Rock of Ages II: Bigger & Boulder è un videogame del genere tower defense racing sviluppato dal cileno ACE Team e pubblicato dalla ben nota Atlus. Il titolo si presenta come un sequel del precedente Rock of Ages (pubblicato inizialmente nel 2011), originariamente debuttato su PC, PlayStation 4 e Xbox One ad agosto 2017. Solo di recente, quindi, il titolo è approdato anche a casa della grande N, diventando finalmente disponibile nell’eShop di Nintendo Switch a partire dallo scorso maggio.
Seppur non distanziandosi molto da suo fratello maggiore – soprattutto per quanto riguarda la caratura stilistica, con quella geniale combinazione di umorismo, assurdo e grottesco – il secondo capitolo introduce qualcosa in più rispetto al primo, ovvero una originalissima trama e una divertente e frenetica modalità multiplayer, in grado di supportare fino a 4 giocatori.
Per chi conosce già la “saga” di Rock of Ages – e no, non stiamo parlando del musical – avrà sicuramente già capito cosa è pronto a servirci il fratello più giovane. Per chi invece non ha mai avuto l’occasione di giocare nemmeno al primo titolo, avrà modo di farsene un’idea attraverso la recensione che vi proponiamo. Ma ciò che possiamo assicurarvi è che il titolo risulta essere in realtà molto più folle di quanto possa sembrare.
L’assurdo e grottesco game design
Rock of Ages II si presenta, al pari del predecessore, un titolo senza dubbio molto originale. Probabilmente è il classico gioco che potrebbe finire tranquillamente nella lista dei titoli più assurdi mai giocati da parte di qualsiasi (o quasi) giocatore che si rispetti. Questo, in realtà, non solo a livello di gameplay, che comunque (come vedremo più avanti) rimane senz’altro singolare nella sua comicità e strategia. Ciò che rende il titolo veramente godibile – anche se potrebbe risultare una componente molto soggettiva, questa – è senza ombra di dubbio l’alto tasso di humor che è stato sapientemente infuso all’interno del gioco.
A partire dalla trama, finanche alle situazioni più assurde che possono verificarsi in game, tutto il titolo è impostato su di un mondo che calca, in un certo senso, il palco teatrale e il set cinematografico firmati dai Monty Python – vi dicono qualcosa Monty Python and the Holy Grail e Monty Python’s The Meaning of Life? Sono più che palesi, in effetti, i tanti riferimenti alla loro comicità in generale e, più in particolare, ad alcuni dei loro sketch più iconici.
Uno humor strampalato che propone una trama già sicuramente fuori dalle righe: aiutare Atlante a riprendere la “palla per eccellenza” (ergo, la Terra) cadutagli in un momento di distrazione mentre Dio (genialmente ripreso dal dipinto de La Creazione di Adamo di Micheangelo) si dilettava a dipingerla con attenzione. Lo statuario – in tutti i sensi – dio greco dovrà allora scendere sul nostro pianeta, e cercare di riconquistarlo a suon di “pallonate”, difendendo cioè tutti i vari regni tenuti sotto scacco da alcune delle figure storiche e mitologiche più importanti mai esistite.
Da Riccardo Cuor di Leone, a Giovanna d’Arco, alla terrificante Medusa e all’inquietante Van Gogh (che, in perfetto stile monty-pythoniano non perderà occasione di vomitarci addosso parte della sua tavolozza di colori), fino poi a raggiungere, ovviamente il boss finale. Il tutto passando per dei mondi e delle mappe che, attraverso uno stile grafico semplice e pulito, risultano nell’insieme curati veramente tantissimo da un punto di vista estetico, e ricalcano tra l’altro i grandi dipinti delle epoche più belle.
I riferimenti, quindi, si alternano in continuazione; e non solo all’arte e alla storia, ma anche alla religione e ad altri titoli iconici appartenenti al panorama videoludico. In un livello in particolare sarà infatti possibile osservare un connubio perfetto tra religione e Pokémon, che farà sicuramente sorridere gli appassionati del franchise Nintendo.
Uno humor, questo, che se da un lato si erge come vero e proprio punto di forza del titolo, dall’altro rischia però di far storcere il naso a qualche videogiocatore un po’ più suscettibile: e ciò non solamente perché, in fondo, la comicità rimane comunque un qualcosa di soggettivo e personale, ma anche perché, essendo il tutto molto impostato sull’assurdo e sul non-sense, spesso si incontrano scenette dall’umorismo un po’ (tanto) infantile, e a tratti forse anche trivialuccio. Un tipo di comicità non per tutti, sicuramente – ma vi assicuro, se siete tra quelli che la sanno apprezzare, non mancheranno grasse risate.
L’originale e strampalato gameplay
In buona sostanza, Rock of Ages II si presenta con due modalità di gioco principali, ovvero una in locale e una in multiplayer. Quella in locale è sfruttabile in giocatore singolo, avendo quindi modo di affrontare una serie di sfide facendo a botte direttamente contro la CPU. Prima tra tutte è la modalità Storia, nella quale si vestono i panni del distratto e bislacco Atlante mentre tenta in ogni modo di sfuggire alle ire di Dio, tentando al contempo di proteggere la Terra da alcune figure storiche e mitologiche alquanto buffe ma malintenzionate.
Sarà quindi possibile procedere per la mappa (che ricorda un po’ la Gran Bretagna, a dir il vero) iniziando innanzitutto con una sessione tutorial – che ci introdurrà non solo alla storia che fa da sottofondo alle guerre, ma anche alla modalità effettiva di gioco – per poi avere accesso, di volta in volta, sia ai nuovi strumenti utili per potenziare le nostre difese sia, ovviamente, ai nuovi livelli.
Oltre alla modalità storia, è possibile affrontare direttamente i propri nemici tramite la modalità Guerra, che ci permette di scegliere una delle 15 mappe disponibili e di procedere direttamente alle sfide. Un utile metodo questo, soprattutto per chi desidera affrontare la modalità compagnia con difficoltà massima, per avere più chiara l’idea di come sono strutturati i percorsi che dovrete percorrere a suon di pallonate e improbabili incidenti nella campagna principale.
Perché sì, di questo sostanzialmente si tratta: Rock of Ages II consiste, alla stregua del primo capitolo, nel guidare un enorme macigno di pietra (“bigger and boulder”, non a caso…) attraverso un intricato percorso che conduce verso il castello del proprio avversario, con l’obiettivo principale di abbattere il portone a difesa della fortezza nemica e di schiacciarne (letteralmente) il capo in carica. Generalmente, il tutto viene portato a termine mandando a segno un numero di colpi consecutivi che hanno un impatto variabile sulla resistenza del portone a seconda di quanto il masso sia rimasto danneggiato dalle trappole nemiche, e a seconda anche della velocità d’impatto; sempre in generale, inoltre, non è possibile concludere la partita senza aver mandato a segno almeno tre o più tentativi prima di causare un danno definitivo.
Ogni round consiste quindi nel posizionare delle difese lungo il proprio percorso (speculare, ma non lo stesso di quello nemico) volte proprio a rallentare o addirittura, nel migliore dei casi, distruggere il masso avversario. Ci sono una serie di difese che il gioco mette a disposizione (che vanno però prima sbloccate di volta in volta nella modalità storia), quali ad esempio dei pilastri, delle mura, dei campi di mucche adesive, delle mongolfiere, delle catapulte, dei tori impazziti e così via. Utili, inoltre, anche le miniere da posizionare in luoghi specifici del percorso, poiché in grado di rifornirci regolarmente di più denaro, utile da spendere per la costruzione e/o la riparazione delle difese.
Quando arriverà il momento di far rotolare il masso, si prende quindi direttamente il controllo della palla di roccia, per manovrarla attraverso i bei (e scenografici) paesaggi, a volte tortuosi e sempre pieni di ostacoli posti astutamente in giro dall’avversario. Il tutto va ovviamente fatto cercando di non finire fuori dal percorso (in caso contrario si perde tempo prezioso per ritornare in game e si danneggia irrimediabilmente il macigno) e stando sempre molto attenti a tenere sotto controllo la “vita” della palla di roccia, poiché più rimane intatta e più è importante il danno che riesce a portare a segno contro il portone.
Proseguendo con i livelli diventa poi possibile sbloccare nuove “skin” da regalare al nostro masso, ognuna con delle caratteristiche uniche sia per quanto riguarda la facilità di manovra e di salto, che per quanto riguarda potenza e resistenza agli urti. Inoltre, abbiamo anche la possibilità di reclutare dalla nostra parte i nemici che abbiamo faticosamente sconfitto, portandoli quindi a sostituire Atlante al comando delle nostre truppe da guerra.
Infine, la terza modalità giocabile in singolo è la Corsa a Ostacoli. Tale modalità si concentra essenzialmente in una semplice gara. Le difese vengono piazzate casualmente dalla CPU ad ogni round, ma in questo caso sia noi che l’avversario dovremo occupare la stessa identica pista, come fosse appunto una corsa testa a testa. L’obiettivo principale è ovviamente quello di raggiungere il castello per primi, ma bisognerà vincere un numero di round in totale se si vuole portare a casa la vittoria.
In multiplayer è infine possibile giocare a tutte le suddette modalità (tranne ovviamente la story-mode) con inclusa la Prova a Tempo, da affrontare insieme ad altri utenti online e fino a un massimo di quattro giocatori. Molto simpatica, in questo senso, risulta quindi funzionalità di personalizzazione che abbiamo a disposizione accedendo tramite l’apposito menu, funzionalità che permette di poter selezionare a piacimento non solo il comandante delle nostre truppe, ma anche le decorazioni per il nostro macigno (divertente la decorazione che ricalca Wilson the Volleyball tratto dal film di Cast Away), per il nostro stemma e per la bandiera. Tale sistema di personalizzazione rimane valido, comunque, anche per le semplici modalità giocate in locale.
Ovviamente, competere in multiplayer con altri giocatori si è rivelato essere ancora più divertente rispetto alla semplice modalità di giocatore singolo. Gareggiare testa a testa contro gli avversari, vederli sbalzati via dalle nostre trappole o finire di sotto durante le corse ad ostacoli poco prima dell’arrivo al traguardo, fa scappare senza dubbio qualche sana risata – e aumenta ovviamente anche il nostro senso di soddisfazione!
Come si comporta su Nintendo Switch
Avendo provato la versione rilasciata da poco per Nintendo Switch, ho avuto modo di testare come si comporta il gioco, da un punto di vista più “pratico” e “on the road”, in diverse modalità e occasioni. Durante le diverse sessioni di gioco affrontate nei soliti spostamenti quotidiani (e quindi in modalità portatile), la batteria si è comporta molto bene, durando tranquillamente più di tre ore. Sempre nella sua modalità handled, Nintendo Switch non si è mai scaldata durante le sessioni di gioco, e nemmeno ha mai richiesto un uso massiccio del sistema di raffreddamento.
Qualche leggerissimo calo di frame, tuttavia, è stato possibile notarlo durante i caricamenti dei video e/o dei livelli; tali problematiche non si sono verificate, però, nella modalità docked. Tuttavia, più in generale mi sento di sottolineare che l’esperienza di gioco non è risultata particolarmente comoda e piacevole in modalità portatile: il gioco, infatti, è senz’altro più apprezzabile osservando l’azione su di uno schermo di dimensioni maggiori e con in mano un Pro Controller, più adatto se si vuole erigere difese in fretta e con precisione (e senza quindi stare a zoomare in continuazione sul campo di battaglia), e soprattutto se si vuole guidare al meglio il proprio macigno su e giù per i percorsi ad ostacoli.
C’è da segnalare, inoltre, che la versione per la console Nintendo è semplicemente un porting di quelle rilasciate per le altre piattaforme. Non sono infatti state implementate le varie funzionalità aggiuntive esclusive per Nintendo Switch: utilizzo pressoché assente – se non in pochissime occasioni – dell’HD Rumble e giroscopio (che poteva essere molto comodo, a dir il vero) assolutamente non pervenuto. Peccato.
Conclusione
Sottolineando che si tratta di un titolo di nicchia, Rock of Ages II risulta essere, tutto sommato, un titolo parecchio divertente, anche se purtroppo abbastanza ripetitivo e sicuramente poco longevo. Ad oggi non c’è una grossa fetta di utenti online, e in generale il multiplayer, sebbene si prospetta tanto divertente se giocato con amici, non aiuta in questo senso il gioco a reggere il post-game.
Inoltre, pur trattandosi di un sequel indubbiamente ben realizzato (ACE Team è stato attento a mantenere le peculiarità più affascinanti del titolo originale cercando di aggiungere quel pizzico di divertimento in più), le aggiunte effettive che il titolo offre rispetto al suo predecessore si sono rivelate, alla fine dei conti, veramente una manciata. La versione per Nintendo Switch, inoltre, sarebbe stata ancora più interessante se fosse riuscita a sfruttare anche le esclusive caratteristiche e funzionalità della console.
Ad ogni modo, nel caso foste intenzionati ad aggiungerlo alla vostra libreria digitale, Rock of Ages II rimarrà comunque uno dei giochi più assurdi ed esilaranti a cui abbiate mai giocato.