L’annuncio del ritorno di Star Wars Republic Commando aveva lasciato un po’ tutti – non solo gli appassionati – abbastanza perplessi. Potevamo aspettarci una remaster, un remake, un porting? In che modo Aspyr stava trattando uno dei giochi della serie di George Lucas più apprezzati di sempre? Con il rilascio del titolo abbiamo scoperto che l’operazione scelta è stata quella di un mero porting che, sebbene non riesca in alcun modo ad intaccare un’opera ancora interessante, non riesce neanche a donargli nuova vita o sfinarla nelle incertezze tecniche, artistiche e di gameplay. Proprio per questo motivo, Star Wars Republic Commando appare così come lo avevamo visto nel 2005, pregno della creatività e del segno indelebile che avevano lasciato opere come Half-Life 2, Ghost Recon, Call of Duty e addirittura i primi due capitoli di Halo. Un periodo storico segnato da un sempre maggiore realismo e da una grande attenzione verso gli sparatutto in prima persona. Aspyr riporta sulle attuali piattaforme un’opera che trasuda il valore storico e culturale di quella particolare epoca, ma l’operazione di porting potrebbe non bastare per svecchiare una produzione che, nei fatti, soffre non poco per limiti dettati da un’epoca oramai passata e da molti dimenticata. Perché sì, seppur – come vi spiegheremo in questa recensione – Star Wars Republic Commando riesca a presentare un gameplay ancora appagante e particolarmente interessante, il peso dei decenni che porta alle spalle si fa sentire.
Star Wars Republic Commando, un gameplay di tutto rispetto
Per poter proseguire con una corretta analisi, dobbiamo fare due importanti premesse: la prima riguarda il comparto narrativo, che posiziona l’opera subito dopo il secondo episodio della serie di film, mettendoci nei panni di una squadra di cloni – la Delta Squad – e spiegando così alcuni eventi che si sarebbero poi verificati ne La vendetta dei Sith. La seconda concerne invece il gameplay, quello di uno sparatutto in prima persona, come scritto poco sopra, ma con un’interessantissima aggiunta; dato che giocheremo nei panni del caposquadra potremo far compiere determinate azioni ai nostri soldati, il resto della Delta Squad. Ad esempio, potremo indicare una porta da far esplodere, un terminale da hackerare, un compagno da guarire, un obiettivo da abbattere o anche una posizione da assumere per prepararsi a ondate di nemici.
Per quanto possa sembrare assurdo (e noi in primis ci siamo ritrovati molto sorpresi) il comparto ludico funziona ancora particolarmente bene, e il sistema di gestione delle azioni da far compiere ai nostri compagni è incredibile e funzionale ancora oggi. Scordatevi di partire in prima linea cercando di eliminare tutti gli avversari come una sorta di John Wick impazzito: se non collaborerete con la vostra squadra e non impartirete ad essa dei compiti ben precisi potete anche scordarvi di vincere. Ma non dovete pensare che questa sia una limitazione, anzi! L’unico vero elemento da tenere in costante considerazione sono le barre della vita – nostra e degli altri tre soldati -, dato che finché ci sarà anche solo un clone in vita potremo salvare tutti gli altri. Il game over sopraggiunge infatti solo se l’intero team viene spazzato via, avvalorando ancor di più l’importanza del fattore cooperazione.
Il gameplay di Star Wars Republic Commando appare così come una sorta di multiplayer co-op con l’unica differenza che non stiamo davvero giocando con altri amici. L’intelligenza artificiale, per quanto possa essere basilare, funziona ancora abbastanza bene e raramente è di intralcio all’utente. Come abbiamo già detto, infatti, il peso degli anni si fa sentire eccome e ci dispiace dover puntare il dito verso una mancata ottimizzazione ludica da parte di Aspyr, che aveva tra le mani la concreta possibilità di ripulire e smussare l’opera in tutti i suoi acciacchi. Giocare a Star Wars Republic Commando oggi, su Nintendo Switch, sarebbe come installare Half-Life 2 sui nostri PC, settare tutte le impostazioni al minimo e avviare la partita.
Rise and shine, Aspyr. Benvenuta nel 2021
Continuiamo a ribadire quanto sarebbe stato importante svecchiare l’opera perché durante tutta la durata della nostra prova ci siamo trovati davanti a una lunga serie di incertezze che si potevano comodamente evitare. Prima tra tutte, i testi, posizionati in alto sullo schermo e talvolta tradotti senza apostrofi, rendendo la loro lettura decisamente meno comoda. Il rischio che si viene a creare è che l’utente non dia importanza ai dialoghi in quanto troppo concentrato a fare altro e soprattutto perché tutt’oggi siamo abituati a trovare i sottotitoli in basso, non in alto.
Secondo grande problema riguarda dei caricamenti fin troppo frequenti e lenti per gli standard attuali. Non diciamo che attendere quella manciata di secondi sia un problema ai fini della fruizione, ovvio, ma che su Nintendo Switch e PS4 potevamo aspettarci un’operazione di rifinitura anche sotto tale aspetto. Sempre parlando del comparto tecnico, dobbiamo puntare il dito su un frame rate inspiegabilmente poco stabile e un sistema d’illuminazioni che non funzionano quasi mai come dovrebbe, costringendoci addirittura a dover attivare il visore notturno in situazioni dove invece non sarebbe servito. Quello che pare sia stato fatto è prendere Star Wars Republic Commando per PC e portarlo direttamente su Switch, dal 2005 al 2021 in una riproposizione 1:1.
Una grande mancanza è invece il multiplayer (quello reale) online oppure offline, in cooperazione o in competizione. Abbiamo davanti un titolo che potrebbe vantare di un comparto multiplayer incredibile, fantastico da giocare con gli amici, ma al contrario Aspyr ha deciso non solo di rimuovere il deathmatch, bensì di non aggiungere neanche il co-op nella storia, magari con lo schermo condiviso, pura follia. Immaginate quanto sarebbe stato divertente poter giocare l’intera campagna con altri tre amici, come se stessimo comandando davvero la Squadra Delta.
Siamo dell’idea che un’opera tanto amata dai nostalgici poteva (e doveva) essere trattata molto meglio di così. Se il comparto ludico e narrativo riescono comunque a farsi valere tutt’oggi, pensate quanto si sarebbe potuto fare invece di un mero porting. Giungendo alla conclusione della nostra valutazione, però, dobbiamo fare un importante chiarimento: l’utilizzo di giudizi così duri non è stato gratuito come potreste pensare. Ci si spezza il cuore a vedere così tanto potenziale inespresso nel 2021, per un’opera che poteva essere mille volte più interessante oggi rispetto al passato. Che fine ha fatto la cura nei dettagli, la necessità di far divertire il giocatore? Speriamo comunque nelle prossime produzioni di Aspyr, dato che è attualmente al lavoro per effettuare lo stesso tipo di porting per Star Wars Racer e Star Wars Jedi Knight II: Jedi Outcast.