Di cani, violenza e sangue in The Last Of Us Parte 2

L'ultimo gameplay di The Last of Us Parte 2 ha davvero scosso gli animi di molti giocatori: non è facile essere violenti nei videogiochi.

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief GL Originals Lettura da 9 minuti

L’essere umano è dotato di coscienza: se nell’accezione etimologica è il saper avvertire le esperienze individuali, nel linguaggio comune è invece vista come la valutazione morale del proprio agire. Il videogioco, specialmente quando tratta temi pesanti come l’omicidio, ha vari modi per alleggerire il peso della coscienza: abbiamo ucciso dozzine di demoni, super malvagi di ogni tipo e, persino in giochi come GTA V, umani indifesi che però avevano la colpa di trovarsi sulla nostra strada. In tutto questo, però, la reazione dei videogiocatori è sempre stata diversa, soggettiva ma mai così divisiva come succede per alcuni titoli (come The Last of Us) e, in caso, anche nel media della porta accanto, il film.

Videogiochi e coscienza

Esistono moltissimi modi per mascherare scelte più o meno moralmente discutibili: Grand Theft Auto ci punisce con polizia e stelline del ricercato per farci capire come fare i cattivi porti a conseguenze terribili, mentre titoli che hanno integrata la gestione del karma evidenziano sempre che, a discapito di un potere più forte (Star Wars docet), il male ha delle conseguenze (Darth Sidious/Palpatine lo mostra in volto). A prescindere, però, l’esperienza generale è sempre ovattata: togliendo infatti alcune dinamiche reali, il videogioco riesce (con una sorta di trucchetto) a rendere tutto meno pesante. Uccidere i nemici in lontananza su Call of Duty, il non far uscire sangue durante un’uccisione o il semplice rimpiazzo dei suoni con qualcosa di diverso sono piccoli escamotage che i designer sfruttano per non far diventare ogni gioco un trattato pacifista, eppure talvolta puntare al realismo diventa necessario, come in The Last of Us Parte 2 o, meglio ancora, nel primo capitolo.

The Last Of Us Part II

In The Last of Us, specialmente nelle prime fasi di gioco, troviamo un paio di scene davvero toccanti: indimenticabile tra tutte quella della morte della figlia di Joel. La guardia, che ha ricevuto un ordine dai superiori e che si vede terribilmente scossa, è il primo brivido che il giocatore riceve: se i primi infetti sono terrificanti e la gente in strada in panico riesce a far battere più velocemente il cuore, quello che inizia a far intuire come sarà questo viaggio è proprio quella frase del soldato “Ma è una bambina”. Quel soldato morirà poco dopo per mano di Tommy, il fratello di Joel, ma già in quel caso capiamo come quell’uccisione non sia giusta. Come non lo saranno tante altre nel corso del gioco, fino a quel fatidico finale, climax di una storia poco storia e molto umana.

Un guaito straziante

Nel video rilasciato ieri durante lo State of Play, tra le tante cose che mi hanno colpito della produzione, c’è stata quella forte componente coscienziosa: ogni uccisione fatta da Ellie l’ho sentita sulla pelle. Fosse esso un soldato, un religioso o un cane, il modo in cui la vita veniva tolta da quelle persone mi è pesato fin da subito. The Last of Us Parte 2 fa infatti di questo fardello un vero e proprio vanto, e lo fa talmente bene che probabilmente molti di voi in questo nuovo gioco eviteranno svariate battaglie. Non ci avevo mai pensato (e non lo avrei mai fatto se non in determinati giochi), ma se ci immaginassimo per un momento che quel mondo di gioco è in realtà un mondo reale, con le proprie famiglie, usanze e quant’altro, allora davvero uccidere una guardia – seppur intenzionata a toglierci la vita – risulterebbe straziante. Lo è infatti molto la sorte di quella povera ragazza, concentrata a giocare a Hotline Miami su una PSVita, che morirà per mano di Ellie con un coltello in gola (e zampilli di sangue che salteranno via da quella povera ragazza mentre la vita scompare dai suoi occhi).

The Last of Us Parte 2 Cane

Un altro momento davvero pesante tra i tanti visti ieri è stato quello del cane: certo, chiunque non vorrebbe mai uccidere un cane (salvo che non sia uno zombie in Resident Evil). Se infatti andiamo ad analizzare un film molto conosciuto come John Wick, nessuna ferita, pallottola e nemmeno la morte per malattia della moglie di John riesce a farci avvicinare al suo punto di vista omicida e vendicativo quanto la morte del cane, vero momento focale che fa diventare lo spettatore assetato di vendetta tanto quanto il protagonista. Ecco, ora in The Last of Us Parte 2 sarete voi ad ucciderli: ovviamente è un’esagerazione, parliamo sempre di un gioco ed esso, simulando una realtà dove essere scoperto porta alla morte, ovviamente vi pone d’avanti a scelte critiche di questo tipo. Ma i guaiti sono tutta un’altra storia.

Nella scena del video di ieri Ellie lancia una molotov addosso ad un cane e al suo padrone-guardia, facendoli morire bruciati. Ellie va via senza vedere, forse per evitarsi lo spettacolo, ma subito si sente un guaito talmente stridulo e carico di dolore che già so mi farà star male. Certo, non stiamo parlando di animali feriti per il bene dello spettacolo, quanto più di una simulazione fatta di meri pixel (per fortuna i videogiochi non sono la realtà), e lamentarsene sarebbe un po’ come sbraitare a Spielberg davanti al triceratopo.

the last of us 2

La scelta di essere un sopravvissuto

Un videogioco, sia esso un’avventura fantastica o un survival horror con i fiocchi, è un’esperienza da vivere in modo virtuale: porta con se molti media e molte tecniche, è in costante evoluzione e sembra saper stupire anno dopo anno, nonostante svariati studi di sviluppo provino solo a replicare i successi degli altri. The Last of Us Parte 2 vi mette nei panni di un sopravvissuto, una ragazza che ha perso tutto, che è stata tradita dal suo padre surrogato, che poi ha trovato l’amore e che alla fine parte per un viaggio di giustizia; provate voi a pensare a cosa fareste in quel caso. Non è tanto interessante sapere il risultato di questa risposta: che siate capaci di tutto o degni di essere moralmente candidi, anche solo l’idea che questa produzione già da adesso faccia parlare – e riflettere – in questo modo è un qualcosa di magico e unico. Più del comparto grafico, del gameplay o della trama, la concezione di poter provare ansia nel compiere un omicidio nel gioco è fantastico, e sono convinto che proseguendo nella prossima generazione avremo tante esperienze di questo stampo. Scoprire la malattia di Arthur in Red Dead Redemption 2 e diventare più umani, correre per un corridoio fregandosene dei collezionabili perché una musica incalzante ci fa capire che il tempo passa o persino lanciarsi nel campo di battaglia prendendosi un momento per fiatare (nonostante non siate voi quelli che stanno faticosamente schivando proiettili) sono azioni che faremmo nella realtà, e che un videogioco può o non può farci vivere. Tutto si riduce all’esperienza, e se quella di The Last of Us Parte 2 è riuscita a mettermi in questo stato d’animo solo con 20 minuti di video, allora ha già vinto.

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Editor in Chief
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.