Aladdin – Recensione del nuovo film Disney

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
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Aladdin

Aladdin è probabilmente una delle storie classiche targate Disney che hanno fatto sognare generazioni su generazioni: chi di voi in fondo non sognerebbe di trovare la lampada del Genio e, sfregandola, realizzare i propri desideri? Tre per l’esattezza! Dunque, mentre fate mente locale sui tre desideri, noi andiamo a preparare il tappeto volante per accompagnarvi li, dove il mondo è vostro!

 

Una storia non troppo conosciuta

Difficile parlare di spoiler, dato che la trama la conoscerete pressapoco tutti: parliamo di Aladdin un povero ragazzo di Agrabah – una città inventata – nel cuore del medio oriente. Tra una vicenda e l’altra, Aladdin si ritrova a fare il ladruncolo e, divincolarsi in compagnia dell’amico Abu la scimmietta per le vie della città, incontra la principessa Jasmin sotto mentite spoglie che si finge una popolana al mercato. Il ragazzo resta folgorato dalla bellezza della giovane, che con una scusa torna a palazzo… ma lui decide di andarla a trovare. Intrufolatosi nella reggia, Aladdin viene catturato dalle guardie e stringe un patto con Jafar, il visir di corte: se il giovane porterà la lampada custodita nella Caverna delle Meraviglie, il visir lo renderà ricco e potente. Da qui in poi la storia la conoscete di certo ma non vi diremo null’altro, eccetto che alcuni ricordi che avete, potrebbero essere diversi dall’adattamento attuale.

Una nuova Disney

Il cambiamento è ciò che di sicuro porta avanti una immensa casa di produzione come Disney, ed ecco che la rivoluzione iniziata con pellicole come Maleficent (che a breve avrà addirittura un seguito) e proseguita con il più recente Dumbo, si manifesta ancora più presente in questo live action non proprio canonico: diciamolo senza fronzoli, il film non è stato il successo che ci si aspettava, al punto che ci siamo domandati se stessimo vedendo Aladdin o un manifesto femminista che mira a vittimizzare una donna in quanto tale per un ora e mezza buona di film, quando poi nell’ultima mezzora questa povera ragazza si è anche rotta le scatole (giustamente) ed inizia a dare di matto! Gli attori non sbagliano nella parte, ma per la miseria, la storia è stata davvero rimaneggiata male, al punto che ci si domanda dove sia la “magia”, perché la sensazione generale non è quella che ci si sarebbe (opportunamente!) aspettati.

Aladdin

Una storia d’amore impossibile tra due persone di rango sociale differente, battute del Genio della Lampada, un cattivo arrivista ma anche molto sfaccettato ed un rapporto di amicizia profondo tra il magico genio blu ed il protagonista: niente di tutto ciò accade, anzi siamo ben lontani da quanto il vecchio cartone animato aveva portato sul grande schermo, perfino Agrabah somiglia ad Istambul piuttosto che alla città incantata con il castello che la sovrastava nella versione cartoon e, senza cadere nello spoiler, perfino la tipica regia di Guy Ritchie è stata stravolta al punto che nemmeno si riconosce il suo stile. Will Smith è stato un ottimo genio in termini di recitazione ma si sente che manca qualcosa, come se si fosse voluto distanziare il personaggio dalla controparte dei tempi che furono, stessa cosa accade per Aladdin che invece di essere il classico spiantato, è un genio dell’architettura e dell’ingegneria, al punto che costruisce delle travi a scomparsa nel muro per accedere alla sua “casa” che al solo tocco di una corda, quella che dapprima era una tenda malmessa si solleva con funi e travi rivelando un comodo giaciglio di cuscini e alambicco per il thé. Jasmin è stata promossa a cartografa, mira all’indipendenza personale e non perde occasione di far notare quanto sia colta e istruita, al punto che le tradizioni possono andare a farsi benedire: lei vuole il trono tutto per se, perché se lo merita!

Buchi nel tappeto

Sebbene visivamente il film sia un vero spettacolo per gli occhi, il sonoro rovina tutto il contesto: dialoghi davvero insignificanti, audio decisamente fuori sincronizzazione durante le canzoni, canzoni non presenti nell’originale (non che questo sia un male, badate) ma che non aggiungono nulla al contesto, anzi forse rovinano anche l’atmosfera. La scena del volo sul tappeto tra il “principe Alì” e Jasmin è davvero una festa per gli occhi e lì il testo della canzone non è stato stravolto più di tanto (per fortuna!), al punto che la scena farà sognare e non poco, ma dopo il sogno tornerete nell’incubo di un film sciatto e senza un filo conduttore decente. “Va bene ma in fondo si tratta di un film per bambini, che cosa vi aspettavate?” Potreste obbiettare, ed in fondo avreste ragione se non fosse che il film non  strappa una risata nemmeno a provarci, si prende sul serio quando non ne ha bisogno, cerca in tutti i modi di puntare all’emancipazione femminile ma nel modo più disastroso possibile, a nostro avviso svilendo e annichilendo la figura di Jasmin che per tutte le scene in cui compare assieme a Jafar non fa altro che sentirsi dire “sta zitta inutile donna!” tutto il tempo. Peccato davvero perché questo adattamento poteva essere un vero trionfo ed invece si è rivelato un disastroso tentativo di rivisitazione forzata.

Aladdin
6
Voto 6
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.