Blades of Fire Recensione, un viaggio tra forge e potere

Blades of Fire tenta di farci vivere un action game ricco e variegato, ecco la nostra recensione del nuovo titolo di MercurySteam

Tiziano Sbrozzi
Di
Tiziano Sbrozzi
Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona...
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Recensioni
Lettura da 8 minuti
7.5 Buono
Blades of Fire

MercurySteam ci ha provato con tutte le sue forze, nonostante in alcuni casi ci è sembrato che fossero troppo poche per un progetto tanto ambizioso come Blades of Fire, titolo action sulla falsariga di Castlevania Lords of Shadow e quel God of War del 2018 che abbiamo ancora tutti negli occhi, grazie al sequel. Un team affiatato e buone intenzioni hanno dato il massimo, anche se quando si cerca di competere con colossi simili, men che meno se l’obbiettivo è forse ancor più alto, è una sfida ardua. Eccoci in sede di recensione, dove andremo ad analizzare nel dettaglio Blades of Fire.

Forgiare il proprio destino

Aran de Lira è un uomo che è cresciuto presso la corte della Principessa Nerea e del Principe Erin. Primo figlio del Comandante dell’esercito del Re, ha sempre vissuto a contatto con la nobiltà e la ricchezza, sebbene non ne sia mai stato attratto. Segnato da un passato profondamente doloroso, si ritira a vita privata in età adulta e decide che guerre e tristezza non faranno parte della sua esistenza. Ma il destino aveva in serbo altri piani: Nerea, ora Regina, ha lanciato un sortilegio su tutto il mondo, capace di trasformare il metallo in pietra.

In un’epoca dove il metallo è l’essenza principale della vita, un lascito dei predecessori vissuti migliaia di anni fa, trovarsi senza armi comporta una problematica immensa e indiscutibile. Aran scopre, suo malgrado, che in lui risiede l’antico potere dei Giganti capaci di plasmare armi, armature e potenti artefatti in grado di sovvertire le regole naturali del mondo, cambiandolo a proprio volere.

In questo viaggio, Aran non sarà da solo: Glinda e Adso saranno i suoi fidi consiglieri e aiutanti. La prima è un’antica forgiatrice, custode di uno dei Sette Martelli della Forgia, strumento fondamentale per piegare il metallo al proprio volere e insegnerà a Aran come usare il suo Martello, mentre valuterà con occhio vigile le azioni del “giovane” forgiatore. Adso invece rappresenta la spalla del nostro eroe, capace di risolvere enigmi, creare potenti incantesimi ed essere un po’ la mente del viaggio mentre Aran è di fatto i muscoli di quest’avventura.

Premesse interessanti, ma l’approccio registico del gioco è non ci porta nulla di realmente nuovo, e nemmeno prova a raccontarlo in modo poetico: siamo di fronte al classico “vieni a fare la guerra anche se non vuoi” . Dopo tutto, oltre al fatto che Aran possiede il potere di fermare Nerea, non c’è un reale motivo per il quale l’uomo debba andarvi (quando si dice “da grandi poteri… ndr). Aran potrebbe vivere la sua esistenza in pace, nella sua casa nel bosco, ma Aran accetta il suo destino e si mette in viaggio.

Acciaio o legno?

Controller alla mano, in Blades of Fire ci troveremo con la telecamera posta alle spalle del nostro eroe, con l’impostazione che il citato God of War ci ha fatto vivere al meglio. Se nel caso di Kratos avevamo a che fare con un’arma da lancio, qui nei panni di Aran possiamo scegliere tra sette armi diverse, ciascuna con le sue peculiarità. La cosa è abbastanza stuzzicante, ma a conti fatti con alcune di esse l’inquadratura rende il combattimento purtroppo complesso.

Spesso gli avversari arriveranno da un punto cieco sulla sinistra o sulla destra del protagonista, costringendoci a stare sul “chi vive” praticamente sempre, il ché non è necessariamente un errore, ma sarebbe stato interessante vivere l’avventura con un pizzico di tranquillità, magari durante l’esplorazione delle mappe, che seppur non enormi, meritano di essere viste alla ricerca di materiali, denaro o tesori.

La Forgia resta l’hub principale che fa da raccordo per le missioni, capace di farci equipaggiare al meglio, plasmando la lunghezza, il peso, la durabilità e il fattore di penetrazione dell’arma, fin anche la qualità del filo qualora si trattasse di armi da taglio. Per forgiare le armi avremo bisogno delle Pergamene, elemento abbastanza raro nel gioco che ci verrà consegnato quando sconfiggiamo nemici potenti o trovato in giro, esplorando a fondo le mappe.

Le Pergamene possono cambiare anche l’aspetto intrinseco dell’arma, oltre che il suo potere come abilità uniche: sono circa una trentina di differenti tipologie che, se combinate assieme, possono dar vita ad un arsenale pressoché infinito, permettendo al giocatore di scegliere quale build utilizzare e che approccio vivere nel gioco. Tutto questo pensando al sistema di combattimento che, sebbene ce la metta tutta per offrire varietà, non è riuscito nell’intento di sorprenderci davvero: nel gioco è possibile scegliere quale punto del corpo del nemico colpire, probabilmente scegliendolo in base all’arma che abbiamo in pugno, ma è all’atto pratico un’arma a doppio taglio che rallenta di molto il ritmo di ogni combattimento.

Per quanto riguarda Adso, sembra una sorta di aiuto tattico: il PNG ci da consigli su ogni nemico, su resistenze e debolezze (nonostante non sia proprio fondamentale, dato che il minimo colpo d’occhio del giocatore rivela automaticamente quello che Adso ci dirà poco dopo). Un elemento presente con l’intento di semplificare, ma che a conti fatti non ci ha fatto sentire che facesse davvero la differenza.

I punti deboli di un guerriero

Blades of Fire è quindi un gioco che fa tante cose, tutte interessanti, ma purtroppo non riesce ad eccellere davvero in nessuna. Il colpo d’occhio degli scenari, dei luoghi che circondano Aran e ogni missione con un obbiettivo chiaro, sono certamente il punto di forza, ma poi ci troviamo di fronte un percorso sufficientemente binario che simula un free-roaming. Il primo problema è proprio Aran, che dai suoi movimenti risulta molto legnoso e impacciato, cosa che unita alla lentezza dei combattimenti rende il ritmo veramente troppo basso. Questo purtroppo si sente a prescindere dall’arma utilizzata, e nonostante la varietà nessuna ci ha regalato un feedback adeguato. MercurySteam ha inoltre inserito una quantità variegata di nemici (che sono davvero tanti!), ma nessuno di loro si è dimostrato una vera sfida.

Certo, nelle fasi più avanzate del gioco la lentezza del combattimento verrà quasi meno, dato che potremo diventare quasi invincibili: infatti una delle cose che potremo fare – uno dei migliori punti di forza di Blades of Fire – è personalizzare con le varie meccaniche il nostro combattimento, sommando gli effetti di alcune abilità passive alle Pergamene. Diventeremo delle macchine da guerra, e allora sì che i nemici andranno già velocemente. Questo ci permette anche di godere meglio della trama, che nonostante il pretesto iniziale, man mano che si prosegue nel gioco diventa molto più interessante.

Blades of Fire
Buono 7.5
Voto 7.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.