Stray Blade – Recensione del Soulslike che non ti aspetti

Stray Blade si conferma un Soulslike che cerca di competere con i grandi ma che purtroppo non convince fino in fondo: ecco la recensione.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 9 minuti
7
Stray Blade

L’editore 505 Games punta su Point Blank Games per la produzione del nuovo Action-RPG, in stile Soulslike: Stray Blade ovvero una “lama randagia” che sorprende per lo stile cartoon e colorato, ma che racchiude diverse insidie e sfide da non sottovalutare. Il gioco potrebbe essere fuori tempo massimo, considerata l’ormai consolidazione del genere e la difficoltà intrinseca di competere con i “big” del settore, per questo lo sforzo Point Blank Games dovrà essere enorme, e sotto certi aspetti ha colpito nel segno, mentre sotto altri poteva fare di più.

Viaggio dell’eroe

Farren è un viaggiatore (a voi la scelta se impersonare un uomo o una donna) che si ritrova, dopo una tempesta, sul continente di Acrea una terra a lungo sognata. Lo scopo di Farren è quello di esplorare le terre dimenticate di questo continente, per rivelarne i segreti e raccogliere informazioni sulle genti che vivevano lì un tempo. Improvvisamente, trovatosi ai piedi di un misterioso albero circondato da rune, il protagonista si risveglia con un cristallo nel petto, e superato lo sconcerto si ritrova a farsi guidare attraverso le rovine da una misteriosa luce fluttuante, che rivela poi il suo vero aspetto: quello di un piccolo essere mezzo-lupo chiamato Boji.

Il piccolo essere rivela a Farren (e a noi in generale) che il cristallo nel petto lo ha legato al mondo di Acrea e per questo, non potrà morire ma nemmeno lasciare queste terre. La missione di Farren diventa quella di farsi strada in questo mondo ostile, con l’obbiettivo di raggiungere il creatore di Boji, capace di liberarli da questa “maledizione”, ma non prima di aver sconfitto gli “Dei” di Acrea che imperversano ovunque.

Sotto il profilo della trama siamo di fronte al classico viaggio dell’eroe, nulla di troppo trascendentale, sebbene la natura di antropologo di Farren possa dare una nuova linfa a questo scenario, consentendoci di conoscere la storia delle terre di Acrea in maniera più approfondita e con un occhio critico interessante. Pretestuale, ma del resto nessun Soulslike ha mai brillato per l’incipit, sebbene il contesto e le informazioni reperite giocando si faranno via via più interessanti e dense.

Vecchio stile, nuova estetica

Stray Blade rifugge dallo stile oscuro e cupo che imperversa nei Soulslike, e potremmo citarne diversi ma ci limitiamo a ricordare ad esempio Bloodborne e Dark Souls: il cambio di rotta sotto il profilo visivo è molto interessante, permettendoci di giocare il titolo con la sorpresa visiva sempre viva. In molti casi lo stile grafico ricorda il capolavoro di EA che fu Kingdoms of Amalur: Reckoning (ora passato sotto le mai di THQ Nordic, ecco la recensione della riedizione) e qui la scelta è stata vincente, in quanto questo stile permette di dare una nuova freschezza all’avventura sebbene si basi sul vivi, muori e riprova come è previsto dal genere.

Il sistema di combattimento è peculiare in Stray Blade in quanto ogni nemico avrà dei colori come “aura” che suggerisce al giocatore cosa fare, ma con alcune eccezioni: come ad esempio quando un nemico che si accende di giallo, indica che dovrete schivare l’attacco o l’azione in corso, o un nemico bordato di blu vi farà capire che è il momento di alzare le difese e parare il colpo, o mentre uno con il colore rosso indica un colpo critico in arrivo e la possibilità di interromperlo per tempo. Tuttavia il colore non indica l’esatto momento in cui compiere l’azi0ne di risposta contro il nemico, bensì è un suggerimento, una sorta di monito che vi permetterà di sapere in anticipo cosa fare ma per capire esattamente quando fare la vostra mossa, dovrete guardare lo schermo e interagire di conseguenza.

Il sistema a colori del combattimento potrà sembrare semplice all’inizio, dato che i nemici avranno pochi attacchi a disposizione, ma non fatevi ingannare: c’è da sudare per portare a casa la pagnotta! Per migliorare il proprio equipaggiamento, Farren dovrà recarsi presso gli Alberi sparsi nel gioco che fungono da forgia, essenziale per spendere le risorse trovate e le “cianografie” che vi consentiranno l’upgrade. Il gioco incoraggia il protagonista nell’uso di un’arma specifica, in quanto questa operazione migliorerà il livello di utilizzo di quell’arma, così che quando troverete una nuova spada, ad esempio, sarete più competenti con quell’arma piuttosto che con una nuova Ascia.

Una nota positiva risiede nell’albero delle abilità, riservate sia a Farren che a Boji: i due avranno alberi diversi e sebbene guardando quello di Farren potreste sentirvi spiazzati (è davvero enorme!) sappiate che moltissime abilità si sbloccheranno mediante progetti che troverete nel corso della vostra avventura, e pochi di questi saranno effettivamente “nascosti”. Procedete quindi con determinazione e con occhio sempre vigile sul mondo che vi circonda. I materiali che vi serviranno per potenziare le abilità o le armi non mancheranno, in questo Stray Blade fa del suo meglio, per rendere l’esperienza di gioco più fluida possibile.

Randagio

Stray Balde non è esente da difetti che minano l’esperienza videoludica del gioco che, sebbene possa coinvolgere sotto il profilo della storia e di come si dipana, possiede un combat system che mostra diverse problematiche. La fisica dei colpi non è il massimo, ed il feedback che se ne trae non è dei migliori. Perfino la schivata non è delle più reattive che si possano trovare sul “mercato”, e se a questo aggiungete un hitbox dei nemici non sempre precisa, capirete subito che le fasi di azione potrebbero darvi seri problemi. Diciamo che una volta presa confidenza con questi difetti, si riesce a giocare in maniera anche scorrevole, ma una piccola distrazione, o un attacco che non avete mai visto, potrebbero causare la morte del giocatore in maniera anche abbastanza celere.

Per quanto riguarda il mondo di gioco, le mappe sono di ampio respiro, e la sensazione è quella di un mondo coeso ed aperto, ma connesso con sé stesso, proprio come il primo Dark Souls. (il che è un bene, dato che una volta acquisiti determinati potenziamenti potrete tornare sui vostri passi e godervi sezioni di gioco lasciate da parte).

Stray Blade non è un gioco mal ragionato, ma purtroppo la produzione pare si sia concentrata sul colpo d’occhio, che risulta essere valido ad impatto, e abbia dimenticato di spingere di più sull’acceleratore del sistema di combattimento, che con qualche accortezza in più avrebbe potuto “giocarsela con i grandi”.

Point Blank Games ha puntato tutto sull’impatto visivo che sebbene non sia “spaccamascella” risulta essere gradevole e fresco, ma sfortunatamente il sogno si infrange sulla scogliera di un comparto tecnico non all’altezza ed un sistema di combattimento che ne esce massacrato da sé stesso, come se fosse salito sul ring con Cassius Clay, solo perché “pensava di saper combattere” ma a conti fatti, così non era.

Stray Blade
7
Voto 7
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.