Pokémon Spada e Scudo – Provato, siamo entrati nella Palestra di tipo Acqua

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Impressioni Lettura da 5 minuti

Negli ultimi giorni ci siamo recati a Milano per provare con mano diversi giochi Nintendo, due dei quali sono proprio Pokémon Spada e Scudo, ultima fatica targata Game Freak. Partiamo subito da una premessa che farà storcere il naso a qualche lettore: purtroppo non siamo stati informati su quale delle due versioni abbiamo testato: le loro differenze non hanno influenzato la nostra prova, ma quest’ultima è stata davvero molto breve e concentrata unicamente all’interno della palestra di tipo acqua. Questa prima occhiata è stata comunque molto chiarificatrice, visto che nonostante non abbiamo avuto modo di saggiare l’open world creato dalla casa di sviluppo, ci sono stati elementi che inevitabilmente hanno attirato la nostra attenzione.

Pronti a lottare 

Come detto in precedenza, la prova è stata breve e unicamente circoscritta alla palestra di tipo acqua. Per arrivare al capopalestra abbiamo dovuto eseguire le classiche azioni platform, così da cambiare il flusso dell’acqua e aprirci un varco fino al campo di lotta vero e proprio. Qui siamo letteralmente entrati in uno stadio, circondati da fan che non vedevano l’ora di gustarsi una lotta che, a conti fatti, è stata tanto spettacolare quanto epica. Il sistema di combattimento è ancora quello classico, ogni creatura dispone di quattro abilità da poter utilizzare un numero limitato di volte, dunque per avere la meglio dovrete utilizzare un minimo di strategia.

Dunque, indipendentemente dai combattimenti classici che i fan conosceranno a memoria, la cosa che più intriga gli utenti è sicuramente la forma Dynamax che varia a seconda del Pokémon utilizzato. Questa forma è circoscritta unicamente agli scontri che ci contrappongono ai capopalestra ed ha la durata massima di soli tre turni. L’idea che ci siamo fatti è stata quella di un boost temporaneo, così da non concentrare l’intera lotta unicamente su questa tecnica. Quando attiverete questa funzione, il vostro mostriciattolo diventerà gigantesco, potenziando le sue mosse e rendendole molto più appariscenti rispetto a prima. Questa scelta ci è sembrata più che bilanciata, chi pensava che questa nuova feature avrebbe prevalso nelle lotte si è sbagliato, visto che per come è stata inserita non possiamo dire altro che dona varietà e spettacolarità alla sequenza dedicata.

Il cuore nei dettagli 

Quello che più ci ha colpito, al netto dell’esigua durata, è stata la qualità dei dettagli proposti su schermo da Game Freak. Ovviamente è troppo presto per giudicare la qualità tecnica complessiva dell’opera, ma allo stato attuale ci sentiamo di dire che la casa di sviluppo ha preso la strada giusta. La palestra era ricca di cascate d’acqua, il puzzle da superare era complesso il giusto e siamo curiosi di vedere come saranno strutturate le altre palestre. La nuova regione è stata ispirata alla Gran Bretagna, dunque anche gli stadi per la lotta contro i capopalestra prendono pesantemente spunto da quelli del calcio inglese, super moderni e dal design accattivante.

C’è da aggiungere poi che abbiamo scoperto che Pokémon Spada e Scudo sarà compatibile con la Poké Ball Plus, la periferica uscita in passato insieme a Pokémon Let’s Go! Pikachu e Eevee che consentirà di portare a spasso un pokémon e di controllare il gioco usandola al posto del Joy-Con.

In conclusione possiamo dire che, nonostante non sia stata una prova esaustiva, è stato abbastanza per intuire che direzione prenderà l’opera. Il titolo è sicuramente ambizioso e punta a rinnovare il brand rimanendo ancorato però a quei capisaldi che lo hanno reso grande, ottenendo un connubio che non allontana i vecchi giocatori ma ne avvicina di nuovi. Questo potrebbe rappresentare davvero una sorta di anno zero per Pokémon, e armati di spada e scudo si va diritti verso un futuro che sembra gigante come la trasformazione Dynamax. Non vediamo l’ora di provare il gioco completo!

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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.