Degrees of Separation – Recensione dell’incantevole sogno di Moondrop

Degrees of Separation si è arrestato un attimo prima del salto decisivo: avvolge il giocatore con un ottimo comparto visivo e puzzle a volte geniali, basando il tutto nell'eterno contrasto tra freddo e caldo, emozioni e mancanza di esse. Avesse osato solo un po' di più in termini di narrazione, sarebbe stato un titolo indimenticabile. Occasione in parte mancata.

Giuseppe Fragola
Di Giuseppe Fragola Recensioni Lettura da 6 minuti
7
Degrees of Separation

Ember e Rime sono i protagonisti di Degrees of Separation, titolo sviluppato da Moondrop per Modus Games contraddistinto da uno stile grafico davvero ispirato e basato sulla teoria dei “Gradi di separazione”, secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualsiasi altra persona (o oggetto) attraverso una catena di relazioni e legami (con un massimo di cinque intermediari). L’amore è un argomento che, quando affrontato nei videogames, fa bruciare il cuore e l’anima più che in ogni altro media d’intrattenimento. Pensate ad esempio alla splendida avventura in pixel-art “To the Moon”, di Freebird Games, un titolo che afferra letteralmente le più intime emozioni legate ad amore e malinconia e le inchioda al muro, non dando scampo fino allo splendido finale. Degrees of Separation ha un elemento in comune con To the Moon: i due protagonisti non sono destinati ad incontrarsi (quantomeno nelle premesse iniziali, non sveleremo certo i finali).

In Degrees of Separation i destini di lui e di lei si sfiorano, non hanno senso di esistere da soli, ma non riescono ad incrociarsi. I due giovani protagonisti, allo stesso tempo divisi da una sottile linea invisibile e uniti indissolubilmente a mondi tanto differenti in termini di temperatura, lottano con tutte le loro forze e abilità per potersi finalmente incontrare. Lo fanno chiedendo al giocatore la risoluzione di puzzle ambientali incastonati in meccaniche di un platform bidimensionale dai ritmi blandi.

Degrees of Separation

Per essere risolti, i puzzle dovranno essere “attaccati” da intuizioni geniali, tutte basate su un’eterna contrapposizione: non quella tra amore e odio, o tra bene e male, ma tra il freddo e il caldo, tra gelo e calore. Le vicende narrate si avvolgono e si intrecciano su questo eterno contrasto, e dove l’immergersi in un lago potrebbe non portare ad alcun progresso, la scelta di attraversarlo una volta fatta ghiacciare la sua superficie potrebbe rivelarsi una scelta vincente. Un mondo dopo l’altro, la storia narrata da una delicata voce di donna andrà componendosi alla risoluzione di ogni puzzle, la cui difficoltà, ben calibrata, sarà regolata da un crescendo ispirato e geniale, almeno quanto la mano che ha tracciato i contorni degli splendidi mondi di gioco e dato vita ad animazioni fluide e, oseremmo dire, “poetiche”.

Degrees of Separation ha una durata di circa 6 ore e può essere giocato in singolo o in multiplayer, online o locale. L’Intelligenza Artificiale che regola i movimenti del secondo protagonista, in caso di partita in singolo, non ha purtroppo convinto del tutto, a causa di una certa “passione” dimostrata per l’incastrarsi in determinati punti dello scenario, costringendo il giocatore a switchare continuamente tra l’uno e l’altro, anche quando non dovrebbe essercene il bisogno. Ma questo appena descritto è l’unico neo di un comparto gameplay che, soprattutto in multi, riesce a regalare enormi soddisfazioni, grazie a puzzle geniali che solo in poche occasioni si alternano ad altri ben più banali.

Degrees of separation

Acqua che gela per poi tornare a scorrere fluida, vegetazione che ghiaccia per poi tornare a respirare ai raggi del sole, vento gelido che sa trasformarsi in piacevole brezza dorata al tramonto. E’ una poesia tradotta in puzzle, questo Degrees of Separation, e avremmo soltanto voluto che le emozioni trasmesse dai personaggi fossero state più intense e indimenticabili, perché soltanto in poche occasioni gli eventi prendono una piega inaspettata e ci infiammano il cuore: spesso invece il ritmo è fin troppo lineare, e si rischia di farsi trasportare dalla corrente, con la speranza che il gelo della noia non incastoni in un freddo diamante di ghiaccio le emozioni che brevi e rapide, come piccole fiamme mosse dal vento, colpiscono occhi e cuore del giocatore. Lo fanno, eppure… Ci colpiscono, le emozioni, ma non così spesso come avremmo voluto.

Degrees of Separation risulta quindi essere un ispirato platform bidimensionale, sia dal punto di vista artistico che per quel che riguarda il gameplay, grazie ai suoi puzzle ben strutturati e mai troppo banali. Purtroppo, l’opera di Moondrop si ferma ad un passo dal salto decisivo, quello che avrebbe potuto farlo diventare un piccolo capolavoro, perché negli attimi più importanti, quando le fiamme dovrebbero far bruciare anima e cuore dei giocatori, cede il passo al vento gelido di un’emozione nata troppo in fretta e divenuta cenere in modo inaspettato. Un’emozionante occasione mancata, non sapremmo come meglio descriverlo.

Degrees of Separation
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Voto 7
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Dall'ormai lontano 1997 abbatto Draghi virtuali, salvo Principesse, mando in visibilio gli stadi di mezzo mondo a suon di gol e anniento avversari con ogni mezzo a disposizione (dagli hadouken alle spade infuocate). Non vedo ragione per smettere, quindi continuo!