Siamo entrati ormai nell’era del remaster dove le aziende, un po’ per scelta commerciale e un po’ perché devono dare qualcosa al pubblico in attesa di un titolo Tripla A, rispolverano le vecchie glorie e recuperano i grandi marchi del passato. Cavalcando l’onda, Capcom ha deciso di testare il terreno e valutare quanto valga la pena investire su questa “moda”, tirando fuori uno dei marchi più acclamati della saga come Devil May Cry, il quale non ha avuto un grande successo come si era sperato con il reboot della serie.
La scelta è ricaduto sul quarto capitolo, non proprio ricordato con enfasi dai fan e di certo non all’altezza del terzo capitolo, ma che comunque non ha lasciato l’amaro in bocca come il secondo della saga, pubblicando così Devil May Cry 4: Special Edition.
Let’s Rock!
La saga non è mai stata ricca sotto l’aspetto della trama, ma questo è sempre stato compensato grazie al carisma dei loro personaggi, al combat system e all’alto livello di combattimento. Non si tratta più di un gioco basato solo sul nostro Dante, ma viene introdotto un altro cacciatore di nome Nero, dotato di un braccio demoniaco. La storia è ambientata in epoca in cui il padre di Dante, Sparda, viene venerato nella città di Fortuna e il nostro Nero ne è un cavaliere. Ma gli eventi cambiano quando ad inizio scena arriva Dante che elimina il sacerdote e da lì inizierà un susseguirsi di colpi di scena, boss molto forti e che ci permetterà nella maggior parte delle missioni di usare Nero ma in altre anche Dante.
Quando uscì non fu accolto dalle critiche molto bene, grazie ad una struttura delle missioni debole, enigmi non molto brillanti e delle sezioni platform un po’ fastidiose. Si sperava appunto che con questa nuova edizione venissero colmate queste lacune, ma non è stato così. Ma non tutto è andato storto. Oltre ad aver introdotto un full object motion blur, utilizzabile anche durante il gameplay, è stato aggiunto il sistema auto-save e quindi non ci sarà più bisogno di salvare il gioco ogni volta che è stata completata una missione. A livello grafico il miglioramento c’è stato e si può notare soprattutto nei giochi di luce che vengono accentuate rispetto alla versione per PlayStation 3 e Xbox 360.
Ma alla base di tutto, Capcom ha voluto introdurre, oltre i classici Dante e Nero, tre nuovi personaggi giocabili. Dante è simile a quello visto in Devil May Cry 3, con un’infinità di stili e di mosse ma nel quarto capitolo deve lasciare la scena a Nero che viene introdotto con il Devil Bringer, ovvero il suo braccio demoniaco. Non solo permette prese poderose, ma ci permette di avvicinarci ai nostri nemici con velocità, aumentare il livello delle combo e muoversi in aria per spostarsi negli scontri con i boss (anche se diventa inutile quando sono enormi). Oltre a questo possiede la Red Queen, uno spadone dotato di acceleratore che può caricarsi e procurare ancora più danni. Volete sapere chi sono quelli nuovi? Ebbene parliamo di Vergil, Trish e Lady.
L’attrazione principale di questa special edition sono proprio loro tre, ognuno con sistemi uniti e dotati di armi intercambiabili. Forse il loro inserimento poteva essere gestito meglio poiché entrano con forzatura nelle campagna principale, soprattutto Vergil. Tra le modalità introdotte abbiamo il Legendary Dark Knight Mode, il nuovo livello di difficoltà che mette alla prova gli esperti del gioco, e il Turbo Mode, il quale velocizza l’azione ma rende il platforming un po’ irritante.
Se non è stata una grande novità dal punto di vista del gameplay, un cambiamento nel comparto grafico era d’obbligo, visto il salto di qualità delle nuove console. Capcom non è mai riuscita a rilasciare remaster per PS4 senza problemi e questo titolo non è stato da meno, ma per nostra fortuna non ha impatto sul gameplay. La fluidità di base del gioco viene minata fortunatamente solo durante le cut-scene, durante le quali sono riprodotto a 60fps, ma comunque migliore di quanto abbiamo visto nelle precedente versione. Dal punto di vista della qualità d’immagine, il gioco viene riprodotto a 1920×1080 ma senza antialiasing, cosa che veniva utilizzata addirittura sull’Xbox 360, ma comunque ciò non va a rovinare tutto il lavoro artistico fatto e durante il gameplay la qualità resta accettabile.