Il cambiamento è qualcosa che pone l’essere umano davanti a scelte: c’è chi lo abbraccia completamente, aprendosi a nuove possibilità, e chi invece magari lotta per cercare di evitarlo. Ci sono poi una serie infinita di sfumature nel mezzo, tutte con diversa intensità e diversi comportamenti verso quello che a tutti gli effetti può essere definito come un cambiamento dello status quo. Ciò che sicuramente però non si può fare è bloccare il cambiamento quando questo arriva senza possibilità di fuga: è il caso di Floodland, strategico dalla forte componente survival che ci porrà davanti ad un mondo distrutto da un cataclisma chiamato Evento, e che ci porterà a guidare un manipolo di sopravvissuti, nella ricostruzione della civiltà.
Che poi questa sia come la ricordavamo, strutturata in un modo molto vicino alla precedente, o con nuovi valori vista la tabula rasa fatta dall’Evento, starà a voi (e al clan che sceglierete nella partita): ecco a voi la nostra recensione di Floodland, nuovo gioco di Vile Monarch, in arrivo il 15 novembre.
A te la scelta
Floodland è uno strategico, motivo per cui aspettatevi di dover gestire un gruppo di persone, ma è anche un survival, visto che dovrete sopravvivere con poche scorte e centellinare le vostre spese. Sia nella prova fatta a Colonia durante la Gamescom, sia nelle nostre partite fatte per la recensione, siamo caduti più volte nel tranello del voler fare tutto e subito, portandoci a uno degli ostacoli più grandi del gioco, in senso positivo, la scelta.
Nel corso del gioco infatti, fin dalle prime battute fino alla fine, vi troverete a dover fare delle scelte significative: partendo dal clan, che definirà il vostro approccio, in un range che va dal tradizionalistà all’anticonformista, in Floodland dovrete decidere dove investire. Se per esempio punterete tutto sul recupero delle risorse, così d’avere materiale per costruire, potreste trovarvi senza cibo e quindi con la necessità impellente di dover costruire strutture adeguate; al contrario, pensare solo ai cittadini del vostro clan e della vostra nuova società in costruzione, potrebbe spingervi a dimenticarvi che senza risorse siete finiti, richiedendo quindi più giorni per avanzare e di conseguenza più cibo e acqua da consumare.
Se nella prima fase dovrete trovarvi risorse e altre persone da far entrare nella vostra società (e avanzare nella riscoperta di come lavorare i vari materiali, a partire dal legno e dagli scarti fino al metallo e il cemento), nella seconda avrete modo di incontrare altri clan: questi, che come voi avranno formato dei gruppi per poter ripartire e sopravvivere, avranno ideologie diverse dalle vostre (in parte o in toto) e starà a voi scegliere se andare per la via diplomatica o se optare per un contrasto fin da subito. Ovviamente il secondo caso vi spingerà ad avere un nemico, ma il primo potrebbe portarvi spiacevoli sorprese successivamnete, considerando che dovrete trovare un modo per far andare d’accordo tutti.
La terza fase del gioco invece riguarda il succo del concetto di Floodland: un cataclisma ha fatto reset, e sta a voi scegliere se tornare alla vecchia società o crearne una nuova. Per farlo, userete le leggi, una serie di azioni che vi spingeranno a fare scelte limitanti, dove proseguire da un lato vi porterà inesorabilmente ad abbandonarne un altro. Approfondendo questa dinamica, vi basterà sapere che dovrete regolamentare lo svago, la sicurezza, l’autorità, le tasse, la sanità e varie ed eventuali, tutte con delle scelte che vi spingeranno a capire quale stato volete creare.
C’era una volta
Il gioco di Vile Monarch parte da un incipit narrativo importante, sia in termini di struttura che di valore: il mondo è stato distrutto dall’Evento, non è più come lo ricordiamo, e tutto sembra puntare ad un problema legato al cambiamento climatico. Già questa scelta, che potrebbe sembrare in prima battuta quasi furba, è tutt’altro che scontata e anzi mostra coraggio. La difficoltà di fare un gioco senza cadere nella trappole del sembrare un gioco puramente di significato è stata elevata, ma il team di sviluppo è riuscito a creare un intreccio sopra questo tema davvero interessante.
Nel corso del gioco potrete inoltre sentire alcune chiacchierate con il consigliere (che avrà funzione di “voce degli status”, evidenziandovi mancanze e dandovi consigli), che vi spingeranno a scoprire la lore dietro a questo Evento, a cosa è successo e a quali sono state le conseguenze. Non servirà però ascoltare tutto per vedere ciò che è avvenuto, soprattutto se osserverete attenti lo spazio che vi circonda. Non è impossibile infatti trovare vecchie strutture abbandonate, distrutte o rovinate, strade dissestate e qualche ricordo del passato lungo la via.
Ad ora che ne parliamo, Floodland non è esente da problemi tecnici, anzi: avanzando nel gioco essi diventano più frequenti, considerando che aumentano le variabili da gestire. Lo stile estetico scelto mascherà qualche limite tecnico ma rende piuttosto bene, soprattutto per quanto riguarda l’interfaccia, mentre per i poligoni in game c’è una leggera dissonanza tra strutture con colori pastello ben sfumati e che danno un senso artistico al tutto e qualche componente come l’erba e l’acqua che invece infondono del grigiore. L’art design dei personaggi, dei menu e di ogni altro dettaglio invece è superlativa, con uno stile che si avvicina a titoli come Disco Elysium, mantenendo un’identità salda e ben posizionata.
Stupende poi le musiche di gioco, che vi accompagneranno lungo la vostra avventura da apripista per una nuova società, e ottima anche l’interfaccia informativa che riesce ad essere minimal ma ad avvisarvi e segnalarvi ogni dettaglio. Purtroppo abbiamo riscontrato qualche problema avanzano nel gioco, soprattutto quando iniziano ad esserci più variabili e il gioco fatica a gestirle (non tanto durante l’azione, ma nei salvataggi), ma siamo convinti che con una patch ben fatta verranno risolti in poco tempo.