Rilasciato originariamente nel 2020 per PlayStation 4 e PC, Predator: Hunting Grounds mirava a trasporre uno dei film più iconici della fine degli anni ’80 in un videogioco in cui era possibile ricoprire il ruolo sia della preda che del predatore. Il titolo sviluppato da IllFonic prese la via del multiplayer asimmetrico, il quale sembrava essere il genere ideale per dare forma e sostanza a questo concept (sulla carta) vincente.
Nonostante la promettente premessa, però, il titolo targato IllFonic fu accolto in maniera piuttosto tiepida sia dalla critica che dal pubblico. Molte delle critiche a lui rivolte erano legate principalmente al gameplay – date le poche modalità e la ripetitività di quelle presenti – e al suo comparto tecnico, spoglio, obsoleto e poco rifinito. Inoltre, la prima versione pubblica del gioco soffriva di numerose limitazioni, che rendevano il gioco stesso inutilizzabile in assenza di un numero sufficiente di giocatori, problema che, con il supporto al crossplay e l’inclusione dei bot, è stato in seguito risolto.
Quattro anni dopo il gioco ha una nuova possibilità, con la versione aggiornata per console di attuale generazione, ossia PlayStation 5 e Xbox Series X, versione che include tutti i miglioramenti e gli update arrivati dopo il lancio iniziale, oltre a una rinnovata veste grafica. Predator: Hunting Grounds sarà riuscito a rinascere dalle proprie ceneri?
Ricomincia la caccia
Il ritorno di Predator: Hunting Grounds sulle console di attuale generazione è ovviamente un chiaro segnale della volontà di IllFonic di attirare a sé un nuovo bacino d’utenza. Per coloro che sostennero il titolo ai tempi del lancio, però, c’è una brutta notizia. Infatti i vecchi utenti non avranno modo di accedere alla nuova versione gratuitamente, come successo a diversi titolo cross-gen di questa peculiare generazione videoludica, ma dovranno riacquistarlo al prezzo di 19,99 euro. Questa è una cifra tutto sommato congrua per i nuovi utenti, soprattutto per quelli Xbox che non ebbero modo quattro anni fa di provare Predator: Hunting Grounds, dato che uscì solo su PlayStation 4 e PC, ma coloro che acquistarono il titolo in origine avrebbero meritato di poter accedere alla versione di attuale generazione gratuitamente.
Questo è un dettaglio che va specificato perché, fondamentalmente, Predator: Hunting Grounds per PlayStation 5 e Xbox Series X non è altro se non un aggiornamento che migliora alcuni aspetti del titolo originale ma che, in generale, non cambia quasi per niente l’esperienza complessiva. Le modalità principali sono due, come per la versione old-gen, le quali possono essere personalizzate nelle partite private. In Caccia, un giocatore prende il controllo dello Yautja/Predator, mentre altri quattro giocatori formano una squadra di soldati.
Lo Yautja, controllabile con una prospettiva in terza persona, ha come unico obiettivo quello di dare la caccia ai soldati, mentre quest’ultimi dovranno completare una serie di obiettivi prima di poter richiedere l’estrazione dal luogo. In alternativa, i soldati possono decidere di abbattere il Predator per cercare di catturare il corpo per l’organizzazione per la quale lavorano. Il Predator, però, di fronte alla sua imminente sconfitta, ha la possibilità di attivare una sequenza di autodistruzione, la quale sarà parecchio difficile da disarmare.
Non c’è molta varietà negli obiettivi che i soldati devono completare, che generalmente consistono nel trovare, proteggere o distruggere oggetti specifici. Inoltre ci sono solo 6 mappe distinte, ciascuna con un’ulteriore variazione notturna, e tutte con lo stesso tema forestale. Di certo l’aspetto peggiore di questa operazione commerciale è che il team di sviluppo abbia deciso di non investire le proprie risorse nella creazione di nuove mappe, cosa che avrebbe reso leggermente più variegata l’esperienza di gioco almeno per quanto concerne le ambientazioni visitate dai giocatori.
Nella modalità di gioco Scontro, fino a otto giocatori sono divisi in due squadre di soldati che devono combattere per il dominio di zone specifiche in una modalità a eliminazione diretta. Quando viene raggiunto un certo numero di punti, uno dei giocatori della squadra può scegliere invece di prendere il controllo di un Yautja. In questo modo è possibile per ogni squadra avere il proprio cacciatore.
Un predatore poco pericoloso
Come nel caso di molti altri giochi che utilizzano questa struttura asimmetrica, uno dei problemi principali di questo titolo è legato al bilanciamento di gioco. Qui, come nella versione originale, il Predator è davvero troppo difficile da battere e non sembra sia stato fatto alcun lavoro di bilanciamento per rendere le partire più equilibrate. Chi controlla lo Yautja non dovrà faticare più di tanto per portarsi a casa la vittoria, e in questi quattro anni il team di sviluppo avrebbe potuto lavorare meglio in tal senso.
In generale, ci si è limitati a creare un semplice porting di Predator: Hunting Grounds, e le differenze sono quasi del tutto assenti sia per la componente gameplay sia per quella tecnica. L’ottimizzazione per l’attuale generazione è quasi nulla: gli effetti di luce non sono di certo all’avanguardia e il livello di dettaglio nei modelli è piuttosto basso, a eccezione dello Yautja. Parlando dell’iconico Predator, in questa nuova versione è stato aggiunto alieno tratto dall’ultimo capitolo del franchise, ossia Prey. L’approccio al gameplay, a parte alcune abilità e armi differenti, rimane però il medesimo. Buono invece il lavoro per il frame rate, che rimane costante a 60 FPS per la maggior parte dei casi. Tra i miglioramenti della componente grafica troviamo la scomparsa di tutti effetti di aliasing e il caricamento delle texture più rapido. In generale, però, l’impatto visivo è sostanzialmente identico al titolo uscito nel 2020.
In definitiva, questa nuova versione di Predator: Hunting Grounds di nuovo ha poco o nulla, e per farci un’idea più chiara dell’esperienza di gioco vi rimandiamo alla nostra recensione della versione originale. Il titolo aveva (e ha) di certo molto potenziale, ma pare che non ci sia voglia di investire le proprie energie su tale progetto. Nessuna nuova mappa, nessuna nuova modalità, nessun elemento che ci faccia capire come il team abbia davvero lavorato a questa nuova versione. E di anni, dal lancio della versione originale, ne sono passati ben quattro.