Gli anniversari si sa, sono importanti, rappresentano un momento nel quale tirare le somme degli anni trascorsi, verificare obbiettivi raggiunti, analizzare il proprio percorso o molto semplicemente lasciarsi trasportare nella nostalgia dai ricordi passati. Spesso queste occasioni vengono festeggiate in vari modi, e Blizzard ha deciso di commemorare il suo 30°anniversario attraverso una raccolta di 3 delle sue vecchie glorie. Blizzard Arcade Collection è un pacchetto contenente vecchi titoli della software house dell’era 16 bit. I giochi in questione sono The Lost Vikings, Rock N Roll Racing e Blackthorne, qui riproposti in diverse versioni. I primi 2 sono presenti nella versione SNES e Sega Genesis , mentre per Blackthorne si parla della versione SNES a 32 bit (Sega Mega Drive 32X); inoltre, tutti presentato una versione definitive edition con grafica e sonoro migliorati e contenuti extra. Sono tra l’altro presenti alcune utili funzionalità come quella di riavvolgere il tempo per 10 secondi, salvare e mappare i tasti liberamente.
Le definitive edition realizzate da Blizzard sono state inoltre tradotte in italiano. A chiudere il pacchetto troviamo la possibilità di visionare bozzetti, scatole e manuali originali, pubblicità, foto durante le fasi di sviluppo, retroscena, informazione dei giochi (come descrizione dei personaggi e sinossi delle storie), interviste agli sviluppatori circa la realizzazione dei titoli e un lettore musicale grazie al quale ascoltare le colonne sonore. Parliamo insomma di aggiunte piuttosto interessanti, che completano la raccolta e che sono in linea con la funzione commemorativa del progetto.
Blizzard è il suo peculiare trio
The Lost Vikings può riassumersi in un puzzle game con elementi platform. Nel gioco si controllano 3 vichinghi: Erik il Rapido, Baleog il Feroce e Olaf il Possente. Questi, durante la notte, vengono rapiti dalle loro case nel villaggio da un’astronave aliena; i tre riusciranno a fuggire ma si ritroveranno loro malgrado a viaggiare fra varie epoche storiche e universi paralleli, finendo così con il dover trovare un modo per tornare a casa e sconfiggere gli alieni. Parliamo insomma di un incipit narrativo indubbiamente interessante, ma sarebbe stato interessante vedere una maggiore caratterizzazione dei 3 protagonisti, magari inserendo un maggior numero di battute tra i nostri tre eroi. Lo scopo di ogni livello è quello di raggiungere l’uscita del quadro con tutti e 3 i vichingi, completando nel mentre vari enigmi dove sarà necessario combinare le peculiarità di tutti e tre i personaggi, ognuno dei quali dispone infatti di un set di abilità unico e ben differenziato. Erik è caratterizzato da una velocità di spostamento più elevata, la possibilità di saltare e distruggere specifiche pareti tramite una testata caricata in corsa. Baleog dispone di una spada e un arco con cui fare fuori i nemici. Olaf, infine, è dotato di uno scudo direzionabile di fronte e in alto grazie al quale parare attacchi ravvicinati e a distanza, oltre che planare.
Per completare i puzzle è necessario sfruttare le unicità di ogni personaggio e le sinergie che si verranno a creare. Tanto per fare qualche esempio, Erik potrà salire sullo scudo di Olaf per arrivare a punti altrimenti irraggiungibili, Baleog avrà il compito di pulire il livello da diverse creature o attivare pulsanti a distanza tramite l’arco e Olaf proteggerà gli altri due da proiettili a distanza mentre questi sono deputati a svolgere qualche altro compito. Gli enigmi sono ben congegnati e vari, tuttavia questi non saranno mai particolarmente complessi e i giocatori più navigati comprenderanno quasi immediatamente in che modo avanzare. Completano la formula oggetti sparsi per i livelli, con alcuni semplicemente di supporto, come cure o armature, mentre altri sono necessari per completare i livelli, tanto che usarli inavvertitamente nel momento sbagliato precluderà il superamento di determinate sezioni, presentando di fatto delle situazioni bloccanti, di fatto innescando qualche fastidiosa meccanica da trial and error. Stessa situazione si presenterà in caso di morte di uno dei personaggi, visto che non è contemplata la possibilità di resuscitare, dettaglio che potrebbe generare qualche momento di frustrazione.
Nei livelli c’è lo spazio anche per qualche sezione platform, in particolare nei panni di Erik e Baleog. I nemici sono abbastanza vari, alcuni attaccheranno a distanza, altri voleranno, mentre altri ancora saranno invulnerabili da dietro. Un elemento che potrebbero generare del tedio si riassume in alcune fasi dove sarà richiesto di cambiare personaggio molto spesso, questo a causa del fatto che il cambio non è immediato, ma la telecamera si sposterà lentamente ogni volta. Il gameplay, comunque, funziona e diverte, nonostante alcune meccaniche appaiano leggermente vetuste. Da segnalare il fatto che è possibile completare l’avventura in co-op. I livelli sono 37 nella versione SNES e 41 in quella Sega Genesis, per un’avventura che andrà a durare poco più di un paio d’ore, una longevità sicuramente non esaltante che però appare proporzionale alla varietà delle meccaniche presenti. Le versioni originali risultano piacevoli alla vista, mentre la definitive edition preparata da Blizzard migliora i modelli, il tutto affiancato da una palette cromatica appare più viva. Non aspettatevi di certo un vero e proprio remake grafico al passo con i tempi, ma questo non era lo scopo degli sviluppatori, i quali volevano piuttosto avvicinarsi all’esperienza di gioco originale, limandone tuttavia certi aspetti (questo vale per tutti e tre i giochi dell’offerta). Da segnalare il fatto che tutte le versioni originali dei giochi girano ad una risoluzione ridotta, mentre le musiche – seppur buone – tendono a farsi dimenticare in fretta.
Derapate a suon di rock e metal
Rock N Roll, altra creatura targata Blizzard che in pochi ricorderanno, è un racing game a visuale isometrica ad ambientazione fantascientifica. All’inizio della modalità carriera (la sola disponibile), nella quale si devono vincere la due coppe presenti su ogni pianeta per poi avanzare a quello successivo, si potrà selezionare un personaggio e uno dei 2 veicoli acquistabili inizialmente. Ogni alter ego digitale è leggermente differenziato dagli altri per alcuni bonus passivi alle statistiche, ma questi non si sono comunque rivelati particolarmente caratterizzati; nonostante a prima vista ciò possa apparire come un difetto, è in realtà una scelta saggia, in quanto differenziare radicalmente i personaggi avrebbe potuto generare alcuni problemi nel bilanciamento. Le fondamenta del gameplay sono quelle classiche del genere, seppur risulti centrale l’elemento di disturbo dell’avversario. Infatti è possibile disporre di una serie di risorse per ostacolare gli altri contendenti. Ogni vettura dispone di un cannone in grado di danneggiare gli altri veicoli, trappole da piazzare per rallentare gli avversari e un salto utile per schivare i trabocchetti altrui, abilità che però saranno attivabili solo una volta per giro. Queste aggiunte contribuiscono a rendere il gameplay dinamico e imprevedibile, costringendo a prestare una costante attenzione e a utilizzare in modo strategico e oculato le possibilità a disposizione.
Il sistema di guida funziona bene, senza un eccessivo effetto elastico durante le curve, anche se i giocatori non abituati a questo tipo di visuale in un racing game potrebbero inizialmente metterci qualche minuto per sentirsi a proprio agio, ma una volta padroneggiato risulterà naturale pilotare i veicoli. I percorsi sono piuttosto brevi, cosa che consente sessioni di gioco mordi e fuggi, e non presentano particolari guizzi di level design rivelandosi più che altro come un alternarsi di linee rettilinee e curve. Le mappe soffrono inoltre di una certa ripetitività sia nella costruzione che nell’ambientazione; infatti ogni pianeta presenta un bioma unico, e fino al termine delle due coppe presenti su ognuno di essi ci si ritroverà in ambientazioni praticamente tutte uguali visivamente fra loro. Al termine di ogni gara si otterranno punti e soldi determinati in base al posizionamento, i primi serviranno a passare alla coppa successiva una volta raccolti in numero sufficiente, i secondi invece saranno spendibili fra una gara e l’altra per potenziare le vetture (ad esempio aumentandone la corazza o incrementando il numero di risorse a inizio gara) o per acquistare nuovi veicoli.
Gli upgrade sono un elemento piacevole di questa produzione targata Blizzard, capaci di donare un certo grado strategico e di personalizzazione all’esperienza. Il gameplay è invecchiato abbastanza bene, risultando divertente e godibile ancora oggi. La colonna sonora è uno dei principali punta di forza della produzione, con brani presi di peso dal novero dei classici del genere rock e metal. Piacevoli anche gli effetti sonori e i commenti del commentatore della gara. Tecnicamente, le versioni SNES e Sega Genesis non risultano eccessivamente sgradevoli alla vista, anche se si nota una certa (e ovvia) obsolescenza. Il lavoro della definitive edition è buono, i modelli sono più definiti, gli sfondi più ricchi di dettagli ed è presente un HUD più pulito e funzionale. La modalità carriera è completabile in circa 4 ore, una longevità soddisfacente dato il genere, peccato solo per l’assenza di qualsiasi modalità aggiuntiva, con giusto la presenza di un’opzione dedicata al multiplayer per quattro giocatori. La definitive edition presenta inoltre nuovi effetti speciali e tracce musicali in qualità CD. Rock n Roll Racing risulta insomma ancora oggi un gioco piacevole e più di qualche giro di pista è caldamente consigliato.
26 anni in casa Blizzard e sentirli tutti
Per ultimo, ma non per importanza, troviamo in questa collection “Made in Blizzard” Blackthorne, action-adventure che ha risentito parecchio dello scorrere del tempo. Il titolo vede come protagonista il principe degli Androthi, una razza umana abitante del pianeta Tull, che viene inviato dal padre sulla Terra attraverso un incantesimo per salvarlo dall’assalto del malvagio Sarlac e del suo esercito. Una volta cresciuto il protagonista dovrà quindi liberare il suo popolo e sconfiggere Sarlac. Partiamo nella nostra analisi, affermando – come detto poco sopra – che il gioco è purtroppo invecchiato male, con meccaniche che appaiono obsolete e legnose. Di base, nel gioco si esplorano livelli costellati di nemici da sconfiggere mediante il nostro fidato fucile a pompa completando nel mentre enigmi ambientali. I combattimenti sono basati su un sistema di coperture attraverso il quale ci si potrà nascondere fino ad attendere il momento propizio per colpire i nemici; interessante anche il fatto che si possa sparare sia davanti che dietro. Nelle fasi di esplorazione si troveranno oggetti o schede magnetiche, spesso rilasciate dai nemici, utili per superare i vari puzzle che ci si pareranno innanzi. In-game sarà inoltre possibile interagire con alcuni schiavi per ottenere informazioni sulla trama, sulla risoluzione dei puzzle o ancora, per ricevere vari oggetti.
Purtroppo, i movimenti del nostro alter-ego digitale sono piuttosto legnosi, portando a sezioni ludiche piuttosto frustranti; inoltre tenere il mano il fucile precluderà tutta una serie di azioni (ad esempio non sarà possibile correre, saltare o entrare nelle porte), peculiarità che a lungo andare generà un forte tedio. La distribuzione dei checkpoint, tra l’altro, non è particolarmente generosa e questo porta spesso a un forte senso di frustrazione. Il titolo dura all’incirca 2 ore, proporzionalmente a quel che ha da offrire in termini di giocabilità. La direzione artistica è abbastanza ispirata e le ambientazioni appaiono sufficientemente varie. La componente tecnica è il principale punto di forza del gioco, le animazioni erano all’avanguardia per l’epoca in cui è uscito il gioco e ancora oggi risultano godibilissime. Anche qui la definitive edition migliora i modelli e la palette cromatica, tuttavia anche le versioni originali sono piacevoli. Le musiche si sono rivelate buone, stesso dicasi per gli effetti sonori. Come detto, Blackthorne è un titolo invecchiato male in termini di gameplay, però qualora voleste farvi un po’ di cultura su Blizzard, vi consigliamo comunque di provarlo.