Negli uffici di Konami è in atto una strategia ben precisa: rilanciare i grandi nomi originali del publisher. In tal senso, sarebbe riduttivo rivolgersi “solamente” alle recenti riproposizioni della serie di Metal Gear Solid, sia sotto forma di collection sia sotto forma di vero e proprio remake, come nel caso di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, ma anche di progetti arcade come Gradius e Salamander. Questi capisaldi dello sparatutto a scorrimento laterale si ripresentano sul mercato con una collection che vuole celebrarne, come suggerisce lo stesso nome, le origini: addentriamoci quindi nella recensione di Gradius Origins, che abbiamo provato nella sua versione per Nintendo Switch.
Spara, spara e… spara!
Titoli come Gradius, uscito sul mercato per la prima volta nell’ormai lontano 1985, hanno ispirato molti progetti moderni, pur essendo, a conti fatti, un genere di titolo appartenente ad un’epoca decisamente più arcade, fatta di sala giochi, monetine e di difficoltà come mezzo per aumentare la longevità di base. Non è sbagliato affermare, ad esempio che il recente e apprezzatissimo Cuphead si ispiri a questo “antico” genere di prodotto.
Ci sembrava importante fare questa premessa per dare un giusto contesto al tipo di esperienza che potremo affrontare nei titoli presenti nella collection (ossia Gradius, Gradius 2, Gradius 3, Life Force, Salamander, Salamander 2 e l’inedito Salamander 3). I titoli vengono riproposti nella loro interezza, presentando al giocatore un accattivante tasso di sfida su uno schermo che viene colorato da spari luminosi e velocissimi, in una gara che vedrà primeggiare solo uno tra noi e il computer.
Tutti i giochi vengono riproposti con un occhio di riguardo (doveroso dato il tempo che è passato) nei confronti della quality of life, per rendere l’esperienza godibile anche a quei giovani giocatori che, nelle sale giochi, non vi hanno mai messo piede. Al via quindi modes e modalità alternative per creare varianti e sfide sempre nuove, livelli di difficoltà selezionabili e trofei speciali per fare gola ai fan più affezionati e dediti alla sfida.

Il “di più” si chiama Salamander 3
Doveroso risulta soffermarsi sull’effettiva novità: il terzo capitolo di Salamander, rilasciato sul mercato per la prima volta proprio in quest’occasione. La collection, in generale, presenta un’interessante varietà che, nel suo piccolo, fa emergere tutta l’inventiva di Konami nel corso degli anni: galassie, corpi umani, ma anche sezioni horror da esplorare in una serie di esperienze che, fino a qualche anno fa, risultavano regional locked.
Salamander 3 non delude le aspettative e si conferma allo stesso livello degli altri titoli della collection: per di più, per la gioia dei fan, si tratta di un titolo totalmente nuovo da spolpare, una soddisfazione non da niente per chi ha già abbondantemente masticato i precedenti lavori delle due serie.
Si tratta, in definitiva, di un’esperienza aggiuntiva inserita con successo, avendo anche il compito (più che riuscito) di dare una nuova profondità alla collection che possa giustificarne l’acquisto anche tra chi ha già messo mano ai progetti precedentemente elencati, oltre che per un mero fattore di nostalgia che il gioco cavalca senza approfittarsene, ma proponendo delle nuove idee e intuizioni che non possono che essere apprezzate da chi gioca.

Godibile perché portatile?
Come avrete intuito nella lettura dei precedenti paragrafi, non ci sentiamo di affermare che Gradius Origins sia semplicemente un giochino “bello perché portatile” che sfrutta le potenzialità di Nintendo Switch per sacrificare altre componenti. Al contrario, pensiamo che questa collection sia una delle opzioni migliori per recuperare una fetta di storia del videogioco ad oggi messa all’angolo: provare il genere degli sparatutto a scorrimento laterale con una collection così attenta a venire incontro alle esigenze del giocatore, è certamente uno dei modi migliori in assoluto per appassionarsi definitivamente al genere.