Per quanto si possa essere preparati, in questo mondo, alle brutte notizie, non faremo mai l’abitudine a quanto male possono farci. Come di certo avrete avuto modo di leggere sulle nostre pagine, nelle ultime ore è venuta a mancare una delle più importanti figure dei videogiochi d’avventura degli anni zero. Benoît Sokal, celebre disegnatore e nonché creatore della serie di Syberia, si è spento il 28 maggio di quest’anno all’età di 66 anni. Dopo aver lottato per anni contro una malattia a lungo termine, il fumettista belga ha dovuto alla fine arrendersi.
Stavolta però non voglio soffermarmi sull’importanza della sua figura, delle grandi opere che ha creato nel tempo, o sulle milioni di persone che ha avvicinato al mondo delle avventure punta e clicca con una serie ora storica ed iconica, ma voglio con tutto il cuore soffermarmi sulla persona, che ho avuto modo di conoscere personalmente.
Gamescom 2016, la prima della mia vita, il primo evento dal vivo fuori dai confini italiani. Potete immaginare come mi sentissi, in una situazione quasi del tutto estranea ai miei standard, calcando in solitaria i corridoi dell’area business della fiera videoludica più importante d’Europa: impaurito, con l’ansia di fare tardi a un qualsiasi appuntamento, timoroso di dire una parola fuori posto durante una prova o un’intervista, e chiaramente con una schedule traboccante di impegni che mi sballottolava da una parte all’altra dell’immenso complesso di padiglioni.
È stato in uno dei pochissimi momenti di respiro, mentre camminavo tra gli stand, che mi si para di fronte quello di Microids, e con il viso di Kate Walker in formato gigante sulla parete a fissare il vuoto. Sapevo già che Benoît Sokal era presente a Colonia, dopotutto era stato lui stesso a tenere il discorso su Syberia 3 con uno spazio dedicatogli durante la conferenza di Astragon, ma in quell’occasione lo avevo visto solamente in lontananza, dal fondo della sala.
Sono stato da sempre un grande fan dei suoi lavori, Syberia in primis, e in cuor mio avevo sperato nell’occasione di conoscere una mente così brillante dal vivo e scambiarci quattro chiacchiere, o semplicemente stringergli la mano e fargli i più sentiti complimenti. Non erano molte le probabilità che in quel preciso casuale istante lui si trovasse lì, eppure per un caso fortuito lo vidi proprio mentre usciva dallo stand.
La cosa che più mi ha sorpreso, una volta che ho cominciato a parlarci, è stata la sua genuinità. Benoît Sokal si è rivelato una persona piacevole, gentilissima, che ha piacevolmente dedicato il suo tempo a un fan intimorito per fare una chiacchierata, nonostante fosse pieno di impegni fino al collo. Non solo, in quell’occasione stessa, nonostante Game Legends non avesse alcun appuntamento con l’autore, lo stesso Benoit si è impegnato per creare un buco nella sua lista di impegni e concederci un’intervista totalmente fuori programma.
Preso dal lavoro mi sono anche dimenticato di fare un favore ad una amica, alla quale avrei dovuto portare un suo autografo. Mi sono maledetto per tutta la durata della fiera… ma quando il destino chiama il destino, ecco che me lo ritrovo di nuovo davanti, in “borghese”, a passeggiare in uno degli infiniti padiglioni della Gamescom sotto braccio a sua moglie, con lei che le poggiava la testa sulla spalla neanche si fossero appena messi insieme. Un’immagine per me ancora indelebile.
Temendo di essere troppo sfacciato e di interrompere un momento troppo intimo, mi sono detto “ora o mai più”, e mi sono fatto avanti per chiedergli l’autografo per la mia amica. Parlandoci vengo a sapere che proprio in quel momento si stava dirigendo all’auto, e poi all’aeroporto per tornare a casa. Non si è limitato a mettere la sua firma sul mio blocco, ma si è preso un paio di minuti per disegnare e autografare il viso di Kate Walker con tanto di dedica. Adesso più che mai mi viene da piangere pensando a quel “mai più” che mi saltò in mente.
Benoît Sokal si è dimostrato una persona buona, una persona con dei principi, ma soprattutto umile nei suoi comportamenti. Non starò qui a dire di cosa abbiamo parlato nei momenti in cui abbiamo chiacchierato liberamente prima e dopo l’intervista, ma vi posso assicurare che non solo abbiamo perso un grande artista, ma soprattutto – e lo dico con una stretta al cuore – abbiamo perso una grande persona.
Se esiste qualcosa dopo la morte non ci è dato sapere, ma spero con tutto il cuore che ovunque andrà, continuerà sia a disegnare con la stessa passione, sia ad essere la splendida persona che si è dimostrato. Esprimo profondamente il mio dolore, e mi unisco allo stretto abbraccio ai familiari. So che questa non sembra proprio una lettera d’addio, so che sembrano solamente dei ricordi presi e messi su carta… eppure, non sono proprio i ricordi che mantengono vive le persone che se ne vanno, con tutto quello che ci hanno lasciato di buono?
Buon viaggio, Benoît.