Che Silent Hill 2 abbia lasciato un segno indelebile nello scenario horror videoludico non è di certo un mistero, anzi. A stupire è stato, più che altro, la volontà di Konami di riportare in vita il franchise dopo tanti anni di silenzio, affidando ai talentosi sviluppatori di Bloober Team l’arduo compito di riesumare l’opera più importante della serie. I risultati hanno parlato da sé, dal momento che il remake di Silent Hill 2 è stato notoriamente apprezzato sia dalla critica che dai giocatori.
A un anno di distanza dal rilascio originale su PS5 e PC, come un fulmine a ciel sereno il titolo è stato portato finalmente anche su Xbox Series X|S dopo la fine dell’esclusività temporale con Sony. Noi abbiamo potuto giocarlo per molte ore, scoprendo come Bloober Team si è comportato con il porting e vedendo con i nostri occhi quali sono state le modifiche apportate. Tuttavia, dal momento che i giocatori Xbox possono giocare per la prima volta uno degli horror più amati di tutti i tempi, crediamo sia doveroso fare un passo indietro e spiegare cos’è – e cosa rappresenta – l’iconico Silent Hill 2 di Konami.
Il secondo capitolo della serie racconta la storia di James Sunderland, un uomo che si è recato nella cittadina di Silent Hill perché mosso dal bisogno di scoprire perché sua moglie gli ha inviato una lettera suggerendogli di recarsi lì. Il twist, che fa da gancio iniziale alla trama, è il fatto che la donna è deceduta tre anni prima, dettaglio che getta sin da subito un enorme alone di mistero dietro le vicende che da lì a poco avrebbero segnato la storia del genere horror nel medium videoludico.
L’orrore nella propria mente
Quello di James è così un viaggio di assoluta introspezione, quasi un biglietto di sola andata verso una verità a lungo andare sempre più cruda, e un innegabile combattimento contro i fantasmi del passato. Spettri che, in un modo o in un altro, sembrano apparire progressivamente sempre peggiori degli orrori contro cui James dovrà lottare. Il remake di Silent Hill 2 è così incentrato puramente sull’esplorazione di ambienti che differiscono tra il claustrofobico e una silenziosa dispersività, spaccando l’apparente linearità della narrazione con frequenti puzzle ambientali da risolvere.

L’opera di Bloober Team si riconferma un’eccellente trasposizione di quello che il gioco originale voleva trasmettere, dal momento che ciò che vediamo e sentiamo – oltre a quello che percepiamo – rappresenta il vero terrore. In Silent Hill 2 sono sì presenti mostri, creature incomprensibili, ambienti raccapriccianti e deformi, ma è quello che non vediamo a spaventarci di più. Che sia un percorso che ci pare di aver già visto, un dettaglio fuori posto o un oggetto dalle forme terribilmente irriconoscibili, è la costante sensazione di smarrimento a tenere alta la tensione.
Tornando a parlare più direttamente dell’arrivo del titolo su Xbox Series X e Series S, riteniamo inutile spiegare che questi contenuti risultano invariati rispetto le versioni PS5 e PC. L’unico elemento che è per forza di cose assente sulle console di Microsoft è l’utilizzo dell’altoparlante del DualSense per alcuni effetti sonori del gioco, chiaramente impossibile sul controller di Xbox.
Nel caso di PS5, infatti, un dettaglio che è piaciuto a molti è stato proprio il fatto che la prossimità di mostri poteva essere suggerita tramite dei suoni emessi dal pad, come ad emulare la radio di James, andando ad aumentare moltissimo l’immersività del titolo. Su PC e Xbox questo dettaglio viene a mancare, è vero, ma non crediamo sia una limitazione che va a gravare sul gameplay. Al contrario, probabilmente chi non ha mai giocato Silent Hill 2 su PlayStation non sarà neanche a conoscenza di questa funzionalità e quindi non se ne sentirà troppo la mancanza.

Toccando temi più tecnici, entriamo nel riduttivo – ma necessario – limbo dell’analisi tecnica: Silent Hill 2 su Xbox Series X supporta due preset grafici, i classici “performance” e “qualità”. In entrambi i casi la risoluzione è variabile, raggiungendo i 1080p (con 2160p in output) in modalità qualità e scendendo leggermente quando si opta per un maggiore frame rate. Tuttavia, preferendo i 60 fps si fatica a notare le differenze, sebbene capiamo che si tratti di una scelta puramente soggettiva.
Xbox Series S, sempre un passo indietro
Discorso differente su Xbox Series S, dove non si può modificare alcun preset e ci si deve “accontentare” di 30 fps e di una risoluzione che va da un minimo di 831p a un massimo di 1080p. Tuttavia, ci teniamo a specificare che per entrambe le console i risultati sono più che convincenti e si fatica a notare le imperfezioni grafiche.
Quello che abbiamo riscontrato durante le partite su Xbox Series S, tuttavia, sono piccoli problemi con l’apparizione dei modelli, non sempre rapida come ci saremmo aspettati. Ci spieghiamo meglio: in alcune situazioni dove può verificarsi un cambio di scenario, dove Bloober Team ha fatto sì che il gioco caricasse tutti i modelli dell’area successiva, potrebbe verificarsi un rallentamento nell’apparizione degli elementi.

Sicuramente sono state situazioni molto rare, non lo nascondiamo, ma durante il gameplay ci è capitato spesso di spaventarci per qualcosa che semplicemente non stava funzionando bene, più a livello tecnico che di puro design. Ripetiamo che non si tratta di nulla che rovina l’esperienza, ma dopo un anno dal rilascio originale ci saremmo aspettati un ritocco all’impianto tecnico di Silent Hill 2.
Insormontabile, anche su Xbox
Al di là dell’assenza delle funzionalità peculiari del DualSense, il remake di Silent Hill 2 su Xbox Series X|S continua a sfoggiare la sua grande fattura e in nessun modo va a perdere gli elementi cardine che formavano la produzione. A maggior ragione, l’arrivo sulle piattaforme di Microsoft permette finalmente di espandere l’utenza, dal momento che non tutti avevano modo di entrare nella mente di James e scoprire gli orrori della cittadina. Questa è quindi l’occasione giusta per scoprire non solo un videogioco, ma un’intera serie e un universo narrativo assolutamente archetipo.
