Nell’industria videoludica odierna, le nuove possibilità offerte agli sviluppatori di tutto il mondo hanno permesso a molti d’intraprendere interessanti strade capaci di portare incredibili risultati o funesti disastri. Tra i tanti modi inediti di giocare che sono andati presentandosi, figura anche la struttura a episodi, una vera e propria arma a doppio taglio. Se da una parte è infatti vero che titoli di questo genere permettono agli sviluppatori di meglio gestirsi e organizzarsi per la creazione di un’opera, è altrettanto chiaro che il pubblico rappresenta un’incognita pericolosa all’interno dell’equazione. Basta anche un primo episodio sottotono per veder sopraggiungere la cancellazione di un intero progetto, con buon’anima di coloro i quali attendevano il proseguo del tutto.
A conti fatti, bisogna ammettere che sono decisamente pochi i team che hanno saputo effettivamente sfruttare al meglio tale manovra di sviluppo – con i ragazzi di Telltale Games o Dontnod a rappresentarne esempi lampante – lì dove molte altre software house dalle medie o piccole dimensioni devono invece spesso confrontarsi con un cocente fallimento. Tra le nuove software house che hanno deciso d’intraprendere questa strada irta d’ostacoli figurano anche gli Epsilon Games con il loro Destination Primus Vita, interessante avventura episodica dal gusto futuristico prettamente incentrata sulla narrativa. Dopo aver giocato nella sua interezza Episode 1: Austin, siamo quindi ora pronti a dirvi la nostra a riguardo. Siamo davanti a un progetto rivelatosi capace di stupire, o quanto concretizzatosi non ha purtroppo dimostrato quella forza carismatica che ci saremmo aspettati?
Sull’orlo del baratro
È il 2353, l’uomo si trova in una fase di massima espansione scientifica e tecnologica, ma il continuo sfruttamento delle risorse planetarie sta mettendo a dura prova la resistenza della Terra. Nonostante ciò, l’umanità è comunque riuscita a reggersi sulle sue gambe e continua a migliorare la propria condizione per poter offrire alle nuove generazioni un roseo futuro. Tutto però cambia drasticamente quanto una razza aliena – gli Shatters – decide d’invadere il pianeta, prosciugandone gli oceani. In soli tre giorni le risorse idriche di tutto il globo vengono quasi interamente consumate e le imponenti creature scese sulla superficie terrestre, con la stessa velocità con cui sono giunte, abbandonano la Terra. Paura e disperazione diventano le parole d’ordine per una civiltà sull’orlo del baratro, incendi inestinguibili cominciano a imporsi in ogni dove, intere metropoli cadono in disgrazia e miliardi di vite vengono spezzate. Quella che sopraggiunge non è però la fine tanto temuta, bensì un nuovo inizio. Dopo lunghi secoli preparativi, la specie umana riesce infatti a concretizzare la tecnologia necessaria per poter inviare una prima nave spaziale su Primus Vita, pianeta posizionato nella Galassia Black Eye e illuminato da due Soli, lì dove venne trasportata dagli Shatters tutta l’acqua della Terra. Visti i 30 anni luce che però separano i sei membri della Crew 121 da Primus Vita, l’equipaggio dovrà prima affrontare una lunga fase in stato criogenico durante la quale l’intelligenza artificiale della navetta, nome in codice NIM, metterà a dura prova le loro capacità cognitive per meglio prepararli a ciò che li attenderà una volta giunti sulla nuda roccia del pianeta. Come si può già evincere da questo prologo, uno degli aspetti più interessanti dell’intera produzione si riassume nella sua narrativa e nella lore che andremo scoprendo man mano che proseguiremo nell’avventura. Come spiegato dal team di sviluppo, ognuno dei sei episodi che verranno rilasciati nel corso dei prossimi mesi si concentrerà su uno dei sei membri della Crew 121, i quali si ritroveranno all’interno di una vera e propria simulazione virtuale pensata appositamente per verificarne le rispettive qualità e capacità.
Come facilmente intuibile dal nome, questo primo episodio si concentra su Austin Blair, scienziata specializzata in fisica quantistica con il preciso compito di trovare un modo per affrontare il nemico. Nel corso delle circa due ore necessarie per completare questo primo capitolo, ci ritroveremo quindi immersi in un mondo quasi onirico in cui andremo scoprendo sempre più informazioni relative alla lore dell’universo in cui saremo catapultati, oltre ovviamente ai tanti dettagli relativi allo stesso equipaggio che ci verranno rivelati man mano che proseguiremo nell’avventura. Di tanto in tanto, inoltre, ci verrà richiesto di scegliere come rispondere ai nostri compagni in modo tale da poter migliorare ancor di più il legame che ci unisce a loro, un’interessante espediente narrativo che in un certo qual modo dona all’esperienza anche quel pizzico di personalità in più che non guasta mai. Il risultato finale convince e porta innanzi ai nostri schermi un’avventura piacevole da seguire, sia grazie a personaggi ben delineati, sia per merito di una storia di fondo decisamente interessante da scoprire. Giocando si prova genuino interesse nei confronti delle vicende raccontate e si riesce a sentire un certo senso d’empatia nei riguardi dei volti con cui avremo a che fare, un risultato non scontato che abbiamo decisamente apprezzato. Proprio in ragion di ciò, è quindi un vero peccato dover constatare come la risoluzione dell’intera avventura non potremo viverla effettivamente in-game, lì dove i sei episodi si concentreranno unicamente sulle sei simulazioni virtuali di ogni membro dell’equipaggio, bensì sarà necessario leggere un fumetto venduto a parte su cui il team stesso è attualmente al lavoro.
Non è tutto oro quel che luccica
Come detto inizialmente, Destination Primus Vita Episode 1: Austin s’identifica come un’esperienza narrativa inframezzata da alcuni enigmi ambientali pensati chiaramente per ricordarci che quello che stiamo giocando è effettivamente un videogame. Nel corso dell’avventura ci ritroveremo infatti in due specifiche situazioni ludiche. Alle volte dovremo entrare in un nostro ricordo e ricostruirlo pezzo dopo pezzo identificando e analizzando alcuni elementi portanti di quella nostra memoria, il tutto al fine ultimo di rivivere l’intero evento. In altre occasioni, invece, sarà necessario completare enigmi di diversa difficoltà sfruttando alcuni indizi sparsi in giro per la mappa di gioco. I puzzle affrontabili riescono così a offrire una sfida generalmente apprezzabile e la grande diversità degli stessi porta il giocatore a godersi un’esperienza che, alla fine dei conti, riesce a tenere alta l’attenzione dell’utente.
Punto debole dell’intera avventura è invece rappresentato dai QTE che vanno a contornare alcuni specifici momenti della partita, con sezioni poco ispirate che si amalgamano malamente a quanto presente su schermo; in poche parole, un fastidio più che un’aggiunta. Alquanto sottotono si è poi rivelato essere anche il comparto tecnico dell’opera, generalmente mediocre sotto ogni aspetto. Texture poco dettagliate, animazioni estremamente legnose, un design delle creature aliene spaventosamente anonimo e qualche bug di troppo vanno a costituire un cerchio a dir poco critico, figlio di un budget tutt’altro che esaltante. Fortunatamente, si è invece rivelato di buon livello il doppiaggio inglese, purtroppo affiancato da una colonna sonora di poco impatto e facilmente dimenticabile. Figura infine come nota conclusiva la mancanza di una qualsivoglia localizzazione italiana, scelta che creerà ben più di qualche rompicapo a tutti coloro i quali non dovessero essere ferrati con la lingua anglosassone.