Max: The Curse of Brotherhood Recensione

Violetta Leoni
Di Violetta Leoni Recensioni Lettura da 6 minuti

Nato dalla piccola software house danese Press Play, Max: The Curse of Brotherhood approda anche su Nintendo Switch dopo essere uscito su Xbox One e PS4. Il protagonista di questa avventura sicuramente lo conoscete già, grazie a Max and the Magic Marker, un action/puzzle mobile che fu molto apprezzato dal pubblico. Ci troviamo davanti, non al suo seguito, ma a un vero e proprio reboot che non trova nessun collegamento con il suo predecessore. Il gameplay è sempre lo stesso, nel quale Max, un bambino irrequieto dai capelli pazzi, utilizza il suo “pennarello magico” per interagire con determinate aree nel mondo di gioco, disegnando elementi di varia natura che gli permetteranno di superare i vari puzzle ambientali che si troverà davanti. Essere confusi da alcuni dei rompicapo più difficili sarà all’ordine del giorno, ma in generale Max: The Curse of Brotherhood è un platform molto intelligente e unico, che si sente come a casa sulla console ibrida della Casa di Kyoto.

La trama che guida il titolo è molto semplice: Max ha un fratello minore di nome Felix, che si dimostra essere pestifero e rumoroso. Stremato dal suo comportamento, utilizza il motore di ricerca sul suo computer per trovare un incantesimo per liberarsi di Felix. Leggendolo però, finisce per aprire un portale verso un altro universo dal quale emerge un artiglio che afferra suo fratello trascinandolo via tra urla disperate. Max si rende subito conto di aver commesso un grosso errore e si lancia nel portale per salvare suo fratello, non prima di aver raccolto gli occhiali di quest’ultimo. Comincia così l’avventura di Max in un mondo fiabesco e ostile, che ci si mostra con le sue ambientazioni colorate e intriganti.

Il gioco è composto in totale di 20 livelli distribuiti in 7 capitoli. All’inizio, Max dovrà attraversare questo strano mondo usando solo i comandi standard, salendo scale e rampicanti, spingendo pietre e strisciando in passaggi stretti. Le cose cambiano però quando a Max viene consegnato il pennarello magico, con il primo dei molti potenziamenti a sua disposizione. Questo consente a Max di sollevare piattaforme, in aree appositamente contrassegnate, che si illuminano di arancione. Man mano che si avanzerà nel gioco sarà possibile ottenere potenziamenti aggiuntivi, ognuno di essi caratterizzato dal colore corrispondente e da un potere specifico, come ad esempio la capacità di disegnare viti, rami, correnti d’acqua e palle di fuoco.

Max: The Curse of BrotherhoodQuesti potranno essere attivati utilizzando il touch screen Switch o in alternativa tenendo premuto il pulsante ZR, che ci consente entrare nella modalità dell’indicatore magico. Anche se l’utilizzo del touch può sembrare interessante, tende ad essere non proprio “responsive” e preciso come invece i cari vecchi tasti combinati alla levetta analogica.

Si capisce dai primi capitoli che Max: The Curse of Brotherhood è abbastanza difficile, alcuni enigmi rischiano di bloccare il giocatore per un bel po’, ma ovviamente il bello sta proprio nell’aguzzare l’ingegno e trovare le soluzioni. Il mondo del gioco è anche pieno di oggetti da collezionare: ad esempio sono sparsi 75 “bulbi maligni” da scovare, ma anche dei pezzi di un amuleto. Come è lecito aspettarsi, di tutti gli enigmi proposti nel gioco, quelli per trovare gli oggetti da collezione sono i più geniali e metteranno duramente alla prova i vostri neuroni. Il gioco gira sul motore di Unity e a volte tende ad avere dei cali nella frequenza dei fotogrammi, non interferendo però con il gameplay in modo incisivo. La parte più divertente è di gran lunga la meccanica a cui ruota attorno l’intero gioco: l’utilizzo del citato pennarello magico per risolvere enigmi. Ovviamente non si ha la piena libertà di disegnare ciò che si desidera, ma i puzzle lasciano abbastanza spazio per far divertire molto.

In conclusione Max: The Curse of the Brotherhood, con la sua particolare meccanica di disegno, meravigliosamente implementata nei puzzle, conquista il giocatore spingendolo nel risolvere i vari enigm,i che sono abbastanza diversi tra loro da rimanere sempre divertenti e freschi. Tutto ci metterà alla prova, dal platforming alle sequenze di inseguimento, alternandosi in modo coerente con le stordenti fasi da rompicapo. Anche se il titolo non è certo perfetto e ci sono molte piccole aree in cui sentiamo che il gioco potrebbe essere migliorato, questo rimane comunque divertentissimo da giocare. Se amate il genere dei platform puzzle e volete aggiungere un altro gioco alla vostra collezione per la vostra console ibrida Nintendo, questo non può assolutamente mancare.

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