Rowan Atkinson, il famoso Mr. Bean, contro la “cancel culture”

Rowan Atkinson si dice ormai "appesantito" del personaggio di Mr. Bean e si scaglia contro la "cancel culture" che opprime le menti.

Andrea Ferri
Di Andrea Ferri News Lettura da 3 minuti

Rowan Atkinson, conosciuto forse più per il suo geniale personaggio di Mr. Bean, ha da poco rilasciato un’interessantissima intervista riguardo il dibattito in rete della cosiddetta “cancel culture”, ovvero la cultura dell’annullamento. Essa è una pratica che ha come scopo primario quello di smettere di dare supporto a una determinata persona o opera (libri, film, politici ecc…), estremizzando anche il concetto di “politically correct” e minando anche la libertà di pensiero di chi ha espresso un’opinione. Rowan Atkinson ha dichiarato che:

Il problema che si riscontra online è che c’è un algoritmo che decide cosa vogliamo vedere, una cosa che finisce per dare origine a una visione semplicistica, binaria della società. E diventa tutto un caso di “o sei con noi o sei contro di noi”. E se sei contro di noi, meriti di venir cancellato. È importante essere esposti a un ampio spettro di opinioni, mentre quello che abbiamo oggi è l’equivalente digitale delle folle medievali che andavano in giro in cerca di qualcuno da mettere al rogo. È spaventoso per qualsiasi vittima di questa “mafia online” e mi riempie di angoscia per il futuro.

Non può mancare anche una parola sul suo iconico e unico personaggio celebre in tutto il mondo, Mr. Bean, e di un altro e importante ruolo come quello di Blackadder

Non mi piace molto interpretarlo. Il peso della responsabilità è notevole. È stressante ed estenuante e non vedo l’ora che finisca. Ma dato che abbiamo fatto una serie animata, siamo nelle fasi iniziali dello sviluppo di un film animato. Per me è più facile interpretare Mr Bean a livello vocale che fisico.

Se devo essere onesto, non mi piace alcun processo creativo, con una sola eccezione rappresentata da Blackadder. Principalmente perché la responsabilità di rendere quella serie così incredibilmente divertente ricadeva sulle spalle di più gente, non solo sulle mie. Ma va anche detto che Blackadder era figlia dell’energia creativa che avevamo negli anni ottanta. Replicarla 30 anni dopo non sarebbe semplice.

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Da bambino mi innamorai subito della cultura pop, dei videogames, degli anime e del cinema. Cresciuto a suon di VHS, la posta di Sonia e di partite alla PS1, sono anche un avido collezionista di tutto quello che mi passa per le mani. Il mio amore più grande? Toy Story, al quale sempre sarò fedele verso l'infinito, e oltre!