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Floodland, strategia e survival in un mondo post cambiamento climatico

Uno dei temi più attuali è senza dubbio il cambiamento climatico: mentre in ogni parte del mondo si prosegue la lotta per fare in modo di evitare l’andamento distruttivo dell’umano verso il clima del pianeta, non ci si sofferma mai nel pensare al dopo, vuoi per scaramanzia, vuoi per evitare di dare una sbirciata sotto al tappeto. I ragazzi di Vile Monarch però ci hanno pensato, e tutti i loro pensieri sono stati riversati nel gioco strategico survival post cambiamento climatico Floodland, titolo che ci mette al controllo di un piccolo gruppo di sopravvissuti in un mondo ormai diviso in isole, dove la società ha dovuto ricostruirsi.

Floodland ci mette al controllo, come detto, di una neo società, un gruppo di sopravvissuti che deve ripartire da zero: nel farlo, sarete voi a controllare l’andamento, in questo gioco che propone una crescita graduale della mole di variabili e di cose da fare davvero eccezionale.

Risorse, ricerca e rivalità

Nel corso del gioco, ampiamento spiegato grazie ad un tutorial, vi troverete dapprima a dover cercare risorse, da materiali come il legno e il cibo, fino a cose più articolate come gli scarti, visto che ora tutto fa brodo. Per farlo dovrete mandare i vostri sopravvissuti a compiere diverse mansioni mentre il tempo scorre, e quindi la parte survival inizia a mettersi in mezzo: cibo e acqua sono solo due cose, ma dovrete anche dare alloggi e altre comodità alle varie persone, altrimenti vi troverete con non pochi problemi.

Fortunatamente avanzando potrete buttarvi sulla ricerca e sulla costruzione: la prima servirà a scoprire – o meglio riscoprire – alcune tecnologie, mentre la seconda vi darà modo di costruire postazioni per recuperare cibo automaticamente, pescare, cucinare o raccogliere scarti. Attenti però all’ordine, dare del pesce crudo ai vostri cittadini non è una cosa poi così salutare.

La terza parte infine vi metterà, una volta ampliata la vostra nuova società, a dover parlare con le altre che si sono create, tutte con i propri principi e tutte con uno storico diverso: nel corso del gioco infatti, oltre a fare ricerca scientifica, dovrete anche scegliere lo stile della vostra società, se pensata per essere come quella di un tempo, migliore o peggiore, oligarchica o democratica, e via discorrendo. Ogni scelta ricadrà su di voi, che diventerete quindi tiranni crudeli o amati regnanti.

Le conseguenze

Ciò che davvero pesa su Floodland sono le conseguenze: ogni vostra scelta cambierà l’approccio verso la vostra società, e addirittura avanzando alcuni cittadini potrebbero lamentare problemi, rompervi le scatole con qualche mancanza o magari invece raccontarvi la storia prima del superamento del limite, quando la Terra era ancora sana (e potrete scoprire dettagli davvero curiosi).

Nonostante il peso sociale che può avere Floodland, il titolo è spassoso e divertente, ricostruire è appagante e la possibilità di gestire il tutto nel modo che preferite è ciò che rende il titolo qualcosa di davvero unico. La schermata che abbiamo visto delle possibilità è spaventosamente gigantesca, e sebbene l’andamento di una società potrebbe alla lunga diventare simile, la scelta di diverse tipologie (chi crede nella scienza, chi nella fede, chi nel ricostruire, chi nell’ognuno per sé) permette di creare sempre partite diverse, il tutto poi ancora più diversificato dalle altre società che incontrerete e con la costruzione della mappa del mondo di gioco, generata casualmente insieme agli eventi.

Insomma, la curiosità di scoprire il prodotto finito è tanta, e si spera che in futuro un multiplayer approdi nel gioco così da rendere ancora più variabili le partite, grazie ai vari giocatori reali che si troveranno a dover scegliere la sorte dei sopravvissuti, compresa la loro evoluzione e le loro leggi, in uno strategico fuori dal normale, con dei sani e divertenti elementi survival (non troppo ingombranti ma interessanti) e un significato che potrebbe – e dovrebbe – farci riflettere tutti.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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