Amnesia: The Bunker – Recensione, un grandioso horror che nasce ‘vecchio’

Amnesia: The Bunker è un horror fantastico e di altissima qualità, ma con un comparto tecnico da rivedere, ecco la nostra recensione del gioco!

Lorenzo Ardeni
Di Lorenzo Ardeni - Contributor Recensioni Lettura da 9 minuti
8.2
Amnesia: The Bunker

Il genere degli horror è sempre rimasto uno dei più apprezzati da una grande fetta di videogiocatori, c’è poco da fare. Crediamo che il gaming stesso, inteso come medium, sia a dir poco perfetto per immergere il fruitore – che in questo caso è attivo e protagonista degli eventi – all’interno di una storia e un contesto capace di fargli provare emozioni molto specifiche. Sebbene il cinema sia sempre riuscito egregiamente a donare produzioni con un elemento horror prorompente e di alta qualità, i videogiochi sono quasi sempre riusciti a superare la prova dell’innovazione, ma poche opere sono riuscite a imporsi come capisaldi del genere. 

Tra le tante, ci viene in mente Outlast che, dopo dei fantastici primi due capitoli, ha tornato a far parlare di sé con il recente Outlast Trials. Potremmo citare anche P.T., il “Playable Teaser” dell’ormai perduto Silent Hills di Hideo Kojima, che resta tutt’oggi la punta di diamante dei giochi horror. Sotto di esso c’è Amnesia, la serie del team svedese di Frictional Games, che è tornata a mostrare i muscoli con l’ultimo capitolo della saga. Non vi nasconderemo di aver faticato a realizzare la recensione di Amnesia: The Bunker, per il semplice motivo che è estremamente spaventoso. Ma sapete una cosa? Lo amiamo proprio per questo.

Prima di arrivare a parlarvi del titolo in sé, facciamo un piccolo incipit narrativo per dare un contesto. La storia di Amnesia: The Bunker ci immerge nel pieno della Prima Guerra Mondiale dove il protagonista, coinvolto nell’esplosione di una granata, si ritrova completamente da solo in un bunker. Tutto il personale ha lasciato il luogo sotterraneo dopo che un mostro – non meglio specificato – ha iniziato a uccidere tutti. Per evitare che uscisse, hanno chiuso l’uscita del bunker, lasciando solo il povero protagonista. Il nostro obiettivo sarà quindi trovare i componenti necessari per produrre della dinamite per creare un’apertura e fuggire.

Esclusa la prima porzione del titolo, la maggior parte del tempo tutte le altre vicende restano raccontate da foglietti sparsi in giro per il bunker, sebbene anche l’ambiente generale fornisca alcune informazioni importanti su ciò che sta accedendo. Nonostante sia senza dubbio un piccolo passo in avanti per la saga, non siamo grandi amanti di questa tipologia di narrazione e avremmo preferito una linea più attiva e concreta.

Cosa ci sarà dietro l’angolo?

In ogni caso, è proprio l’esplorazione a rappresentare un elemento fondamentale dell’impianto ludico. In Amnesia: The Bunker, ancor più del primissimo capitolo della serie, è necessario vagare per la mappa e segnare in mente quelli che potrebbero essere i punti più importanti da ricordare. Ogni angolo può nascondere dettagli importanti su come procedere, come oggetti essenziali, codici, indizi o anche soltanto aggiunte alla trama che possono aiutare il giocatore nel capire come sopravvivere.

Non a caso, è possibile trovare alcuni oggetti specifici che possono tornare utili in molti casi. Alcuni di loro possono anche essere combinati, come ad esempio i rimedi curativi, al fine di potenziarne l’effetto o per creare qualcosa di nuovo, in perfetto stile Resident Evil. Altri vanno usati in luoghi specifici, motivo per cui è estremamente importante sia la capacità di gestire l’inventario, sia l’elemento backtracking che riporta costantemente il giocatore in luoghi che ha già visitato.

Ancor più interessante è la possibilità di interagire in modi differenti con il mondo che ci circonda e gli oggetti che ne fanno parte. Amnesia: The Bunker continua la tradizione della serie offrendo all’utente la capacità di sollevare o ruotare oggetti, lanciarli per rompere porte, spostarli per raggiungere luoghi sopraelevati. Ancor di più rispetto ai capitoli precedenti, ci sono interazioni specifiche per alcuni strumenti a nostra disposizione. 

Per fare un esempio, per caricare i proiettili nel revolvernovità assoluta per la serie – dovremo tenere premuto un pulsante e poi pigiarne un altro per inserire la cartuccia, una alla volta. Questo dettaglio serve sì ad aumentare la tensione in momenti più frenetici, ma principalmente ad inserire il giocatore in un’esperienza realistica fino all’inverosimile, almeno in termini di immersività e di interazioni.

Frictional Games lo specifica nei primissimi minuti di gioco: «in Amnesia: The Bunker, qualsiasi cosa che pensi possa funzionare, potrebbe funzionare davvero». Se pensate che sparare ad un lucchetto per romperlo sia meglio di dover cercare la chiave nascosta chissà dove, magari avete trovato una soluzione diversa e più efficace.

Questa dinamica sblocca nell’utente la consapevolezza che tutto è interconnesso e che le possibilità di gameplay a sua disposizione sono più di quante si possa immaginare. Parliamo di qualcosa che chiaramente si ricollega al discorso dell’immersività che abbiamo fatto poc’anzi, potenziandolo a dismisura e posizionandoci in un contesto che più che mai appare credibile.

Un orrore profondo, sempre perfetto

Tocchiamo un tasto molto importante, ovvero il cuore pulsante dell’intera esperienza di gioco. Amnesia: The Bunker è terribilmente spaventoso, non tanto per i mostri, quanto per il contesto generale. Trovandoci in un mondo plausibile e credibile, anche un semplice movimento può creare una profonda sensazione di ansia. Non sono gli effetti sonori improvvisi o le creature che ci appaiono in faccia senza preavviso a spaventare, bensì la consapevolezza che tutto può accadere, in qualsiasi momento. Se si sentono dei passi o grugniti vicini, qualcosa potrebbe davvero esser dietro l’angolo, come non esserlo. Ad averci terrorizzati è proprio questa consapevolezza, costante durante tutta l’esperienza.

Apriamo una piccola parentesi, ma che è fondamentale per contestualizzare meglio ciò che Amnesia: The Bunker rappresenta e in che modo va a creare tensione. Avremo a disposizione una torcia a dinamo che, per essere caricata, necessita da parte nostra il tener premuto un pulsante finché non sarà completamente accesa. Tuttavia, il processo farà molto rumore e attirerà i mostri, motivo per cui qualora dovesse essercene uno nelle vicinanze, potremo ritrovarci senza luce, completamente al buio, e con una terribile creatura che non aspetta altro che ucciderci.

Amnesia: The Bunker

C’è da dire che uno dei più grandi problemi di Amnesia: The Bunker si palesa proprio in questo frangente, dato che l’opera pecca nell’intelligenza artificiale dei mostri, che appaiono quasi sempre poco svegli o – paradossalmente – poco volenterosi di mangiarci. Vi diremo di più: il problema è, con ogni probabilità, dovuto a un comparto tecnico vistosamente datato, che quasi mai riesce a mostrarsi come un titolo del 2023. Al contrario, Amnesia The Bunker soffre costantemente di texture e modelli in bassa risoluzione, animazioni poco curate e addirittura un’interfaccia che pare presa da titoli di dieci anni fa.

Non abbiamo trovato particolari bug, motivo per cui restiamo perplessi su come abbia fatto Frictional Games a confezionare un’opera dal comparto tecnico così incerto. A nostro avviso, Amnesia: The Bunker sarebbe potuto essere uno dei giochi horror migliori di sempre – probabilmente il migliore dell’anno – ma purtroppo il comparto grafico grava sull’esperienza complessiva più di quanto vorremmo ammettere. Ciò non toglie, sia ben chiaro, che sia un titolo estremamente godibile che se giocato con gli amici può risultare addirittura divertente. Per cui tenete in considerazione la nostra opinione ma, vi prego, non fatevi condizionare troppo da essa e dategli un’occasione, se davvero siete amanti del genere.

Amnesia: The Bunker
8.2
Voto 8.2
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Contributor
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.