Diciotto anni sono passati dalla prima apparizione di Onimusha: Warlords, diciotto lunghi anni costellati da tre indimenticabili titoli con protagonista Samanosuke. Nonostante il successo avuto in passato e la moderna volontà di riportare titoli storici nelle recenti console, la saga di Onimusha è come fosse caduta nel dimenticatoio. Fortunatamente Capcom ha ripreso in mano il tutto, partendo con una leggera remastered: sarà riuscita nel colpaccio e a consegnarci un titolo degno del nome che porta? Scopriamo lo in questa recensione che mira a colpire i demoni dello spauracchio commerciale dritto al cuore.
Oni e Guerrieri
Onimusha: Warlords narra le primissime vicende di Samanosuke Akechi, un samurai che si vedrà invischiato nella storia giapponese contrapposto a un personaggio storico di altissimo spessore per il paese nipponico: Oda Nobunaga. Sebbene quest’ultimo nel mondo reale abbia unificato il Giappone, nel gioco durante la sua “crociata” si ritrova a stringere patti con demoni e mostri, detti Genma. Durante la sua battaglia, Samanosuke viene convocato dal consiglio dei dodici Oni, che gli consegnano un Guanto deli Oni: un’arma leggendaria in grado di accumulare le anime demoniache dei Genma e convertirle in energia spirituale, la quale non solo può essere di volta in volta convogliata in diverse armi a disposizione del nostro eroe, ma serviranno ovviamente a conferirgli il leggendario potere dell’Onimusha, un ibrido tra uomo e demone capace di abbattere ogni nemico che gli si pari davanti. Per evitare spoiler circa la trama, ci fermiamo qui, in modo che chi non lo abbia effettivamente giocato possa godere appieno dell’esperienza che questo titolo offre. Ricordiamo comunque che sul piano narrativo le cose non sono cambiate, fedele al comparto storico del suo predecessore di quasi un ventennio fa, ancora fresco, non banale, e ben inserito nel contesto feudale del Giappone medioevale.
Ucciderei i demoni non passa mai di moda
Onimusha: Warlords vi farà tornare (o accenderà) la voglia di sconfiggere demoni e Genma, in un contesto forse anacronistico ma con un fascino del tutto fuori dal tempo. Ci troviamo davanti ad un classico survival horror: corridoi stretti, inferiorità numerica rispetto al nemico che pare imperturbabile nonostante i colpi che subisce, ma anche scarsità di medicine e prodotti per recuperare la salute e, come se non bastasse, una serie di enigmi sparsi qua e là per incasinarci l’esistenza e farci nascere serie turbe mentali circa il contenuto di quella scatola che non siamo riusciti ad aprire. Diversamente dal passato, in questa versione potrete controllare Samanosuke con lo stick analogico, mentre nel capitolo del 2001 era possibile farlo solo tramite il D-pad o frecce direzionali. Le armi a vostra disposizione saranno legate al potere del Guanto degli Oni, che vi darà accesso a Raizan la spada che controlla il potere del fulmine, Enryuu la spada del fuoco e Shippuu, una doppia lama del vento; infine potrete ottenere la Spada dell’Onimusha, un arma potentissima che vi verrà consegnata temporaneamente assumendo la forma ibrida umano/demone di cui parlavamo poco fa.
Durante il combattimento, uccidendo o infliggendo ingenti danni al nemico, questi emetterà delle anime che inizieranno a danzare nella stanza e starà a voi catturarle prima che scompaiano: mediante il guanto si possono raccogliere anime di tre diversi colori, giallo per recuperare istantaneamente la salute, rosso per migliorare il vostro equipaggiamento e blu per recuperare il potere Oni e scatenare così i vostri attacchi più devastanti. Durante il gioco troverete delle colonnine dette “Specchio degli Oni” che vi permetteranno di spendere le anime accumulate in punti per potenziare la vostra arma preferita, oltre a permettervi di salvare i vostri progressi sino a quel momento. Nell’inventario invece troveremo oggetti consumabili come erbe e medicine o documenti che ci daranno la possibilità di risolvere enigmi e problemi di ogni tipo. Sempre nel menù inventario è anche possibile cambiare armature o proiettili delle nostre armi da fuoco, come ad esempio l’arco. Analogamente a quanto accadeva con i Resident Evil della sua epoca di venti anni fa, il titolo prende a piene mani elementi come le erbe e la possibilità di combinare elementi per ottenerne di migliori, oltre alla telecamera, che essendo fissa nelle inquadrature e variando solo al raggiungimento di una certa angolazione, rende il combattimento difficile, intrigante e appagante (perché non sapere di preciso da che punto dello schermo potrebbe sbucare un nemico ci impone di “stare sul chi vive” in ogni momento.
Vent’anni e non sentirli
Se è vero che buon sangue non mente, Onimusha: Warlords è davvero un purosangue! Il titolo risulta fresco ancora oggi, con una trama coinvolgente e ben articolata anche per i più esperti di storia orientale, oltre a presentare un gameplay che ha oggettivamente insegnato molto ai giochi moderni come Dark Souls, Nioh ed il prossimo Sekiro: Shadows Die Twice. L’idea di riportare alla luce un capitolo simile su Sony PlayStation 4, Microsoft Xbox One e Nintendo Switch è davvero ottima per Capcom e speriamo che questo sia un trampolino di lancio un prossimo capitolo, o addirittura un riavvio in grande stile della serie magari forte di una rispolverata in stile Resident Evil 2 Remake (in uscita a breve questo mese).Al netto di alcuni “acciacchi” dati dall’età,Onimusha: Warlords è un piccolo gioiello che non smette di insegnare come un gameplay solido ed una trama intrigante, possano coinvolgere ancora oggi sia uno spettatore che non ha mai giocato il titolo, sia un vecchio appassionato. Il titolo è un vero must have per tutti, e siamo certi che potrete godervelo appieno se passerete sopra ad una colonna sonora non eccezionale e un gameplay un poco datato (ma solido) e una grafica oggettivamente lontana dal 4K di oggi ma che non delude ne durante l’avventura ne durante i filmati.