Con la demo di Lies of P rilasciata qualche giorno fa, abbiamo avuto finalmente modo di farci una reale idea su cosa ci aspetta, seppur solo in parte. Oltre al gameplay, di cui potremo parlare per ore andando a spulciare le varie contaminazioni “soulsborne” e non solo, abbiamo potuto conoscere meglio anche il contesto.
Purtroppo – o per fortuna – stiamo vivendo un’era videoludica ricchissima di contenuti, dove è difficile creare all’effettivo qualcosa di nuovo, dunque è naturale cercare ispirazioni varie in qualcosa di già esistente, magari “rubacchiando con saggezza”. Tuttavia tra lo scopiazzare e il creare dei gioielli rilucenti c’è uno spartiacque a dir poco enorme, che sta nella genialità, e nella capacità di saper rimodellare i pezzi del puzzle ed incastonarli in qualcosa di nuovo ed unico.
Lies of P vuole in un certo senso fare tutto questo, e come avete letto nel titolo, gran parte delle ispirazioni vengono da due mostri sacri, quali Carlo Collodi e Isaac Asimov, due persone tanto distanti nel tempo (appartengono a due secoli differenti), ma i quali capolavori risplenderanno all’interno del gioco di Neowiz e Round8. In entrambe le loro opere magne troviamo un filo conduttore, che è la possibilità che un corpo inanimato prenda vita, che abbia una propria coscienza.
Non si tratta della prima volta che nel campo dei videogiochi si parla di “carneficina meccanica” (l’ultima volta è stato proprio un anno fa con un gioco dello stesso genere, e sempre con automi impazziti a fare da cattivi: Steelrising), ma in questo caso il team di sviluppo coreano sta limando tutti i possibili dettagli per creare un’opera che vada ad eccellere sotto ogni punto di vista, collegando i tasselli di cui vi parlavamo, amalgamando il mondo di gioco alla storia di Pinocchio.
Ma da che punto si deve partire?
Dalla favola del burattino…
Molti di noi conoscono la storia di Pinocchio grazie allo storico classico animato della Disney, tuttavia questo è ben lontano dalla vera storia del burattino di legno raccontata da Collodi, e che a sua volta (almeno dalle prime ore provate) sembra non avere molto a che vedere con quella raccontata in Lies of P. Questo perché non solo siamo in un mondo assai diverso dall’Italia della seconda metà dell’800 descritta da Collodi, ma anche perché il tutto è stato contestualizzato in un setting teslapunk dove Pinocchio è solo uno dei tanti “burattini” presenti. Unico nel suo genere, capolavoro di Geppetto, e addirittura capace di utilizzare un potere chiamato “Favola”, ma comunque uno dei tanti.
Vedremo comparire dei personaggi chiave della storia classica, come la Fata Turchina, qui nelle vesti di Sophia (la fanciulla che ci farà salire di livello), come Geppetto, o come Gemini che fa le veci del Grillo Parlante (Jimini Cricket tra l’altro è il nome inglese del personaggio ndr), tuttavia i loro ruoli potrebbero essere ben diversi rispetto a ciò che ci aspettiamo.
Questo perché anche lo stesso Pinocchio sarà soggetto al cambiamento, in base a ciò che sceglieremo di fare… scelte che vergeranno sempre verso la verità, o la bugia. Ebbene, una delle meccaniche che sembrano più clamorose di Lies of P è legata proprio a questo, perché mentire “smuoverà le nostre molle”, e il nostro piccolo prodigio sentirà qualcosa cambiare. Una trovata semplice ma allo stesso tempo geniale, che crea l’equivalente del “naso che si allunga” in un contesto teslapunk… e del quale non conosciamo ancora le conseguenze vere e proprie.
Collegamenti minuziosi, parole che richiamano il classico, e allo stesso tempo un aspetto così lontano da esso. Ma perché è una cosa così particolare? Perché prima della grande catastrofe, tutti i burattini sottostavano al Grande Patto.
…alle leggi del Grande Patto
E qui arriva l’altra faccia della medaglia: le regole. La creazione dei burattini ha portato la popolazione a sfruttarli per moltissime mansioni, come spazzare camini, fare da maggiordomi, o anche pattugliare le strade (si può evincere facilmente guardando i nemici), tuttavia per evitare che questi diventino un problema, al momento della creazione vengono impressi dei comandi assoluti e universali per tutti. Queste regole sono il Grande Patto, che sono nient’altro che le tre leggi della robotica di Asimov leggermente rivisitate, con l’aggiunta di una quarta:
- Tutti i burattini devono obbedire agli ordini del proprio Creatore
- Un burattino non può fare del male agli umani
- Un burattino protegge e serve gli umani e la città di Krat
- Un burattino non può mentire
Il risultato (per ora)
Ecco quindi che unendo i fili a proprio piacimento, si è trovata la formula che riesce a stare in piedi, unendo in modo coeso e coerente un “passato futuro” distopico, la favola, e la novità.
Sarà curioso scoprire nel gioco completo quali altri collegamenti potremo trovare, quali piccoli riferimenti e – soprattutto – come saranno implementati a livello di gioco e di trama. Già, perché la dinamica delle bugie può essere quella che più di ogni altra può giustificare l’ispirazione a Pinocchio.
Tra le cose che personalmente attendo di più, è lo scoprire quali altri boss sono stati inseriti, dato che avrete fatto caso, se avete giocato la demo, che i primi due boss ricordano molto Mangiafoco e Lucignolo (anche se non è l’unico ad aver avuto una testa d’asino nella storia). Che uno dei burattini sia una Balena? o magari delle fiere con fattezze di Gatto e Volpe?