Drag X Drive Recensione, un potenziale sprecato

Abbiamo finalmente provato Drag X Drive per Nintendo Switch 2, un'esclusiva che sa di occasione in parte persa: ve ne parliamo nella nostra recensione.

Lorenzo Ardeni
Di
Lorenzo Ardeni
Contributor
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da...
- Contributor
Recensioni
Lettura da 10 minuti
6.5 Sufficiente
Drag X Drive

Drag X Drive si trova in una posizione davvero molto scomoda all’interno del parco titoli di prime parti di Nintendo Switch 2. Così tanto che pare quasi come se fosse stata la casa di Kyoto stessa a non credere nel progetto, in primo luogo. Drag X Drive, come spiegheremo più dettagliatamente all’interno della recensione, è una produzione che mostra costantemente quanto possano essere divertenti i controlli in stile mouse dei Joy-Con 2, senza mai cessare di intrattenere.

Da un altro lato, una notevole e voluta mancanza di accortezze finisce per rendere il titolo una produzione in secondo piano rispetto non solo a opere come Donkey Kong Banana o Mario Kart World, ma anche agli stessi aggiornamenti dei giochi per la prima Switch. Facciamo però un passo indietro per delineare il contesto in cui Drag X Drive va ad inserirsi.

Ricordiamo bene il primo anno di vita di Nintendo Switch, lì pronti a provare qualsiasi titolo uscito per scoprire fino a che punto l’inedita console ibrida poteva spingersi. Il 16 giugno 2017 fu la volta di ARMS: realizzato dal team di Mario Kart 8 Deluxe, era un picchiaduro in cui si combatteva muovendo i Joy-Con come per dare pugni.

Per quanto colmo di modalità e con una discreta profondità di gameplay, ARMS non riuscì a fruttare interesse come mamma Nintendo si aspettava. È vero che giunsero moltissimi contenuti post-lancio, certo, ma siamo assolutamente certi che erano già in programma molto prima del rilascio e l’azienda giapponese non poteva di certo tirarsi indietro.

Oggi, guardando a Drag X Drive, abbiamo una fortissima sensazione di déjà-vu. Sarà colpa delle sessioni di gioco che si concludono con braccia doloranti, o la necessità di mettere i laccetti per non lanciare via i Joy-Con. Così come ARMS, Drag X Drive è un titolo che concentra la sua unicità nei controlli stessi, assolutamente unici ma a volte tristemente riduttivi. Tuttavia, vediamo ancor meno passione nella sua realizzazione rispetto a quanto fatto con il picchiaduro del 2017.

Drag X Drive non ha bisogno di molte presentazioni, dal momento che il suo stesso concept, chiacchierato e ingiustamente criticato, è molto esplicativo. Per chi non lo sapesse, utilizzando i Joy-Con 2 in modalità mouse – su una superficie piana o sulle proprie gambe – si possono muovere le due ruote della carrozzina e quindi giocare a basket a tutti gli effetti.

Drag X Drive

Parliamo quindi di spinte in avanti, indietro, con un solo controller per curvare, o alzando la mano per fare un tiro in porta. Sul fronte dei controlli, Drag X Drive è veramente molto semplice da comprendere, soprattutto perché le uniche pressioni dei pulsanti “necessarie” sono L+R per passare la palla a un alleato oppure ZL/ZR per frenare. Così come faceva ARMS nel 2017, il gameplay acquisisce profondità con qualche trick o acrobazia che permettono di fare più punti con un canestro.

Joy-Con alla mano: tra sorprese e limiti

Sul fronte dei comandi non abbiamo molto da ridire, in quanto molto semplici ed immediati. Chiaramente, ci sarà bisogno di passare qualche ora prima di prendere completamente familiarità con i controlli in stile mouse, ma una volta comprese le dinamiche e meccaniche principali, le partite di Drag X Drive si trasformano subito in un’esperienza abbastanza piacevole. Questo entro i limiti di una postazione di gioco “adatta”.

Il grandissimo limite del titolo è purtroppo la sua fruibilità stessa, in quanto non sempre è possibile giocare con i comandi in stile mouse. Nella nostra prova, abbiamo avuto modo di testare i controller su molteplici superfici e contesti: promuoviamo a pieni voti l’uso su un tappetino da mouse o comunque superficie piane e stabili. L’uso sui pantaloni, magicamente, non si discosta troppo da una superficie lineare, ma questi possono avere tasche o differenze di superfici che rendono meno precisi i controlli, e quindi incappare in qualche fatale errore.

Ancor peggio quando si esce di casa – come in treno – dove potrebbero non esserci affatto superfici o anche solo spazio per le gambe. In quest’ultimo caso, giocare diventa letteralmente impossibile. Per questo, ammettiamo di aver sentito la mancanza di controlli tradizionali con i Joy-Con attaccati alla console, sebbene avrebbero gravato all’unicità del titolo, quasi togliendo l’ultimo motivo che avremmo avuto per giocare.

Tutto sommato, però, crediamo che i controlli funzionino davvero molto bene. È vero che si sono verificate delle incertezze, ma è chiaro che Nintendo ha lavorato molto a lungo sia sul giroscopio, che sul sensore del mouse, sia su quello che chiama HD Rumble 2, che svolge anch’essa un compito molto importante nel feedback dei controlli. Purtroppo, gli stessi omaggi non possono essere fatti per le modalità di gioco e per la user experience in generale.

In primis, la modalità principale è il basket, condito tra una partita e un’altra da due minigiochi: uno sprint e una gara a chi prende prima una palla che rimbalza. Questi ultimi, per quanto cerchino di donare varietà al gameplay, finiscono per rompere un ritmo già fragile di suo. Le partite tendono a risultare più brevi del necessario lasciando il giocatore con l’amaro in bocca e la voglia di tornare a competere, ma proprio quando il matchmaking ha un risultato ci si trova a fare uno di questi due minigiochi, che a loro volta sono anche più brevi delle partite stesse.

Una user experience poco chiara

Ad aggiungersi a questa confusione c’è una gestione dei menu e delle lobby che fallisce nel cercare di essere più semplice e immediato. Non c’è una selezione tra il “offline” e “online” – che a sua volta va a ramificarsi – bensì in un poco chiaro “gioca il prima possibile” e un “gioca quando c’è bisogno di me”. La maggior parte delle interazioni e modalità sono però presenti all’interno del mondo di gioco, esplorabile liberamente tra una partita e un’altra, che offre opzioni come brevi sfide di difficoltà crescente, lo spettatore e scontri con i bot.

Il cuore pulsante del gioco è appunto il basket, per quanto non brilli in originalità, laddove tutte queste modalità che possono essere avviate dall’hub principale fanno da contorno, sebbene possano essere chiuse tutte in meno di un’ora. A conti fatti, possiamo anche dire di esserci divertiti, per quanto troviamo dura fare sessioni di gioco di più di 30 minuti. Il problema di Drag X Drive è che quel poco che ha da offrire, scarseggia in qualità e quantità, sebbene ci siamo accorti che è un titolo ottimo per qualche breve pausa. Tuttavia, crediamo che il suo più grande difetto non sia neanche questo.

Drag X Drive

Quello che manca a Drag X Drive è una sua unicità. Laddove altre IP di Nintendo sono riuscite subito a farsi riconoscere – prendiamo Splatoon o addirittura ARMS – quest’ultima nasce come una tela bianca che nessuno è riuscito a colorare. Davvero non capiamo perché la Grande N, regina nella creazione e gestione delle sue proprietà intellettuali, ha scelto di mettere in campo personaggi grigi senza un volto o una voce, privi di scenari caratteristici o una colonna sonora originale e riconoscibile.

Possiamo dire che è possibile personalizzare il proprio personaggio con tre varianti pre-impostate (il tank, il velocista e quello standard), con annesse parti modificabili della sedia a rotelle e del pilota stesso, è vero. Ciò non cambierebbe il fatto che quello che manca al titolo è un’anima che lo caratterizza, un motivo reale per sentirsi parte di un nuovo universo di gioco e non la possibilità di scegliere tra altre due versioni del personaggio solo per cambiare leggermente le sue caratteristiche.

Tuttavia, ripetiamo ancora una volta: ci siamo divertiti giocando a Drag X Drive, e forse lo avremmo apprezzato ancora di più se avessimo avuto amici con cui collaborare sul campo, magari con GameChat a condire la sessione. Torneremo a giocare e a mostrare le sue meccaniche peculiari, ma crediamo che ciò non basti per rendere un titolo interessante, né sul lungo termine né sul breve. Semplicemente, non focalizzatevi sul voto che trovate in fondo a questa recensione e dategli un’occasione, magari insieme a qualche vostro amico, dato che il prezzo è molto più accessibile del previsto. Dopotutto, quello che conta è divertirsi, no?

Drag X Drive
Sufficiente 6.5
Voto 6.5
Condividi l'articolo
Contributor
Segui:
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.