I remake sono una gatta difficile da pelare: la sottile linea che separa “il troppo” dal “poco” è davvero flebile, difficile da notare. Stravolgere un titolo per adattarlo alla modernità è giusto o sbagliato? Conviene rimanere fedeli all’originale, nonostante sia nato in un’epoca storica diversa? La bellezza dei remake di Yakuza – vista con Yakuza Kiwami e tornato ora con Yakuza Kiwami 2 – sta nelle scelte che vengono di volta in volta prese. L’anno scorso abbiamo avuto modo di scoprire la nascita del mito di Yakuza, ma quest’anno questo titolo porta una delle faide più belle della saga, quella tra Kiryu e Ryuji, oltre alla comparsa del personaggio di Daigo Dojima. Ma partiamo con ordine.
I peccati dei padri
Come vedrete nella saga di Yakuza torna spesso il tema delle conseguenze, potremmo addirittura dire che tutto ciò che fa Kiryu, il Dragone di Dojima, parte sempre da meccanismi innescati da lui (o da altri), un po’ come come l’Effetto Farfalla. In questo caso i problemi sono generati proprio dalle conseguenze degli avvenimenti del primo capitolo: dopo aver risolto tutto, dei vuoti di potere iniziano a scuotere sia l’interno del Tojo Clan, sia i rapporti burrascosi con le gang di Osaka, la Famiglia Omi.
Per risolvere tutto, Kiryu partirà per un viaggio con Daigo Dojima, figlio del deceduto Sohei (visto all’inizio del primo capitolo), per scontrarsi con Ryuji Goda, figlio del capo della Famiglia Omi Jin Goda. Ryuji sarà un vero e proprio doppelganger di Kiryu, in quanto ha più o meno la stessa fama nel Kansai, essendo addirittura chiamato il Dragone del Kansai. Il suo obiettivo, tra molti, sarà quello di sconfiggere il proprio rivale e nemico per diventare il Dragone di tutto il Giappone.
Yakuza 2 segnava un passo avanti nella saga perché, oltre a poter rivisitare Kamurocho, stavolta l’avventura portava il nostro eroe anche ad Osaka, nuova città per la serie. Entrambe tornano in questo Yakuza Kiwami 2, riprodotto fedelmente nell’estetica, un po’ meno nei contenuti.
Diverso e migliore
Gli sviluppatori hanno deciso di non rendere Yakuza Kiwami 2 – giustamente – un remake fatto con lo stampino: le generazioni cambiano, il settore si evolve e l’esperienza migliora i punti di vista. Per questo tutto il gioco ha subito dei piccoli cambiamenti atti a migliorare la fruibilità del gioco.
La storia principale ha subito delle leggere modifiche, quasi impercettibili, per migliorare la fluidità della storia: all’epoca alcune scene erano purtroppo state gestite male, e questi cambiamenti rendono la trama più comprensibile e chiara. Per le substories invece le modifiche sono state maggiori: alcune di queste sono state accorpate, altre cancellate o inserite in altri frangenti: la scelta in questo caso ha avuto come obiettivo l’evitare troppe rotture tra una scena e l’altra. Yakuza è già noto per essere pieno di minigiochi tentatori, capaci di farci passare ore lontani dalla trama di gioco, e le substories non sono da meno.
Grandi e diverse migliorie sono state introdotte anche nel combat system: Yakuza Kiwami 2 prende a piene mani da Yakuza 6 (anche a causa del motore grafico che condividono), rimuovendo delle mosse ormai insensate in favore di altre signature moves viste nei capitoli successivi. Ma il vero e grande salto in avanti è stato fatto prendendo e migliorando una feature del gioco quasi unica del secondo capitolo: Yakuza 2 presentava molte armi diverse da utilizzare, e il remake non è da meno, aggiungendone ulteriori alla lista.
La somma di tutto questo fa si che Yakuza Kiwami 2 raggiunga un ritmo quasi perfetto, che riesce a intervallare sezioni adrenaliniche a parti ragionate, rendendoci mai noioso il viaggio di Kiryu. Certamente il gioco mantiene le sue lunghe cutscene, ma se approcciate un titolo del genere, è uno scotto che dovete mettere in conto.
Due mondi collidono
Non parliamo naturalmente di Kamurocho e Osaka, bensì del Dragon Engine e delle feature moderne di Yakuza. Il gioco infatti presenta due grandi aggiunte al calderone: una storia inedita dedicata a Goro Majima e il Clan Creator, visto in Yakuza 6. Nel primo caso, l’avventura si interseca con quella di Kiryu, e racconta il punto di vista di Majima in circa tre capitoli: non mantiene le grandi libertà del titolo principale, ma presenta dei combattimenti divertenti e brutali, ben diversi da quelli del protagonista. Il Clan Creator riporta tutto ciò che l’ha reso famoso in Yakuza 6: The Song of Life, con le battaglie, la creazione delle gang e i personaggi sbloccabili. I minigiochi rimangono più o meno gli stessi, e torna l’amato Cabaret Club (visto in Yakuza 6 e Yakuza 0).
Gli sviluppatori con questo Yakuza Kiwami 2 hanno voluto creare un ibrido, un capitolo capace di colpire l’anima dei fan della serie che vogliono vivere l’epico scontro Kiryu contro Ryuji, ma allo stesso tempo far innamorare nuovi giocatori con tutte le meccaniche gameplay che hanno reso famosa la saga. In una sorta di bolla temporale, il passato della trama di Yakuza 2 e il presente del gameplay di Yakuza 6 si mescolano in un titolo che unisce, stavolta ad una sola distanza generazionale, tutta la saga dei mafiosi giapponesi più amati di sempre.
La parte dell’occhio
Tecnicamente il Dragon Engine viene sfruttato a potenza massima: le problematiche viste nei precedenti titoli sono state risolte e, salvo piccole sbavature dovute proprio alla natura stessa dell’engine, possiamo affermare che in Yakuza Kiwami 2 vedrete il motore grafico utilizzato nel migliore dei modi. Il sonoro non ha ricevuto tante modifiche, a parte qualche scena recitata girata di nuovo a causa di recasting di alcuni personaggi, e come al solito il doppiaggio rimane solo giapponese, ma presenta sottotitoli di vario tipo (non italiano).
Si parla in fondo di valore aggiunto. Yakuza Kiwami e Yakuza Kiwami 2 hanno in comune soltanto una porzione di nome: nel primo caso, l’impasto di base è lo stesso di Yakuza 0 ma con un goccio di Yakuza 1, ovvero la storia; Yakuza Kiwami 2 riesce invece a prendere gli ingredienti di Yakuza 6: The Song of Life, ma li mescola in dosi diverse, creando qualcosa di nuovo e migliore, di diverso. Abbiamo definito remake delle produzioni basate sul copia incolla, ma SEGA e Amusement Vision sono riusciti a trovare il giusto dosaggio per non rovinare il gioco né da una parte, né dall’altra. Ne parlavamo in principio, la sottile linea che separa il troppo dal poco è davvero flebile. Eppure esiste, e Yakuza Kiwami 2 ne è l’esempio.