Iron Fighter è un film d’azione italiano, diretto ed interpretato dallo stesso Claudio Del Falco. Nella pellicola il regista/attore è posto al centro di una vicenda che andremo a breve a sviscerare in questa recensione, sebbene vogliamo esser chiari fin da subito: sono talmente tanti gli sbagli in questo film che ci chiediamo come sia stato possibile che abbia trovato una produzione in grado di sostenerlo.
Combattere e vivere
Claudio Del Falco è un uomo ricco e famoso: è un campione imbattuto in oltre 100 incontri di arti marziali miste, possiede una sontuosa villa con tanto di moto sportive esposte in salotto, ha una Ferrari F430 Spider che guida ogni giorno come Daily Car, una Lamborghini Countach, e tanto altro. L’uomo condivide la casa con Sara, la figlia poco più che adolescente, e la nuova compagna Camila, arrivata dopo la morte della madre di Sara.
Claudio si sta preparando all’ultimo incontro della sua vita, proprio il 25 dicembre infatti, l’uomo sfiderà il suo ultimo rivale per vincere un titolo mondiale, un premio da 10 milioni di dollari e la gloria eterna dell’essere eletto Iron Fighter. Tutto procede per il meglio, quando un misterioso gangster di nome Hal si presenta a casa di Claudio mentre lui combatte sul ring, e rapisce Camila.
Tornando a casa, Claudio viene tramortito dai malviventi che gli chiedono qualcosa in cambio della libertà della sua amata. Non vi sveleremo altro circa la trama e lo svolgimento degli eventi, ma se avete visto un qualsiasi film d’azione negli ultimi vent’anni potrete già avere da soli un’idea di quello che accadrà e soprattutto, di come avverrà.
Ferrari, la vera protagonista
Claudio Del Falco presenta un film che vorrebbe essere serio ma che sfocia nel trash più prepotente che mai, perché in Italia se si vuole, si riesce benissimo nelle cavolate. Il film non ha particolari problemi di trama, per quanto scontata e poco intrigante, che si rifà ai B-movie americani degli anni ’80 e ’90.
Lo sguardo di Claudio nel film ci ricorda l’intensità di Luca Marinelli in Lo Chiamavano Gig Robot, sfortunatamente senza la stessa vena attoriale. Claudio è un romano, “coatto” e sfrontato che (con sorpresa di tutti) non parla romano anzi, fa di tutto per parlare un’italiano corretto e pulito.
Il film stona su tutto: un personaggio che gira in Ferrari che al contempo si allena nelle peggiori palestre mai viste, un rapporto con la figlia Sara praticamente inesistente, dialoghi senza peso e che dimenticheremo il minuto dopo averli ascoltati, un incontro da 10 milioni di dollari tenuto in uno scantinato, completamente insensato e privo di qualsiasi fantasia, con tanto di pubblico in sottofondo come se fosse una folla immensa quando appare chiaro che in quel loculo siano presenti quattro gatti.
Claudio va bene come presenza scenica, è credibile, ma tutto crolla quando parla, accecando gli spettatori con i denti appena sbiancati e finti grossomodo come la compagna (nel film si intende) che è Camila. quest’ultima viene picchiata senza motivo nel film, forse per dare più valore ai cattivi della situazione, ma ci sono sembrate botte gratuite e prive di significato, un po’ come la lunga e poco sensata scena di sesso che apre il film: banale e finta tanto quanto chi la interpreta.
Un completo disastro
Iron Fighter è indifendibile, insalvabile e privo di qualsiasi momento cinematografico sensato. Peggio ancora quando scopri che il regista, pare abbia detto, di essersi ispirato ai film di Tarantino come Kill Bill: ci dispiace, ma non bastano auto di lusso, una katana e tanto silicone per arrivare a Tarantino. Probabilmente ad evitare di farci sospendere l’incredulità è stata anche la scelta delle telecamere, delle modalità di ripresa che ci sembrano tutto sommato amatoriali e molto lontane dal cinema contemporaneo.
Iron Fighter non ha aggiunto nulla al cinema d’azione italiano anzi, ha detratto nel modo più becero possibile. Scene banali, personaggi a malapena accennati e tanto trash da far spavento: è uno di quei casi in cui ci si può divertire se si decide di vederlo come un film comico, che può far scaturire qualche genuina risata (come ad esempio il modo in cui Claudio porta la Coppa del Campione in auto), ma se invece si prova a pensare a un film serio, tutto crolla come un castello di carte.
La vera protagonista della scena, che probabilmente non ha sbagliato nulla, è stata la Ferrari che Claudio guida ogni minuto: il lottatore e regista non perde occasione per girare col bolide italiano di qua e di là, talvolta anche senza motivo, e questo getta altre ombre sulla produzione.