Quella di Far Cry è probabilmente una delle saghe che nella storia dei videogiochi ha più cavalcato l’onda dei personaggi cattivi come colonna portante dell’esperienza; ma perché ci affascinano tanto questi personaggi? Ubisoft non ne ha mai fatto mistero, sin dal secondo capitolo con lo spietato Sciacallo, ha saputo incentrare i propri giochi su dei villan incredibilmente complessi e sfaccettati. Dei nemici da abbattere, certo, eppure così iconici e ben caratterizzati da monopolizzare l’attenzione del player. Il capolavoro è probabilmente stato raggiunto con Vaas Montenegro in Far cry 3, tanto apprezzato dal pubblico da essere sulla copertina del gioco. Dopotutto, Vaas è un concentrato di pura follia e imprevedibilità mista a violenza e sadismo.
Parliamo insomma di un uomo con cui sicuramente nessuno di noi avrebbe mai il piacere di scambiare quattro chiacchere. Eppure, riesce ad affascinare lo spettatore con le sue motivazioni fuori di testa e la mimica perfetta della recitazione sublime e schizofrenica di Micheal Mundo, l’attore della performance. Poco importa quindi se il vero cattivo della storia dovrebbe essere Hoyt Volker e poco importa che Vaas muoia praticamente a metà della campagna. Questo personaggio è diventato un’icona per la saga di Far Cry portando i successivi titoli a ricercare con spasmodica attenzione sempre un nuovo aspetto della pazzia e della cattiveria umana. Una ricerca continua di personaggi deviati e folli al punto da sfociare nella visione apocalittica di Joseph Seed di Far Cry 5.
Per la serie di Far Cry gli apprezzamenti sono direttamente proporzionali alla malvagità dei cattivi
Ubisoft ha ovviamente sfruttato la situazione a proprio vantaggio, d’altra parte gli utili sono il mantra di ogni azienda che si rispetti e se il successo commerciale è così evidente, la casa francese non può far altro che lanciarcisi a pesce, desiderosa di capitalizzare al massimo i profitti. Infatti, grazie anche alle performance più o meno riuscite dei villan che hanno fatto da sfondo alle varie avventure, la community ha risposta con un diverso grado d’apprezzamento per il titolo in questione.
Ovviamente non c’è nulla di male che Ubisoft sfrutti le icone dei villan per i propri progetti a livello pubblicitario, a patto che i giochi presentati siano qualitativamente validi. Eppure, come già accennato, buona parte delle volte le entrate economiche e l’apprezzamento del pubblico sono spesso derivati più dalla complessità del cattivo di turno che da altre concrete caratteristiche. Questo elemento sembra essere così tanto importante che il publisher francese ha ingaggiato un grande attore al livello di Giancarlo Esposito (Gus Fring in Breaking Bad) per interpretare Anton Castillo, il crudele dittatore di Far Cry 6. Capito quindi il perché gli sviluppatori puntino così tanto a realizzare un super cattivo, possiamo tornare alla domanda iniziale: perché a noi giocatori affascinano così tanto i personaggi malvagi?
Volendo essere franchi, credo che ai giocatori come a qualsiasi fruitore di ogni media interessino per lo più i personaggi complessi e caratterizzati perché più verosimili per certi aspetti e anche incoscientemente affascinanti, rispetto ai singoli paladini del bene. Ovviamente il fascino che i cattivi sanno dare ai giocatori non è dato da una qualche mania imitativa, o da un reale appoggio alle attività oscene di cui questi malvagi si macchiamo. Piuttosto, può essere un insieme di sensazioni discordanti, come l’empatia per il passato pieno di abusi familiari e torture di Joseph Seed e il suo folle credo religioso; oppure, ancora, la comprensione per il paterno Pagan Min, tanto violento e aggressivo quanto premuroso e a suo strano modo affettuoso con Ajay Ghale nel quarto capitolo.
Ubisoft ha quindi creato dei mostri da abbattere che però sono ancora in parte umani e fatti di carne e ossa. Dei nemici che devono essere distrutti e massacrati, ma che a volte sono anch’essi vittime della situazione nella quale si sono trovati come Vaas e Joseph Seed, in altri casi ne sono gli artefici più o meno consapevoli come lo Sciacallo. Inoltre, i cattivi di Far Cry sono talmente carichi di odio e crudeltà da risultare a tratti quasi assurdi e alienanti, e forse anche per questo così dannati e a loro strano modo degni di grande fascino. Dopotutto anche altri giochi di Ubisoft hanno fatto tesoro di questo elemento grazie a super cattivi come El Sueño di Ghost Recon Wildlands e del maggiore Cole D. Walker di Ghost Recon Breakpoint.
Superuomo contro super cattivo
Dobbiamo inoltre evidenziare un altro fondamentale fattore nella costruzione di villain narrativamente validi in qualsiasi media. Per rendere grande un paladino serve una sfida quasi impossibile da fargli affrontare. Infatti è stato a più riprese evidenziato nel trailer di Far Cry 6 che la protagonista del gioco sarà, citando il video, un “esercito di 1 contro un esercito di centinaia di migliaia di nemici”. Un contesto d’iniziale inferiorità che amplifica a dismisura concetti parzialmente assimilabili al superuomo, ideato dal filosofo Friedrich Nietzsche e di cui titoli come questo sono estremamente impregnati, in modo più o meno conscio.
Il superuomo contestualizzato all’universo della serie di Ubisoft è quello di un personaggio che cresce e si innalza sopra le ingiustizie, sfruttando la propria forza per adattarsi in un mondo nichilista popolato da creature dalla cattiveria oltre-umana. L’obiettivo finale del protagonista è spesso tanto difficile e arduo da raggiungere da sembrare quasi una montagna da scalare. Un monte che in Far Cry sarà cesellato dagli innumerevoli cadaveri delle orde di cattivi che ci si pareranno dinanzi. A riprova di ciò quasi tutti i giochi della saga iniziano con un personaggio principale quasi inerme, un essere umano normale, di solito appena addestrato alla guerra come il Vice del quinto capitolo o addirittura totalmente impreparato, per poi diventare una macchina di sterminio in stato berserk come Jason Brody in Far cry 3.
Di conseguenza, Il gameplay viene adattato allo scopo, l’intelligenza artificiale degli avversari è volutamente deficitaria e la tremenda potenza di fuoco che può sprigionare il nostro protagonista servono tutti a questo scopo: rendere il giocatore una semi divinità, una macchina da guerra, un superuomo micidiale. Tutto per permettergli di affrontare interminabili orde nemiche senza eccessivi problemi. Per rendere però ancora più gigantesca questa battaglia è necessario ergere un super cattivo capace di rivaleggiare in forza o potere con il super protagonista. Un cattivo da odiare certamente, ma anche da temere e comprendere in modo da poterlo infine eliminare e distruggere in grande stile. Una battaglia fra grandi che va ad ampliare l’epicità degli eventi.
Ecco perché il confronto finale ha così tanta importanza nei giochi della serie Far Cry ed anche perché il giocatore riesce spesso a sentirsi galvanizzato una volta raggiunto l’obiettivo tanto agognato. Di contro, i Far Cry meno riusciti a livello commerciale sono proprio quelli con cattivi percepiti come meno capaci e caratterizzati. Mi viene in mente la coppia di sorelle gemelle di New Dawn, Lou e Mickey, di cui però a loro “difesa” posso assicurarvi che entrambe siano capaci di brutalità e crudeltà da non sottovalutare assolutamente. Ma la presenza di super cattivi crudeli, malvagi o addirittura folli non è certamente prerogativa solo di Far Cry visto che, come già precedentemente accennato, è una costante in un grande numero di titoli. Impossibile non citare per esempio Jack Il Bello di Borderlands 2 e la sua pazzia omicida mista a un narcisismo estremo e a una furbizia impressionante. Anche i due gemelli di Calypso del terzo episodio si sono dimostrati come personaggi dal grande carisma, e dall’insana passione per la morte altrui. O ancora come non pensare a Sephiroth, storico nemico presente in Final Fantasy VII.
Insomma, i super cattivi sono l’antitesi al superuomo del protagonista. Dei bersagli da abbattere che aumentano l’epicità dello scontro ma che al contempo riescono ad affascinare il player con la loro filosofia dannata e la loro visione del mondo tanto deviata quanto sconvolgente. L’unico problema è però che l’utilizzo continuo di questo sistema, se non addirittura l’abuso, sta già creando un more of the same in molte serie, soprattutto in quella di Far Cry. Riuscirà quindi il terribile Antony Castillo del sesto capitolo a mostrare qualcosa di nuovo e di paradossalmente rivoluzionario per il genere? Non ci resta che scoprirlo questo 7 ottobre.