The Signifier – Anteprima del titolo tech-noir targato Playmestudio

Quello che abbiamo provato di The Signifier ci ha colpito in positivo, promettendo di rompere con gli stereotipi narrativi. Ecco l'anteprima!

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa Impressioni Lettura da 5 minuti

È proprio nelle infinite possibilità espressive dei mezzi figurativi, che s’installa quel tipo di creatività che trascende le limitazioni del caso, approdando, con la dovuta cura, anche in ambiti profondamente umani. Con The Signifier,sviluppato da Playmestudio, ci troviamo davanti ad una scelta del genere, a un tipo di prodotto che non soltanto vuole comunicare qualcosa, ma che vuole trascinare il giocatore in una vera e propria esperienza in “presa diretta”. È proprio la soggettività dei suoi sviluppi, infatti, uno dei tratti più affascinanti e curiosi, a valorizzarne i modi, costruendo un’esperienza che va ben oltre il semplice contesto ludico.

Di cosa parla questo The Signifier?

All’interno della narrazione del titolo vi troverete ad indossare i panni di Frederick Russell, un esperto sia nell’ambito della psicologia sia della IA (intelligenza artificiale), e in relazione a questa lo troviamo in procinto di lavorare, di sviluppare e perfezionare una sua particolare ricerca: una macchina che può scansionare il cervello umano e i ricordi, i frammenti che lo compongono, arrivando a toccarne anche le corde più recondite, personali e profonde. Il nome di questa è Dreamwalker. Proprio in relazione alla sua genialità, il suddetto protagonista verrà trascinato in una serie di eventi ed intrighi, intorno all’inspiegabile morte della vice presidente di una delle più importanti compagnie sulla tecnologia del pianeta. Sarà dunque suo compito e nostro, cercare di ricostruire i fatti, imprecisati, in modo tale da identificare e chiarire tutte le possibili dinamiche che hanno portato ad un gesto del genere.

The SignifierIl bivio

Il giocatore avrà, fin dai primissimi istanti di The Signifier il controllo di Frederick, in un’avventura (anche se qui sarebbe più consono parlare di vera e propria “esperienza narrativa”) in prima persona, nella quale potrà muoversi non soltanto all’interno della sua stessa vita e quotidianità, quotidianità infarcita di dettagli personali fondamentali (libri, articoli, dipinti, oggetti, lunghi vocali e podcast) con una cura molto importante, soprattutto in relazione al fatto che nulla, o quasi, viene lasciato al caso, con un protagonista pronto a descrivere ogni cosa, contestualizzando il mondo di gioco che abbiamo intorno, ma anche all’interno della mente della donna stessa al centro dell’indagine. In questo modo vengono a formarsi due strade distinte: una costituita dal mondo reale, con ambientazioni relativamente semplicistiche e curate, innestate in una coerenza che ha molto da raccontare e descrivere, ed una estremamente astratta, onirica e a tratti disturbante, costituita dai ricordi della donna, in cui il semplice concetto del “muoversi” diventa complesso e abbastanza simbolico.

È proprio all’interno delle memorie della donna che The Signifier sviluppa la sua centrale azione, con un insieme di dinamiche che conducono il protagonista a un indagine che trascende il concetto stesso, il significato della parola, arrivando ad analizzare elementi fondamentalmente astratti, con l’obiettivo di comprenderne il senso ed il ruolo. Questo avverrà in due fasi: una oggettiva ed una soggettiva. Nella prima ci si trova semplicemente nei ricordi costruiti dall’intelligenza artificiale, nella seconda, invece, si affronta il tutto attraverso gli occhi stessi della donna, ritrovandosi nello stesso luogo, sporcato però da una soggettività che ne reinterpreta completamente ogni regola, ogni logica.

The Signifier

Giocano un ruolo centrale, nel titolo, non soltanto gli elementi estetici, prodotti da un design attento e ispirato, ma anche i suoni. La ricercatezza del sound design si fonde perfettamente con quanto rappresentato, trasportando il giocatore in un qualcosa di avvolgente e mai scontato, che riesce ad uscire dallo schermo stesso, in alcuni suoi frangenti, rivelando tutte le potenzialità espressive del titolo.

L’obiettivo principale resta dunque quello di raccogliere più dati possibili, più indizi, senza però mai dimenticarne il peso umano, in un continuo “avanzare” che genera sempre più domande e fascinazione.

The Signifier si sviluppa, dunque, in una pluralità di generi e tematiche da non sottovalutare che, almeno fin dove abbiamo potuto vedere, riesce a tenere incollati allo schermo, producendo tutto un insieme di sviluppi in grado di toccare il giocatore stesso, coinvolto in prima persona in quello che avviene sullo schermo.

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Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.