La Gamescom 2019 recentemente conclusasi è stata l’occasione perfetta per poter toccare con mano numerosi titoli largamente attesi che da mesi stanno facendo assai parlare di loro. Tra i tanti prodotti che abbiamo potuto provare, uno di quelli che eravamo maggiormente interessati a scoprire nel dettaglio era Borderlands 3, la nuova creatura targata Gearbox Software che nel corso di questi ultimi tempi ha saputo capitalizzare l’attenzione di critica e pubblico. La fiera di Colonia ci ha quindi dato l’opportunità di guardare molto più da vicino la produzione 2K Games, una gustosa prova durata circa un’oretta e incentrata sul gunplay sfoggiato dall’opera.
La grande caccia
La demo messa a nostra disposizione – incentrata sull’endgame dell’esperienza ludica – ci ha posto innanzi a una prova da dover superare facente parte della modalità “Trial to Survive”, una serie d’arene dalla difficoltà sempre crescente in cui affrontare svariate orde d’avversari andatesi a concludere con una boss-fight in cui è stato necessario mettere in campo tutte le nostre abilità per spuntarla. La missione non era particolarmente lunga, un particolare che ci ha permesso di rigiocarla per ben quattro volte utilizzando a ogni nuova partita un protagonista diverso tra i quattro nuovi cacciatori della Cripta, di fatto potendone saggiare e studiare le diverse caratteristiche in-game. Una volta iniziata la sfida, il nostro primo compito è stato quello di distribuire i numerosissimi punti abilità a nostra disposizione, dettaglio che ci ha nuovamente messo faccia a faccia con un ricco e variegato albero delle abilità, nella struttura sostanzialmente identico a quelli già visti nei precedenti capitoli del brand. Fin dai primi secondi di gioco, abbiamo subito potuto notare le notevoli differenze che hanno caratterizzato ognuna delle nostre run, di fatto trovandoci nella situazione di dover modificare il nostro stile di combattimento a seconda del personaggio controllato.
Zane è un po’ il tutto fare del gruppo, bilanciato sia sulla distanza che negli scontri più ravvicinati e in grado di sfruttare un vero e proprio ologramma di sé stesso per riprendere fiato in qualche situazione particolarmente ostica. Moze ci ha permesso di lanciarci a testa bassa contro il nemico ad armi spianate, il tutto condito da un enorme mech guidabile da poter chiamare in caso di bisogno per spargere morte e distruzione in ogni dove. Amara, la sirena, possiede grande familiarità con le armi elementari e con i suoi poteri, strumenti essenziali per sopravvivere e il cui fiore all’occhiello risiede in una serie d’enormi pugni psichici con cui menar le mani contro chiunque dovesse pararcisi innanzi. Infine, abbiamo potuto chiudere la nostra prova sul campo con FL4K, robot cacciatore che oltre alle sue fidate bocche da fuoco incentrate sullo scontro a distanza può sguinzagliare le varie creature di Pandora contro il nemico, degli utili alleati che nel corso della demo ci hanno tolto d’impiccio in più di un’occasione.
Un’arma per amico
Distogliendo un attimo lo sguardo dai diversi approcci adottabili, ciò che salta subito all’occhio è quell’incredibile attenzione nei confronti di un armamentario così vasto che sarà impossibile non trovare l’arma dei propri sogni più intimi. Fin dai suoi albori, il brand ha sempre puntato su una vastissima gamma di bocche da fuoco con cui poter dare filo da torcere a qualsiasi avversario talmente folle da volerci fronteggiare, ma con questo nuovo capitolo la software house ha puntato verso vette ben più elevate. Il giocatore si ritroverà infatti nella condizione di poter dar forma a un set d’armi semplicemente perfetto per i propri gusti, con infinite variazioni da testare e mod da applicare. Come facilmente immaginabile, le possibilità sono potenzialmente infinite e spaziano da quelle più convenzionali – quali pistole, mitragliatrici e lanciamissili – ad altre totalmente fuori di testa, come un particolare fucile al plasma che una volta scarico diverrà una pratica granata che inizierà a inseguire qualche avversario prima di saltare in aria. L’opera appare insomma più rifinita e arricchita rispetto a quanto visto in passato, con grande attenzione ai poteri elementari sfruttabili non solo contro i nemici ma anche sulle mappe di gioco stesse. Per fare un esempio pratico, una volta trovatici inseguiti da una lunga schiera d’affamati mostri pronti a dilaniarci, abbiamo aperto il fuoco su una strana pozzanghera di melma maleodorante da cui è divampato un enorme incendio che ha divorato buona parte degli avversari che volevano farci la pelle.
Secondo quanto dichiarato dal team di sviluppo, situazioni di questo tipo si presenteranno in gran numero è sarà di fondamentale importanza sfruttare ogni occasione a nostro vantaggio, pena un inesorabile game-over. Effettivamente, i nemici si sono rivelati molto agguerriti e l’asticella della difficoltà ci è parsa tarata decisamente verso l’alto, con pochi colpi ben assestati rivelatisi più che sufficienti per mandarci al creatore, segno del fatto che i videogiocatori più hardcore torneranno ad avere pane per i loro denti. Da un punto di vista più generale, quanto visto ci è sembrato sostanzialmente in linea con i precedenti episodi del franchise, nel bene e nel male. Controlli reattivi e funzionali affiancati a un comparto tecnico di tutto rispetto sono così andati mescolandosi a un combat-system divertente ma al contempo afflitto da quello stesso problema che ci portiamo dietro fin dal primo Borderlands, ovvero infiniti nemici che continuano a sembrare delle spugne mangia proiettili e in cui il feedback delle armi non convince pienamente, soprattutto in termini di rinculo. I miglioramenti, insomma, sembrano esserci e sicuramente non sono pochi, ma se quello in cui speravate era una radicale e profonda trasformazione del comparto ludico, preparatevi a rimanere delusi.