Tempest Rising era sicuramente uno dei progetti più attesi dagli appassionati di RTS per quest’anno, un progetto che punta tutto su atmosfere alla Command & Conquer e una struttura di gioco tradizionale ed efficace. Abbiamo provato il titolo durante gli ultimi giorni, per capire quanto funziona oggi una formula così radicata nel passato: la verità è che sì, funziona ancora, ma nel caso specifico di Tempest Rising la realizzazione poteva essere un po’ più solida di quanto abbiamo riscontrato nella build attuale. Vediamolo insieme in questa recensione.
Il setting narrativo di Tempest Rising
Tempest Rising ci porta in un futuro alternativo dove la Terra è stata sconvolta da una guerra nucleare. Il mondo che conoscevamo non esiste più: al suo posto ci sono ambientazioni devastate, città in rovina e zone radioattive. In mezzo a questo caos è emersa una nuova risorsa chiamata Tempest, una sorta di sostanza aliena dalle proprietà misteriose, che diventa subito al centro di nuovi conflitti globali. Le fazioni in lotta sono principalmente due: da una parte c’è il Global Defense Forces (GDF), che rappresenta l’equivalente delle forze militari occidentali, armate fino ai denti e con uno stile più classico. Dall’altra c’è la Tempest Dynasty, una potenza più oscura e brutale che sfrutta la Tempest in modo aggressivo, con tecnologie e unità molto diverse da quelle della GDF.
Il tono narrativo è molto ispirato ai vecchi RTS anni ’90 e 2000: ci sono cutscene in stile Command & Conquer, dialoghi sopra le righe e una lore che, pur non essendo particolarmente originale, riesce a ricreare quella sensazione di guerra totale che tanti fan del genere conoscono bene. Non si prende mai troppo sul serio, ma riesce comunque a costruire un mondo credibile dove ogni fazione ha le sue motivazioni e il suo stile visivo distintivo.
Il gameplay di Tempest Rising
Tempest Rising mette involontariamente una barriera d’ingresso al gioco per tutti coloro che non sono abituati a uno strategico in tempo reale, peggio ancora qualora non se ne fosse mai giocato uno. Stando perlomeno alla build che abbiamo avuto modo di testare per la recensione, Tempest Rising ha comandi estremamente legnosi e davvero poco responsivi, al punto che anche le azioni più semplici a volte sono difficili da mettere in pratica.
Facciamo un esempio banale: l’attaccare unità nemiche o elementi della mappa. Di regola il gioco prevede che si clicchi il tasto A della tastiera, per entrare nella modalità di attacco con le unità selezionate (a patto che ovviamente siano in grado di attaccare) per poi cliccare con il tasto sinistro del mouse sul target. A volte questo comando semplicemente non viene preso, o perché non viene recepito, o perché le unità precedentemente selezionate si deselezionano senza un motivo apparente. Gestire numeri elevati di unità con dinamiche del genere, che capitano di continuo e di certo non di rado, non è il massimo della comodità. Siamo sicuri che chi sia perfettamente abituato a questo genere, avendo sviluppato una memoria muscolare di un certo tipo con comandi simili, non sentirà particolarmente il peso di situazioni simili, però d’altro canto non sono il massimo nemmeno per i veterani.
Immaginate una partita online, dal momento che sono presenti anche le ranked, oppure una sessione single player a difficoltà particolarmente alta, situazioni nelle quali serve coordinare molte attenzioni rapidamente e praticamente in contemporanea. Se mentre si cliccano tutti quei tasti un comando “si inceppa” e l’input va a vuoto, proprio nel mezzo di una frenetica combinazione di azioni, immagino che “danneggerebbe” anche il gameplay di un veterano assoluto. Confidiamo che problemi come questi vengano risolti prontamente per permettere un’esperienza di gioco più godibile su più livelli.
Questa legnosità generale poi è abbastanza evidente anche nei movimenti di certe unità, non sempre reattive come ci si aspetterebbe o si vorrebbe, che se uniamo agli input non impeccabili analizzati poco fa formano un mix di piccoli problemi che minano la qualità finale. Ma ribadiamo, ci stiamo basando su una build del gioco precedente all’uscita, e quindi non escludiamo l’arrivo di aggiornamenti correttivi, per quanto responsività dei comandi e animazioni non siano facilissimi da aggiustare (alcuni di voi forse si ricorderanno come il sistema di comandi, e la relativa responsività, di The Witcher 3 sia stato reworkato ampiamente e in tempi non brevissimi, dopo il lancio). Parliamo pur sempre delle fondamenta di un gioco, quindi se si deciderà di intervenire andrebbe fatto con molta attenzione, soprattutto qualora il bilanciamento di Tempest Rising si fosse basato sull’attuale stato del gioco.
Ciò che è solido
Se Tempest Rising ha delle carenze a livello di struttura del gameplay intesa come comandi e responsività, la struttura delle partite è molto più solida e ovviamente deriva da ciò che ha sempre funzionato nel genere RTS. Ogni partita inizia con la costruzione di una base e la raccolta della Tempest, la risorsa principale. È un sistema che funziona bene perché costringe il giocatore a controllare il territorio, proteggere gli estrattori e bilanciare espansione e difesa. Non si può stare fermi troppo a lungo, l’economia è pensata per spingere verso l’aggressività, premiando chi riesce a mettere pressione all’avversario senza perdere il controllo della mappa.
Le due fazioni principali offrono stili di gioco molto diversi. La GDF ha un approccio più diretto, con unità solide e facili da gestire, mentre la Tempest Dynasty punta su meccaniche più complesse, come l’invisibilità o il danneggiamento a lungo termine. Le differenze non sono solo estetiche, ma incidono davvero sulle strategie da adottare. La TD è l’ideale per approcci aggressivi, mentre la GDF punta più sulla consistenza. Sarebbe stato interessante a livello strategico veder sviluppate 4-5 fazioni diverse a livello di caratteristiche. Non intendiamo dire che per funzionare debba diventare una sorta di Age of Empires, ovviamente, prendetela come considerazione estemporanea.
Comparto grafico e tecnico
Tempest Rising è molto solido graficamente, con uno stile totalmente realistico e un buon livello di dettaglio. Non stiamo parlando di un Tripla A quindi non ci sono pretese di fotorealismo assoluto, però per quello che deve fare e per quello che è il livello della produzione è stato svolto un buonissimo lavoro. Non ci è nemmeno sembrato un gioco particolarmente pesante a livello grafico, anzi, ma ovviamente quando si tratta di giochi per PC vi invitiamo sempre a controllare i requisiti di sistema, sia minimi che consigliati, e paragonarli alla vostra configurazione prima di procedere all’acquisto.
L’unica cosa che ci sentiamo di segnalare in senso negativo, ed è comunque qualcosa di soggettivo, riguarda l’accessibilità visiva del titolo. Non c’è infatti modo di modificare la grandezza dell’HUD, perlomeno in questa build, ed elementi come le esplosioni hanno un’effettistica che può risultare fastidiosa alla vista dopo lunghe sessioni. Parliamo di dettagli minimi dei quali, in proporzione, solo una piccola parte dell’utenza potrà avere da ridire (anche perché di solito chi ha problemi con elementi di gioco, che siano personaggi, scritte o icone, non di grandi dimensioni non gioca a priori al genere), però per completezza ci è sembrato giusto farvelo notare. Non vanno intesi come difetti significativi, e tolti questi Tempest Rising è tecnicamente molto valido.
In chiusura, Tempest Rising è un prodotto decisamente onesto, ma nulla che possa far gridare al miracolo. Pecca di quella solidità necessaria per poterselo godere appieno, è a tratti abbastanza legnoso ed è qualcosa che potrebbe allontanare tutti coloro che non sono specificatamente appassionati di RTS. Se invece siete fan e cercate costantemente nuovi esponenti della strategia in tempo reale per intrattenervi, Tempest Rising fa sicuramente al caso vostro.