L’intrigo per le avventure grafiche di nuova generazione e per i film interattivi dove siamo noi a “scegliere il destino” di protagonisti e storia è cresciuto sempre di più, quasi a far vivere a tale genere videoludico una seconda giovinezza. A braccetto con Telltale e Quantic Dream, per motivi chiaramente diversi, tra i fautori di questa fortuna ci sono anche i ragazzi di Supermassive Games, forti del successo del brand di Until Dawn e di altri titoli dello stesso stampo. Arriva il 30 agosto su PlayStation 4, PC e Xbox One il nuovo lavoro del team ed edito da Bandai Namco, facente parte di una serie antologica di avventure brevi (di circa 5 ore per una run, se ci rifacciamo a questo nello specifico): si tratta di Man of Medan, appunto il primo dei giochi che va a comporre la collana The Dark Pictures Anthology. Al momento della stesura della recensione il titolo non dispone ancora della patch del day one correttiva, assolutamente indispensabile per risolvere alcune scomodità tecniche significative. Fino a quel momento quindi ci asterremo dal dare un giudizio definitivo al gioco e gli assegneremo una valutazione con riserva che potrà cambiare o essere confermata. Patch o meno, andiamo a saggiarne insieme le grandi qualità e conosciamo le sfiziose novità proposte.
“Non bisogna temere la morte. Dopo tutto, essa è ineluttabile”
Non si tratta di una nostra citazione a Thanos, bensì di una delle frasi con cui veniamo accolti all’interno della trama principale del gioco. A pronunciarle è “Il Curatore”, una sorta di bibliotecario custode di storie, con il quale collaboreremo per scrivere noi stessi la storia e il destino dei cinque giovani ragazzi, i malcapitati protagonisti di questa vicenda. La sua presenza ricorda quella dello psicologo Hill all’interno di Until Dawn, con il suo ruolo molto simile, ma stavolta non attivamente presente all’interno della trama. Egli infatti si trova all’interno del suo archivio e commenterà alla fine di ogni atto i nostri progressi, magari permettendosi, qualora lo volessimo, di regalarci qualche piccolo indizio che possa indirizzarci verso “i risvolti più fortemente auspicati”.
Tuttavia, il suo ruolo potrebbe non essere limitato a questo semplice titolo: stando a quanto si vede nella sigla iniziale del gioco (accompagnata dalle suggestive note dei Khemmis e la loro “A Conversation With Death“), il Curatore di storie è accompagnato da immagini chiaramente ispirate a pellicole divenute classici degli horror, come The Ring o Silent Hill, ma soprattutto, essendo presente in un archivio ed essendo il titolo facente parte di una antologia, non sembra inverosimile che il Curatore sarà la nostra guida per tutti i titoli che andranno a comporre la collana della Dark Pictures Anthology. Questa inoltre sarà basata – appunto come nel caso di Man of Medan – su miti e leggende reali, con un cast sempre nuovo di attori ad accompagnarci.
La nave fantasma
Il gioco prende come ispirazione dalla leggenda della Ourang Medan, nave risalente alla seconda guerra mondiale alla quale sono state associate incredibili teorie. Questa storia è stata scelta come punto di partenza per l’antologia perché, come ci illustra Tom Heaton (Game Director di questo titolo), la nave è sembrata al team l’ambientazione ideale dove un gruppo di amici potesse “rimanere isolato e incapace di sfuggire facilmente al terrore”. Una volta preso il controllo dei personaggi dopo il prologo – ahimé abbastanza chiarificatore – ci troveremo nelle acque del Pacifico Meridionale, dove cinque ragazzi si apprestano a fare un’escursione in mare su una barca per immersioni chiamata Duke of Milan. tuttavia, come è solito capitare in questi titoli, non tutto andrà come previsto, e il programma dei quattro turisti americani e il capitano della barca è destinato a prendere una via spiacevole, ma lasciamo a voi l’ebrezza della scoperta. Tra gli interpreti che hanno dato un volto ai protagonisti spicca Shawn Ashmore (che aveva già prestato le sue sembianze a Jack di Quantum Break) nel ruolo di Conrad, ed è accompagnato da Chris Sandiford nel ruolo di Brad,da Kareem Tristan Alleyne che interpreta Alex, e infine dalle due fanciulle del gruppo Arielle Palik, l’attrice che impersona Julia, e Ayisha Issa nel ruolo di Fliss.
Non giocare da solo!
La cosa fondamentale di questo titolo – e che molto probabilmente sarà ricalcata nelle produzioni successive – è che Supermassive Games ha voluto incentrare l’esperienza sull’essere vissuta in compagnia. Già con Hidden Agenda della linea PlayLink il team ha mostrato di quanto un progetto di questo tipo possa essere intrigante e piacevole da fruire per i giocatori, soprattutto perché ha segnato un passo in avanti: l’avventura grafica moderna infatti non era mai stata intesa come gioco di gruppo, se non nel seguire le vicende da spettatore non giocante. Lì dove Agenda però andava a mettere i giocatori in competizione tra loro, Man of Medan vuole proporci un’avventura di tutt’altra pasta, accostando al classico single player anche le due modalità multigiocatore: Modalità Storia Condivisa, atta a farci giocare online con un amico e a farci compiere scelte da cui dipende anche la sua vita; e poi la Modalità Serata al Cinema, un multiplayer locale da 2 a 5 giocatori (con quest’ultimo numero come prediletto) che ci vedrà impersonare ognuno un singolo personaggio e rendendo l’esperienza ancora più immersiva ed empatica. Chiaramente questa modalità presenta anche dei difetti, soprattutto dettati dalle lunghe scene consecutive in cui a volte i giocatori si troveranno ad aspettare molto tempo prima di essere chiamati in causa afferrando il pad per il loro turno (in base ai personaggi assegnati a inizio partita). Anche se non c’è vera e propria competizione tra i giocatori, questa modalità ci spinge comunque a dare il massimo regalandoci qualche piccolo giudizio sul nostro operato (che possa dipendere dalle nostre scelte, dal successo nei QTE o dalla raccolta di informazioni e collezionabili).
La Storia Condivisa d’altro canto è più interessante, che anche se non cambiando di molto l’esperienza generale, ci permetterà di giocare in contemporanea con un nostro amico. Avete presente quei classici casi in cui il gruppo è diviso in più parti? Bene, ognuno andrà a comandare uno di quelli giocando in sincro con l’altro giocatore.
Scelte, visioni, tempismo e morale
Sul piano del gameplay Men of Medan va a semplificare molto quello che abbiamo visto con Until Dawn, avvalendosi della “bussola morale” come valvola di sfogo. Quando il personaggio controllato in quel momento dovrà decidere cosa dire, apparirà una bussola in basso a sinistra nello schermo, mettendoci di fronte a delle risposte che possiamo dare “di testa” o “di cuore“, ma chiaramente fate attenzione al silenzio, anch’esso può spesso rivelarsi una risposta. Anche se in un paio di concitate situazioni verremo messi di fronte a dei bivi, il gioco sembra intrappolarci in un corridoio dannatamente obbligato, e anche se le ambientazioni proposte all’interno della nave tentano quanto meno di variare un minimo, il senso oppressivo del seguire un filone preciso potrebbe infastidire i giocatori più “esploratori”. Ci troviamo comunque a dire che nonostante ciò non è semplicissimo incappare in tutti i collezionabili disponibili, e che quindi i completisti dovranno di certo darsi all’analisi centimetro per centimetro delle zone di gioco. Tra essi ci sono anche dei quadri, che prendendo il posto dei totem di Until Dawn ci mostrano alcune brevi visioni, che possono darci qualche dritta – ma anche fuorviarci – mostrandoci alcuni dei futuri plausibili.
La trama del titolo non brilla per originalità e già dal prologo, se si fa ben attenzione, è possibile carpire molto più di quello che si vorrebbe anzitempo. Tuttavia il senso di angoscia fa capolino in più di un’occasione, e i jumpscare presenti – a differenza di Until Dawn – sono leggermente più ragionati e a volte totalmente inaspettati (non aspettatevi il miracolo, spesso arriveranno esattamente alla vecchia maniera, sfruttando ampiamente il comparto audio). La pecca più palpabile però (e da un punto di vista concettuale è la più grave) è la mancanza del terrore vero e proprio, di quello psicologico, di quello che ci metterà in difficoltà anche per fare un solo passo. A tutto questo si aggiungono anche i Quick Time Event a rendere la sfida più arcigna, mettendo alla prova i nostri riflessi… ma anche la nostra calma e freddezza.
Zoppo o guercio?
Tecnicamente (per ora) Man of Medan non si difende proprio bene. Al momento del test (e tutt’ora) ancora non è stata divulgata una patch correttiva che vada a fixare alcuni bug molto importanti, capaci di influire pesantemente sull’esperienza di gioco. Questo horror narrativo infatti, come vi dicevo nel paragrafo precedente, fa del tempismo e delle scelte due delle sue armi principali, e questi difetti vanno a graffiare terribilmente in tal senso. La valutazione risulta quindi provvisoria fino alla sua uscita, e la recensione verrà aggiornata non appena verranno applicate le correzioni.