Raphael Colantonio, co-fondatore di Arkane Studios, ha pubblicato su X un thread destinato a far discutere:
Perché nessuno parla dell’elefante nella stanza? Cough cough (Game Pass).
Secondo il creativo francese, il servizio in abbonamento di Microsoft è un modello insostenibile che da un decennio sta danneggiando il settore, sovvenzionato dal “denaro infinito” di Redmond. Un’accusa pesante, arrivata a poche ore dall’annuncio di oltre 9000 licenziamenti che hanno colpito la divisione Xbox e alcuni studi first-party.
L’elefante nella stanza
Colantonio sostiene che l’attuale formula, all-you-can-play non possa coesistere con i modelli tradizionali:
O ucciderà ogni altro business, o dovrà arrendersi.
Il problema, a suo dire, è matematico, finché Microsoft può permettersi di coprire la differenza a colpi di miliardi, l’offerta resta irresistibile per gli utenti, ma i ricavi provenienti dagli abbonamenti non bastano a finanziare produzioni AA e AAA con budget in crescita esponenziale.
Alle parole di Colantonio ha risposto Michael Douse, publishing director di Larian (Baldur’s Gate 3). Douse ammette che il Game Pass può mitigare il rischio per team più piccoli o titoli sperimentali, ma si dice scettico sulla logica del denaro infinito: Cosa succede quando quei soldi finiscono?. Il timore condiviso è la cannibalizzazione delle vendite, l’utente abbonato prova il titolo “gratis” al day-one e rinuncia all’acquisto pieno, intaccando la curva di rientro degli investimenti.
Licenziamenti e progetti cancellati
Le frizioni emergono in un momento delicatissimo per Xbox: lo stesso giorno del thread di Colantonio, Microsoft ha chiuso The Initiative — lo studio che stava lavorando al reboot di Perfect Dark — e cancellato Everwild di Rare, tagliando altresì il 50 % del personale di Turn 10. Si tratta della quarta ondata di esuberi in 18 mesi: un totale di 9000 posti di lavoro persi, stando ai resoconti interni riportati dalla community reddit.com. Per molti addetti ai lavori non è un caso che queste decisioni arrivino proprio mentre il servizio in abbonamento fatica a sostenere i costi di un portafoglio esclusivo sempre più vasto.
Un modello a confronto con quello Sony
Douse cita il lifecycle management adottato da PlayStation: lancio a prezzo pieno, sconti progressivi, infine ingresso nel catalogo PS Plus una volta ammortizzata buona parte del budget. Una strategia considerata più equilibrata perché distribuisce i ricavi su varie finestre temporali, senza azzerare la percezione di valore al day-one. Colantonio concorda:
L’unico modo in cui il Game Pass può coesistere senza nuocere a tutti è limitarsi ai cataloghi rétro.
Il paradosso della convenienza
Per i giocatori, l’offerta resta allettante: più di 500 titoli, release first-party incluse, cross-play PC/Xbox e sconti dedicati. Colantonio stesso lo ammette, definendolo un affare incredibile per i consumatori… per ora. Il punto però è che la convenienza non è frutto di economie di scala, ma di sussidi diretti: I conti non tornano, funziona solo perché Microsoft inietta miliardi per renderlo appetibile.
Con i margini sotto pressione, Microsoft potrebbe percorrere tre strade:
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Aumentare il prezzo (il tier Ultimate ha già visto due rialzi in 18 mesi);
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Ridurre gli investimenti su produzioni di fascia alta, spingendo su progetti più piccoli e meno costosi;
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Rimodulare la formula escludendo le uscite day-one e riportandole alla “finestra Sony”.
Tutte ipotesi che segnerebbero un cambio di rotta rispetto alle promesse di inizio generazione e che rischiano di alienare proprio quel pubblico che oggi percepisce il servizio come “Netflix dei videogiochi”.
Le parole di Raphael Colantonio arrivano come un campanello d’allarme in un momento in cui il sogno della console senza giochi da comprare mostra le prime crepe. Per gli sviluppatori, la sfida è mantenere un ecosistema sostenibile che non trasformi l’abbonamento in una corsa al ribasso dei contenuti; per Microsoft, dimostrare che il Game Pass può essere profittevole senza sacrificare posti di lavoro e varietà creativa. L’industria, intanto, osserva e prende appunti: la prossima mossa potrebbe ridefinire l’equilibrio fra modelli premium, free-to-play e servizi on-demand per gli anni a venire.