A distanza da un anno dall’uscita della versione PC di Armikrog, il titolo di Pencil Test Studios realizzato in stop-motion si ripropone anche su console. La versione del 2015 purtroppo non era esente da problemi tecnici e da “game-breakers”, ma nel corso di questo anno probabilmente saranno state apportate delle modifiche. Lo sviluppo di questa avventura punta e clicca è nata in seguito ad una campagna kickstarter, e vede protagonista un astronauta di “pongo” chiamato Tommynaut insieme al suo fedele cane Beak-Beak. Quale sarà lo scopo della loro avventura? Scopriamolo insieme.
Un pianeta di plastilina
Come abbiamo già accennato nell’incipit, Armikrog è un’avventura interamente realizzata con dei modellini di plastilina, utilizzando la tecnica dello stop motion (e la clay animation). Il video di apertura è molto breve, e non brilla certo per chiarezza a primo sguardo. Il titolo è ambientato in una galassia dove le risorse sono al limite, e la crisi energetica sta decimando la popolazione fino quasi a farla estinguere. Vestiremo i panni di uno strambo astronauta chiamato Tommynaut, che in cerca del P-Tonium (il materiale che salverebbe la popolazione) atterrerà su un pianeta sconosciuto in compagnia del suo fedele – ed altrettanto strambo – cane Beak-Beak. Senza dubbio ciò che fa apprezzare Armikrog è il suo carattere, una fusione di arte, carisma ed umorismo che forniscono una base eccellente per un’avventura grafica. Pensate fuori dagli schemi: vi troverete a compiere azioni che li per li considererete prive di ogni logica, ma che alla fine andranno a chiudere il cerchio dei vari enigmi. L’intera esperienza di gioco è decisamente corta, e si aggira (variando a seconda delle vostre abilità) tra le 3 e le 5 ore per una singola run.
Impara a pedalare, da solo
Uno dei fattori determinanti che purtroppo fa storcere il naso in Armikrog, è che veniamo catapultati in gioco senza alcuna spiegazione e senza un accenno di tutorial. Non vi nego che, prima di capire che cliccando col cursore su Beak-Beak potevamo prenderne il controllo (necessario per poter procedere), ho girato a vuoto in due stanze per dieci minuti circa. Stesso discorso vale per gli oggetti e per i punti attivi: alcuni saranno disponibili solamente controllando l’uno o l’altro personaggio. Altro fattore importante, riguarda proprio questi punti attivi: questi non saranno colorati in modo diverso, oppure evidenziati da contorni luminosi, e nemmeno il cursore cambierà forma passandoci sopra. Questo rende il gioco snervante sotto il punto di vista delle ricerche, anche se con questa versione per console è stato implementato il puntamento automatico quando il cursore sarà in prossimità del punto attivo.
L’entità degli enigmi è controversa, ma risolverli non sarà molto complicato. Uno dei motivi per cui la longevità è così ridotta è anche questo: una volta raccolti degli oggetti in giro, o dopo aver appreso degli indizi, la risoluzione dei rompicapo risulterà quasi telefonata: un vero peccato, perché si abbassa molto il livello di sfida. Un’altra nota dolente riguardante il gameplay, si presenta con la risoluzione di alcuni enigmi che richiedono necessariamente un “back tracking”, che oltre ad essere noioso, spezza non poco il ritmo dell’avventura. L’inventario è assente e non avremo un punto dove selezionare oggetti ed usarli, ma verrà fatto tutto in totale autonomia: basterà semplicemente essere in possesso dell’oggetto richiesto. Questa piccola (grande) caratteristica potrebbe non essere apprezzata dagli appassionati dalle tradizionali avventure punta e clicca.
L’arte dello stop motion
Sviluppato con Unity, il titolo brilla di ispirazione maestosa a livello grafico, alternando però scorci originalissimi a delle inquadrature decisamente spoglie. La tecnica utilizzata in Armikrog conferisce al gioco un carisma che pochi altri titoli si possono permettere. Anche la qualità dei video è buonissima, concedendosi inoltre qualche “libertà stilistica di tanto in tanto”. Ovviamente non ci riferiamo proprio a tutti i video, e capirete da soli quali taglierei da questa categoria. La colonna sonora è simpatica e fa trasparire inventiva, fondendosi con le bislacche animazioni “plastilinose”. Il doppiaggio inglese è realizzato in modo discreto, ma non riesce a far scattare quella molla di “amore” verso i personaggi. Di certo i sottotitoli nella lingua nostrana sono stati di grande aiuto per la comprensione delle vicende, anche se alcune parti testuali (che troveremo in particolare in una stanza) non sono state tradotte, e non potranno essere comprese dall’utenza che non è a conoscenza della lingua inglese.