Monster è una serie televisiva antologica statunitense ideata da Ryan Murphy e Ian Brennan ed è un prodotto esclusivo Netflix, dal 22 Settembre 2022. Dopo due stagioni (Dahmer – Mostro: La Storia di Jeffrey Dahmer e La Storia Di Lyle Ed Erik Menendez), è arrivata su Netflix la terza il 3 Ottobre: Monster – La Storia Di Ed Gein. La nuova stagione è composta da 8 episodi ed è incentrata sul serial killer Ed Gein, interpretato da Charlie Hunnam.
La miniserie racconta la storia di Ed Gein (Charlie Hunnam), un necrofilo serial killer profanatore di tombe e psicopatico vissuto negli anni ’50 nelle gelide di campagne di Plainfield, nel Wisconsin. Solitario, all’apparenza cordiale e dai modi gentili, Eddie Gein vive in una fattoria fatiscente e nasconde una casa degli orrori raccapricciante che ridefinisce l’incubo americano.
La stagione più angosciante di Monster
Monster è una serie antologica che mira a raccontare il profilo psicologico e la storia di alcuni noti serial killer. Monster parla di questi serial killer, definendoli dei “mostri”, con lo scopo di mostrare che dietro ad esso c’è un essere umano, al cui interno si può nascondere un mostro. Uno scopo piuttosto interessante, perché effettivamente scatta in automatico quella domanda: ma cosa porta un essere umano ad agire così? La propria natura, gli eventi che ha subito, o un’insieme delle due cose?
Questo scopo è stato più o meno raggiunto nelle prime due stagioni, citate in precedenza, e le domande su quelle storie erano rimaste. Stavolta, hanno puntato su Ed Gein, un serial killer necrofilo che ha dato l’ispirazione per alcuni cult del genere horror, e che ha ispirato anche altri noti serial killer come Ted Bundy, per il modus operandi. Visto il soggetto in questione e le azioni macabre, hanno messo su una miniserie ancora più angosciante delle precedenti e su questo hanno osato di più, tanto da far provare allo spettatore quasi ribrezzo per le azioni di Ed Gein.

Il rischio di empatia e cambiamento dei fatti
Se l’idea era quella di far provare angoscia (riuscendoci, tra l’altro), allo stesso tempo hanno cercato di puntare un po’ troppo sull’empatia. Non si discute la probabile vita difficile di Ed Gein, e sicuramente non si meritava tutto quello che gli è successo. Tuttavia sinceramente, perché si dovrebbe provare empatia per uno come lui?
La curiosità di capire cosa possa portare un individuo a comportarsi in un certo modo ci sta, e va bene analizzarne il profilo psicologico, ma cercare di spingere sull’empatia può essere pericoloso e sembra che si voglia “giustificare” e “vittimizzare” il killer di turno. Tralasciando il fallimento dell’intento, ma non si ha proprio voglia di provare pena per Ed Gein. Forse si può “comprendere”, ma niente di più. La miniserie è ben diretta e ogni tanto si percepisce un ritmo altalenante nello scorrimento delle puntate, ma dietro c’è una scrittura poco buona e alcuni eventi non sono messi bene in scena. Quello che si vede è fin troppo romanzato, e bisogna stare attenti anche qui, perché alcuni spettatori potrebbero non informarsi e credere a ciò che vedono.

Charlie Hunnam eccezionale
Il punto forte della miniserie è Charlie Hunnam. Per quanto riguarda il trucco, hanno fatto un lavoro eccezionale e hanno reso Hunnam pressoché identico al vero Ed Gein. Charlie Hunnam ci ha messo il suo, ed è riuscito a dare prova di essere un bravo attore, ma non è riuscito a dimostrare totalmente il suo potenziale.
Per quanto un attore possa essere bravo e mettere tutto sé stesso nel ruolo a cui si è sottoposto, se dietro c’è una scrittura poco curata e un’idea del ruolo non condivisibile, non riesce a dare il meglio di sé. La scrittura di Ed Gein è pigra, inverosimile e si è reso il protagonista una sorta di macchietta per cercare di far provare “pena” nei suoi confronti. Ne ha passate di tutti i colori ed è stato pure maltrattato da una pessima madre, ma questo Ed Gein non è affatto minaccioso, e sembra un bambino nel corpo di un adulto. Le sue azioni sono piuttosto inquietanti, ma lui stesso è stato reso macchiettistico o addirittura un’ispirazione per altri killer (o una vittima degli eventi, che in realtà non è).

Narrazione bollata, tra metacinema e riferimenti
I cinefili più accaniti noteranno il metacinema all’interno della miniserie, ovvero la sotto trama di Alfred Hitchcock e l’ispirazione di Ed Gein per alcuni noti cult dell’horror come Psycho, Non Aprite Quella Porta o Il Silenzio Degli Innocenti. Il montaggio, seppur confusionario e poco chiaro, comprende diverse linee temporali che si fanno il passaggio a vicenda e si colgono le similitudini tra i possibili eventi di Ed Gein e le note scene degli horror sopracitati.
Questo per far capire meglio l’ispirazione e far notare le similitudini, ma ad un certo punto tutto diventa ridondante, e questo omaggio continuo sembra mirato più a “distogliere l’attenzione” da Ed Gein. È preoccupante che abbiano voluto far capire quanto questo individuo sia stato un’ispirazione per il cinema horror e per gli altri serial killer che sono arrivati nel corso degli anni, perché tra poco impegno e un comparto tecnico non eccelso, la narrazione ha fatto acqua da tutte le parti ed è scivolato tutto in uno stile fin troppo romanzato, facendo quasi passare quello che si vede per l’assoluta verità, e facendo anche provare fin troppa empatia per Ed Gein. Si dovrebbe stare attenti, quando si raccontano queste storie e Ryan Murphy ha fatto una falla, questa volta (anzi, si sente poco del suo tocco qui).
