Robin Hood è forse uno dei personaggi di fantasia più noti del mondo: tra letteratura, cinema e… videogiochi, la combriccola della foresta di Sherwood continua ad esercitare un fascino irresistibile. Il team di Appeal ha deciso però di osare raccontandoci una vicenda che si discosta molto dalle foreste e dai villaggi dell’antica Inghilterra. Sebbene l’immaginario di Robin Hood, come testimonia lo stesso nome del gioco, sia fondamentalmente il trampolino di lancio, sarebbe assai limitativo affermare che il team di sviluppo non ci abbia messo del suo. Il risultato di questo esperimento? Gangs of Sherwwood, che vi vogliamo raccontare nella nostra recensione.
Foresta di Sherwood? Non la ricordavamo così
Gangs of Sherwood, come precedentemente accennato, riprende le vicende di Robin Hood e compagni aggiungendo del suo: nell’Inghilterra steampunk immaginata dai ragazzi di Appeal, le truppe dello sceriffo di Notthingam hanno più potere che mai grazie all’ausilio della Pietra Filosofale, e ora minacciano l’intera Inghilterra.
Impedire la distruzione delle povere genti sarà il compito dei nostri 4 eroi: Robin Hood, Lady Marian, Frate Tuck e Little John. Iniziamo parlando proprio della presenza di ben 4 personaggi giocabili: in modalità single player potremo intercambiarli rapidamente, mentre in modalità multiplayer potremo formare un party ricco e variegato nel moveset ma anche nel character design, con quest’ultimo che ci è sembrato discretamente riuscito.
Ognuno dei 4 personaggi è dotato di diverse abilità e di un personalissimo moveset, ma variano anche le armi e gli oggetti di equipaggiamento selezionabili. Abbiamo trovato il moveset dei personaggi piuttosto ispirato nella sua semplicità, e le combo risultano essere facili da attivare, con tanto di un’area del nostro “quartier generale” adibito a sala di addestramento che ci permette di approfondire e testare tutte le combinazioni di tasti disponibili in combattimento.
Per quanto concerne il gameplay, il nostro obbiettivo è tutt’altro che complesso da capire: dovremo sconfiggere una serie di nemici facendo uso di armi a corto, medio e lungo raggio (a seconda del personaggio selezionato), muovendoci all’interno di strutture a corridoio che, nella maggior parte dei casi, non permettono di avere alternative o scorciatoie, risultando infatti eccessivamente lineari.
Il gioco dà il suo meglio in compagnia di amici: il party si equilibra a vicenda grazie alle abilità di ciascuno, e può dare vita ad interessanti scontri in aree non particolarmente originali. Abbiamo antiche città, foreste, ma anche maestosi palazzi (come quello che ci fa da “casa base”).
All’interno di queste zone ci ritroveremo a fronteggiare pericolosi nemici, che variano ben poco per quanto riguarda moveset e aspetto fisico: nonostante ciò, abbiamo trovato la difficoltà dei combattimenti sufficientemente stimolante, ovvero né tanto facile da esser noiosa, né tanto difficile da essere frustrante (riferendoci all’esperienza di base in difficoltà “normale”).
Importante considerare che, all’inizio di ogni missione, ne potremo selezionare la difficoltà: una volta che vi sarete impratichiti avrete modo di scegliere un livello di difficoltà più adatto alle vostre esigenze.
Le missioni risultano essere piuttosto ripetitive e poco stimolanti: la situazione migliora nelle bossfight e raggiunge il suo apice nel momento in cui decidiamo di non agire in solitaria, sacrificando almeno in parte una certa sensazione di ripetitività. Gangs of Sherwood è a tutti gli effetti uno di quei giochi in cui l’unione fa la forza.
E dal lato tecnico?
Il più grande difetto di Gangs of Sherwood è certamente il suo aspetto. Il gioco ha uno stile grafico abbozzato, poco originale e ancor meno convincente. Nonostante un character design dei personaggi principali e di alcuni boss che sembrava fare promesse allettanti, i modelli di NPC, nemici e le texture degli ambienti non sono all’altezza di un progetto che punta sull’effetto “Wow” nel 2023.
Le animazioni dei personaggi risultano essere piuttosto legnose, e spesso il nostro protagonista ha dato l’impressione di “scivolare” sul terreno, senza che la presenza di erba alta o altri elementi abbia un qualche effetto sui movimenti compiuti. Denotiamo, insomma, che alcuni elementi grafici sono stati trattati con le dovute cautele (il già citato charatcer design, ma anche le luci) a scapito di altri.
Per concludere, segnaliamo che Gangs of Sherwood è doppiato (in inglese) con una discreta scelta dei doppiatori, ma che non si può definire altrettanto convincente la colonna sonora, piuttosto anonima.
La versione PS5 di Gangs of Sherwood che abbiamo testato non ha presentato particolari problemi di adattamento: il gioco gira in maniera piuttosto fluida sia con uno che con più giocatori su schermo, regalando un’esperienza che, sotto questo punto di vista, non genera alcun tipo di frustrazione.
Per quanto riguarda, sempre soffermandoci sulla versione PS5, la raccolta dei trofei, segnaliamo che questa permette una certa longevità al titolo: verrà infatti richiesto di compiere azioni e completare missioni sfruttando tutti e 4 i personaggi. Anche per il Platino sarà necessario giocare con un amico: il titolo, insomma, sembra dirci in tutti i modi che il single player… non s’ha da fare!