molta fortuna. Ed ecco dunque che una volta giunti al 7 marzo mancano solamente 3 giorni al rilascio Europeo di NieR: Automata, e vi proponiamo in veste migliorata l’analisi del primo capitolo, avvicinando anche la nuova utenza a questa perla videoludica che probabilmente si sono persi in molti. Sconsigliato anni fa dalla critica, NieR, spin off di Drakengard viene negli ultimi mesi come “santificato”, tornando ad una vera e propria seconda vita. Ma come si presentava questo titolo? Accendiamo il nostro GameScope, e diamo un’occhiata!
Dopo un lungo prologo, nel gioco verremo catapultati in una civiltà di stile rurale, dove la popolazione è stata decimata da un morbo misterioso chiamato Black Scrawl. Il nostro protagonista vive di lavoretti commissionati dagli abitanti del villaggio, e allo stesso tempo occupandosi della casa e di sua figlia Yonah, anch’essa colpita dall’oscura piaga. Il nostro eroe si troverà quindi a combattere con qualcosa di ben più grande di lui, intraprendendo un viaggio in tutto il territorio, accompagnato dai suoi compagni: Grimoire Weiss, il leggendario libro che ci fornirà un incredibile potere magico, Kainée, ragazza decisamente fuori dal comune, e più in la il piccolo Emil (del quale il maestro Yoko Taro indossa sempre la maschera). Incrociando la nostra strada con centinaia di “Shades”, arriveremo a scoprire che il responsabile della piaga è niente meno che lo Shadowlord, fiancheggiato dalla controparte oscura del nostro candido libro, ovvero Grimoire Noir. Non c’è bisogno di dire che il nostro compito sarà arduo e disperato: trovarlo e sconfiggerlo, aiutando nel frattempo tutte le persone che ne hanno bisogno.
Gameplay e Comparto tecnico
NieR di certo non brillava come capolavoro di tecnica, e anche se uscito per PlayStation 3 ed Xbox 360, da quel punto di vista sembrava un titolo dedicato alla precedente generazione. Nulla toglie però al fatto, che la sua particolarità era nel gameplay stesso, fondendo caratteristiche di vari generi in un unico titolo. Lo scheletro rispecchia quello di un action RPG semplicistico misto ad un classico Hack N’ Slash per quanto riguarda i combattimenti, e può risultare piacevole e dispersivo per quanto riguarda l’esplorazione del mondo (anche se effettivamente il numero di location raggiungibili non è elevatissimo) Per spostarci tra una landa e l’altra per buona parte del gioco saremo costretti a farlo a piedi, o cavalcando un cinghiale, mentre nella seconda parte del titolo sbloccheremo anche il viaggio rapido utilizzando un’imbarcazione. La quantità di missioni secondarie è molto elevata, e si dividono in più livelli di difficoltà: oltre ad essere molto utili per i nostri profitti, spesso ci troveremo davanti a quest interessanti con delle mini trame intrinseche, e che spesso vi piacerà vivere in prima persona. Durante le nostre peregrinazioni, oltre ad incontrare ed uccidere le creature dell’ombra, potremo cimentarci in altre prove di contorno al gioco, come la caccia o la pesca. Tra le particolarità più grandi che però sono diventate simbolo di NieR, sono alcune sezioni che vanno giocate in 2D a scorrimento con telecamera laterale, mentre in alcune piccole stanze questa si posizionerà in alto, permettendoci di schivare i numerosi proiettili magici o di risolvere gli enigmi ambientali proposti. Purtroppo un budget non proprio elevatissimo ed una realizzazione così e così hanno reso il gameplay molto legnoso, e di certo non facile da padroneggiare… tanto da scoraggiare molti.
La componente RPG si presenta innovativa sotto molti aspetti, e classica quanto basta per fare gola ai tradizionalisti. Le armi saranno potenziabili tramite oggetti droppati dai nemici, oltre ovviamente ad una quantità di denaro pagata. Sia le armi, sia i poteri magici che acquisiremo grazie a Weiss (you dumbass!) potranno essere equipaggiate a nostro piacimento, e rinforzate tramite delle “parole” che alcune ombre rilasceranno, in grado di conferirci numerose abilità! Le variabili sono praticamente infinite, e probabilmente sarebbe più facile da fare che da spiegare. Ovviamente non finisce qui: i nostri poteri magici sono ben più numerosi rispetto ai tasti disponibili, e dunque dovremo cambiarli e riassegnarli spesso, in base alla nostra strategia ed agli abomini che affronteremo. Non è finita, neanche per idea: possiamo impartire, sempre per creare le nostre strategie, degli ordini ai nostri compagni, tramite menù. Non lo nego, il titolo non è affatto semplice, e specialmente a livello difficile vi farà imprecare non poco, specie a causa della malsana gestione di ceckpoint e salvataggi, oltre al consumo smodato di oggetti.
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Artistica e Colonna Sonora
Di certo le qualità artistiche sono quelle che maggiormente rendono Nier un titolo appetibile per i giocatori. Paesaggi suggestivi e location di vario genere rendono i viaggi indispensabili ma piacevoli, ed il tutto accompagnato da una colonna sonora d’eccezione, tra le migliori mai viste nella storia: in alcuni casi, parola mia, vi troverete a girovagare per minuti nello stesso posto solamente per assorbirne l’essenza come una spugna. Dall’inizio alla fine sarà praticamente impossibile non trovare una traccia che non vi entri nella mente… o riascoltarle anche out-of-game. Qui in alto vi proponiamo un gustoso assaggio, la storica Canzone degli Antichi. Affiancata però ad essa, c’è una resa grafica che definire zoppicante è un complimento: si tratta di un gioco che si non presenta cali di frame, ma che a livello di texture e di poligoni si presta come un gioco molto più “vecchio” dell’anno in cui è stato pubblicato (2010). Di certo se la grafica è l’unico aspetto di un gioco che vi interessa, dovreste decisamente guardare altrove.
Conclusioni
Arriviamo dunque al nocciolo: Nier non è certo un capolavoro di tecnica e di grafica, ma di certo non merita di essere bistrattato dalla critica come è successo poco dopo la sua uscita. Il carisma e la sceneggiatura del gioco sono realizzati diligentemente, e l’intreccio coinvolgente del titolo non può di certo annoiare. Innovativo molto più di altri titoli della sua categoria, forse è stato riscoperto troppo tardi, e giocarlo oggi potrebbe non sortire lo stesso effetto su chi in un primo momento lo ha evitato. Il consiglio sta in ogni caso di recuperarlo a tutti i costi, perché è un gioco che vi coinvolgerà e su cui passerete ore e ore senza rendervene conto (tra un santo e l’altro). Riuscirete a giocarlo nei tre giorni che ci dividono dall’uscita del suo successore? La sfida è lanciata.