The Last of Us Parte I, il remake del capolavoro di Naughty Dog, è finalmente arrivato su Steam, portando con sé la sua storia avvincente e le sue emozionanti sequenze di gioco. La versione per PC non solo offre una grafica migliorata, ma anche una fluidità di gioco che la rende ancora più coinvolgente. O meglio, dovrebbe offrire.
Se infatti il titolo di suo porta davvero tutto ciò che promette, sembra che il lavoro fatto sul porting non sia stato così ottimale, considerate le problematiche che circolano in rete e che abbiamo avuto modo di vedere. Ma proseguiamo con ordine.
C’era una volta un mondo distrutto
Abbiamo parlato davvero in tutte le salse e le lingue di The Last of Us (sia esso il primo gioco o il remake Parte I), perciò condensiamo tutto in poche righe: il gioco inizia con Joel, un sopravvissuto alla pandemia fungina che ha distrutto gran parte della popolazione umana, che cerca di portare in salvo una ragazza di nome Ellie. La loro relazione, che si sviluppa nel corso del gioco, è il cuore pulsante della trama e dei personaggi. La loro lotta per la sopravvivenza, ma anche per trovare un senso di umanità in un mondo ormai post-apocalittico, è commovente e coinvolgente.
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La grafica di The Last of Us Parte I su Steam è eccezionale: parliamo a tutti gli effetti di un remake grafico che, come successo su PS5, porta la grafica di Parte II, con il suo stile, sul gioco originale. Ogni dettaglio è curato con attenzione, dai paesaggi post-apocalittici alla texture dei vestiti dei personaggi. Altro punto di forza, ovviamente, la colonna sonora: con brani toccanti (originali e non) che si adattano perfettamente alla trama e al tono emotivo del gioco, il suono dietro a The Last of Us è un compagno costante per tutta l’avventura.
Le sequenze di gioco sono ben bilanciate, con una giusta combinazione di azione e esplorazione: il remake migliora questa parte, inserendo delle dinamiche più sviluppate e una IA migliorata, anche se non dovete aspettarvi la profondità di The Last of Us Parte II.
Icaro
Il concetto dietro al mito di Icaro è semplice: volò così in alto, così vicino al sole, che le sue ali di cera vennero sciolte dal calore, facendolo cadere in mare, e di conseguenza morire. Questo mito porta il consiglio non troppo celato del considerare i propri limiti, dell’evitare di strafare, ma come ogni mito greco, più significati possono nascondersi sotto la superficie.
Uno, credo quello più calzante, è legato al fatto che lo spettro del fallimento diventa sempre più pericoloso in base alle aspettative. Icaro si aspettava che l’ebrezza del volo lo proteggesse da ogni cosa, e così non è stato. Allo stesso modo, nemmeno la qualità intrinseca di The Last of Us Parte I ha saputo proteggere lo studio di sviluppo dagli errori: andiamoli a vedere insieme.
Uno dei problemi più comuni è la presenza di alcuni bug che possono causare il blocco del gioco o dei crash improvvisi. Questi problemi sembrano essere presenti soprattutto sui computer meno performanti o su quelli con specifiche hardware meno comuni. Naughty Dog ha rilasciato alcuni aggiornamenti per cercare di risolvere questi problemi, ma alcuni utenti continuano a segnalare questi inconvenienti.
Un altro problema riguarda il supporto per i controller: alcuni utenti hanno lamentato la mancanza di supporto per alcuni controller specifici, rendendo difficile la loro esperienza di gioco. Insomma, The Last of Us Parte I non è esente da problematiche, e se consideriamo che tutto questo nasce da un gioco che ha rivoluzionato lo storytelling videoludico (e ultimamente anche le trasposizioni videoludiche a serie tv), diventa tutto molto più grave.
Sappiamo per certo che Naughty Dog riparerà al danno, e che in futuro The Last of Us Parte I diventerà un gioco certamente fruibile, migliore e funzionante su Steam. Purtroppo ad ora non lo è, e magari qualche mese di sviluppo aggiuntivo avrebbe permesso di vederlo in commercio pulito e limpido, come lo meriterebbero tutti i giocatori che ancora non hanno vissuto quest’avventura.