Drawn to Death Recensione

Di giochi strani ne esistono: Drawn to Death, però, tenta di batterli tutti con una psichedelia degna di pochi titoli: ci sarà riuscito?

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 6 minuti

Ne esistono di giochi strani: insomma, se avete giocato a qualche titolo di maestri come Suda51 o Tomonobu Itagaki, potete capirlo. Paradossali situazioni che lanciano il giocatore all’interno di mondi alternativi, capaci di farvi perdere la concezione della realtà. Eppure, Drawn to Death è davvero strano! Partiamo dal principio però: David Jaffe, famoso autore di videogiochi, con un curriculum composto da titolo come Twisted Metal e God of War, non ha mai fatto della sobrietà un punto di forza. Drawn to Death, titolo alquanto particolare, ma soprattutto free to play, ne è la conferma.

Apri lo sketchbook

Tutto il gioco è ambientato nel quaderno del giocatore. O meglio, nella mente: infatti, ogni personaggio nient’altro è che la creazione del suo cervello (contorto), fondendo quanti più stereotipi in dei personaggi che, all’effettivo, avranno due dimensioni. E quindi, come in uno dei vostri peggiori sogni, un palestrato con la testa da topo, un cyborg vampiro (capite?? E’ cyborg, ma anche vampiro!), uno squalo ninja, compariranno in una noiosa giornata scolastica su un quadernino, animando così il gioco.

Tutto questo si trasforma in dei personaggi ben caratterizzati (nei loro limiti), proponendo stili di gioco diversi, dati anche dalle due abilità di ogni strambo eroe. Ad aggiungersi a queste, armi più o meno standard (insomma, l’AKazzo 47) e strambe bocche di fuoco (un Nintendo che spara cartucce in grado di evocare personaggini dei vecchi giochi), permetteranno al giocatore di sistemare lo scontro al meglio. Le armi potranno essere equipaggiate (due, oltre alla bomba) o posizionate nella mappa (tre), rendendo gli scontri molto tattici da questo punto di vista.

Ma la tattica sparisce immediatamente nel combattimento reale: i danni sono elevati e basta poco per morire sotto i colpi nemici, vanificando tutto. Il sistema di punteggio, inoltre, premia molto la steal kill, arrivando a rovinare certe partite. Le mappe, anche esse disegnate sullo sketchbook, permetteranno di giocare fino a 4 giocatori, obbligatoriamente online.

E disegna un mondo (contorto)

Lo stile grafico, come già detto, punta a replicare un disegno fatto su un quaderno scolastico con una matita: gli stessi disegni fatti durante le lezioni noiose, dove dei draghi sputafuoco arrampicanti con ali dorate e occhi smeraldo comparivano come per magia, in questo gioco diventano veri protagonisti, dimenticando però l’unico punto ovvio di tutto ciò. Parliamo di un videogioco: lo stile grafico si presta poco, complice la freneticità dell’incontro, e spesso vi troverete a confondere nemici, oggetti, casse, environments e tutto il resto.

In un gioco dove sbagliare un colpo può portare ad una morte istantanea, un problema simile è davvero grave, al punto che potrebbe inficiare sul gioco: problema non da poco, visto che la caratteristica principale che lo rende interessante sembra essere l’unico danno effettivo per un gioco che, senza ombra di dubbio, punta a farsi giocare solo online.

Riuscita invece l’idea, presa da altri free to play, di posizionare nel gioco molte skin dei personaggi, obbligando i giocatori a giocare ore e ore per sbloccare le vesti da loro amate.

Pieno di sangue e pazzie

Se c’è un vero protagonista in Drawn to Death, senza ombra di dubbio è l’ironia: da una rana veneratrice della Grande Mano (la stessa Mano del ragazzetto/a che disegna tutto quanto e che potrete usare come arma finale, portandovi a grandi risate), a un triplo-robot-gazzo-zombie-mietitore di eroi, passando per fatine sboccacciate, tutto quanto ha una forte componente di ironia trash, capace di strappare una risata ad ogni giocatore che approccerà il gioco.

Tutto sommato, quando un gioco è free to play, vengono lasciate molte libertà allo sviluppatore: Drawn to Death, fondendo un gameplay abbastanza standard e, se vogliamo dirlo, pure vecchio stile, con una direzione artistica invece molto originale e spassosa, ha tutte le carte in regola per diventare un must tra i giochi gratuiti. Peccato per il problema della grafica, simbolo di nuovo ma allo stesso tempo emblema di imperfezioni mal valutate, che col tempo potrebbero cacciare via molti giocatori. Eppure, se Drawn to Death riceverà il giusto supporto, con l’inserimento di nuovi eroi, nuove modalità, nuove armi e nuove mappe, potrebbe spopolare non poco: d’altronde, in ogni mente c’è un po’ di pazzia, e il nuovo gioco di Jaffe punta proprio a spronarla, facendo uscire il giovane ragazzo che è in noi, annoiato dalla lezione, che con una matita prende e disegna un mondo nuovo (tranne io, che a malapena so disegnare uno stickman).

Condividi l'articolo
Editor in Chief
Segui:
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.