In Memoria di Stan Lee, il padre dei Supereroi

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Analisi Lettura da 6 minuti

È difficile immaginare un mondo senza Stan Lee. No, non per gli innumerevoli camei che ha fatto nel corso degli anni, ne tanto meno per le convention americane dove ormai era diventato una star. È difficile immaginare un mondo senza colui che ha contribuito sotto innumerevoli aspetti a migliorarlo. Penso che una persona possa fare la differenza. Questa è la frase che recita in Spider-Man 3 di Raimi a Peter Parker: lui l’ha decisamente fatta. Prima di capire perché, scopriamo in poche righe il suo percorso.

Stan è nato nel 1922 a Manhattan da immigrati ebrei. Ha vissuto nella povertà per gran parte della sua giovinezza, con i genitori pronti a sacrificare persino la propria dignità per i suoi due figli. Nella sua adolescenza ha letto molti libri e visto molti film, ha studiato ed era un grande appassionato di scrittura. Ha fatto molti lavori, fino ad approdare alla Timely Comics nel 39, azienda che negli anni 60 cambierà nome in Marvel Comics. Da semplice scrittore di riempitivi, passò velocemente a sceneggiatore all’età di 17 anni, diventando il più giovane editor.

Con una piccola pausa dovuta alla sua partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale, Stan torna verso al fine degli anni ’50, mentre la DC Comics vantava il successo della Justice League. Proprio li, l’allora capo della Marvel Comics, Martin Goodman, diede a Stan il compito di creare nuovi personaggi.

Se vi dicessi di elencare qualche personaggio Marvel, quali tirereste fuori? Hulk, Thor, Iron Man? Oppure gli X-Men, la star di Netflix Daredevil, o il personaggio con più film all’attivo, l’Uomo Ragno (oramai chiamato Spider-Man anche in Italia)? Sono tutti nati da lui. Certo, non fu da solo in questo viaggio: Jack Kirby, Steve Dikto, Bill Everett furono al suo fianco, complici della creazione di qualcosa che tutt’oggi fa sognare milioni di ragazzi e adulti. A Stan Lee e Jack Kirby dobbiamo anche la nascita dei Fantastici Quattro, che nonostante il poco successo dei film, sono molto amati dai fan del fumetto. Ma il vero cambiamento qual’è stato?

Stan Lee è stato un supereroe inventore di supereroi: ha deciso di raccontare storie fuori dal classico schema Golden Age del supereroe perfetto, preferendo invece persone comuni, reali, quasi tangibili. Supereroi con superproblemi li chiamava, e questo stile, nato per rivaleggiare la Distinta Concorrenza è ad oggi chiamato Stile Marvel, ormai insito nel DNA della Casa delle Idee. Perché in fondo, dentro quel grande pentolone ora in mano alla Disney, c’è scritto Stan Lee su ogni parete.

Ora pensate a tutti gli eroi citati prima. Pensate a personaggi rivisti e contestualizzati nel tempo come Captain America e Namor. Pensate all’universo 2099, dove un Miguel O’Hara tutt’ora spara imprecazioni sotto forma di razzo nei fumetti odierni. Il fumetto all’epoca non era come oggi: era una denuncia sociale, politica, aveva un insegnamento morale molto forte e cercava di raccontare qualcosa sotto le mentite spoglie colorate di eroi di carta. Eppure quel lascito ha portato ad oggi innumerevoli regali a molte persone.

Ragazzi di ogni tipo e mentalità hanno trovato amici su della carta stampata, in racconti di eroi ben distanti da quelli senza macchia, anzi. Molti adulti tutt’ora continuano a seguire i loro supereroi preferiti, quasi come amici di vecchia data, come racconti da bar. Eppure, come l’effetto farfalla che raccontano anche nella prima stagione di Heroes – dove anche lì ha un cameo – una serie di fortunati eventi si sono generati da questi personaggi che anche oggi generano conseguenze di ogni tipo.

La competitività tra le due case ha portato la DC Comics a continuare il suo percorso di miglioramento, tra continue battaglie ai miglior racconti; attori come Robert Downey Jr. o Hugh Jackman sono diventati vere personificazioni di Iron Man e Wolverine, trovando una pletora di fan pronti ad accoglierli come loro beniamini. Insomma, se gli eroi ad oggi sono diversi è grazie anche a lui.

La sua morte ha scosso tutto il mondo. Ogni attore sulla faccia della terra sta mostrando il suo cordoglio sui social: Mark Hamill, gli attori della serie TV The Gifted, Chris Evans, Samuel L. Jackson, Jim Lee, Mark Millar. Tutto il mondo si sta unendo in un grande abbraccio collettivo verso la perdita dell’uomo che ha rivoluzionato l’industria Pop. Ora lo rivedremo un’ultima volta in Avengers 4, con quel suo grande sorriso che gli ha concesso il nickname di The Smilin’Alla fine diciamocelo, davanti a tutti quei cameo e a tutte quelle interviste, il suo sorriso era dato dal fatto che si trovava nel posto che voleva, a fare ciò che lo divertiva.

Di solito ero imbarazzato perché ero solo uno scrittore di fumetti, mentre altra gente costruiva ponti o avanzava nella propria carriera medica. Poi ho realizzato: l’intrattenimento è una delle cose più importanti nella vita delle persone. Senza di esso, potrebbero fare una brutta fine. Sento che se sei capace di intrattenere, stai facendo una cosa buona. – Stan Lee

Grazie di averci intrattenuto. Grazie di aver reinventato l’intrattenimento. Nuff said.

Excelsior!

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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.