Detroit: Become Human – Markus, Connor e Kara, scopriamo i tre protagonisti

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Analisi Lettura da 8 minuti

Come ormai è noto da tempo Detroit: Become Human, nuova esclusiva PlayStation 4, sta finalmente per arrivare. Il videogame si discosta almeno in parte dalle classiche avventure grafiche, andando a evolvere il genere e imponendosi nel mercato come qualcosa di inedito. Lo sviluppo dietro al titolo è stato più complesso di quanto possa sembrare, non per problemi legati alla produzione in sé per sé, ma per l’enorme mole di energia creativa utilizzata dalla software house Quantic Dream. Basti pensare ad esempio che solo per stendere la sceneggiatura ci sono voluti circa 10 anni, senza contare poi quanto ci è voluto per intrecciare in game tutte le sfaccettature di una trama molto complessa, che affronta temi attuali come il razzismo e la povertà. Tutto questo è rivisitato a tema sci-fi, ma che resta dannatamente attuale e per molti versi non si discosta affatto dalla vita di tutti i giorni. In ogni caso non siamo qui per parlare di politica o altro, in questo articolo andremo ad analizzare i tre protagonisti di Detroit: Become Human, stiamo parlando di Kara, Markus e Connor. Tre personalità diverse che sono inevitabilmente legate a un unico destino. Questa è la loro storia.

Kara

Kara è un androide modello AX400. Parte della trama del gioco sarà incentrata su di lei e su come cerca di integrarsi, con le naturali difficoltà, nella civiltà. Questo esemplare di androide è stato progettato per badare alle normali faccende domestiche come la cura della casa o, in caso servisse, fare anche da baby sitter. Proprio per questo parla oltre 300 lingue ed è in grado di cucinare un gran numero di piatti. Un particolare elogio va dedicato alla premura che ha nei confronti dei bambini, infatti è dotata di tutti i pregi di cui una badante ha bisogno. Kara sfortunatamente però appartiene a un ex tassista, un disoccupato di nome Todd Williams, dove la sua mansione principale è quella di occuparsi della figlia biologica del suo proprietario, Alice. L’uomo è disturbato da forti problemi psichici che lo rendono imprevedibile e incredibilmente violento. Come da programma quindi, Kara dovrà provvedere ad aiutare la piccola Alice: inizieranno con lo scappare da un padre completamente fuori di senno fino a diventare delle fuggitive alla scoperta di un mondo violento e ricco d’odio, dove la tolleranza e la gentilezza hanno ormai lasciato spazio alla disperazione.

Markus

Se parliamo di Markus stiamo parlando di un androide modello RK200, ovvero un robot dedicato alla cura degli anziani. Il suo padrone è il pittore Carl Manfred, che da quando ha perso l’uso delle gambe ha inevitabilmente bisogno di aiuto nella sua quotidianità. In questo caso vediamo come una macchina con sembianze umane può prendere vita agli occhi del suo possessore. Nonostante Carl mostri una buona dose di freddezza nei confronti di Markus, pian piano inizierà a sviluppare una certa empatia verso quest’ultimo, trattandolo come un vero e proprio essere umano. Gli insegnerà la letteratura, la pittura e tanto altro, alimentando la natura incorporea di Markus, così da far accrescere in se stesso una sorta di consapevolezza che lo renderà più “umano”. Il rapporto tra i due cresce giorno dopo giorno, a discapito ovviamente di Leo, vero e unico figlio di Carl. Questo farà nascere una sorta di gelosia nei confronti di Markus, andando sempre più a deteriorare una già precaria e flebile pace. Carl non sarà più in grado di provvedere a Markus, e proprio per questo motivo l’androide dovrà trovare un’altra via da percorrere. Ben presto si troverà a fare il così detto “salto più lungo della gamba”, passando da un semplice badante per anziani a un vero e proprio leader di una rivoluzione. La responsabilità non è esattamente la stessa del suo primo incarico, si troverà dunque ad affrontare scelte difficili che segneranno inevitabilmente il destino di un’intera razza.

Connor

Connor, l’androide modello RK800, è sicuramente la più vecchia conoscenza che abbiamo fatto riguardo Detroit: Become Human. Come da lui stesso comunicato attraverso i trailer è una macchina creata dalla CyberLife, società che si occupa a fornire androidi all’avanguardia per ogni tipo di esigenze. Connor è stato sviluppato come membro del reparto investigativo della polizia, perciò il suo compito è quello di assistere gli altri membri umani del suo stesso reparto durante le indagini. Il suo upgrade più grande è quello relativo alle interazioni sociali, ovvero è in grado di comunicare con il giusto linguaggio a qualunque essere. Ovviamente è perfettamente funzionale per quanto riguarda la ricostruzione delle scene del crimine, andando ad analizzare con estrema precisione e attenzione le prove da lui stesso rilevate. Il suo obiettivo primario è quello di completare la missione a qualunque costo, non facendosi scrupoli nel mettere a repentaglio anche la sua stessa vita. Connor è risultato tramite test un androide di una certa caratura, convincendo la società a inserirlo nella squadra che si sta occupando degli androidi ribelli. Per questo motivo viene assegnato al tenente Hank Anderson, un militare molto aggressivo con un odio viscerale nei confronti delle macchine. La missione di Connor sarà scoprire cosa sta accadendo dietro la ribellione dei suoi simili, mentre cercherà di guadagnarsi la fiducia determinante del suo attuale padrone, ovvero Anderson. Riscattare una razza e salvarla da bigotti luoghi comuni, restituire un futuro roseo a una città ormai sempre più in decadenza, tutto questo nelle mani Connor.

Questo era tutto quello che c’era da sapere sui tre protagonisti di Detroit: Become Human. Come sappiamo il gioco sarà ricco di personaggi secondari, ognuno con una propria e distinta personalità. Queste poche righe non bastano per spiegare tutte le sfaccettature della produzione, come quasi sicuramente non basterà completare il gioco una volta per capire la maestosa storia che si interseca tra i complessi nodi narrativi. La vostra sarà solo una delle molteplici possibilità, non pensiate dunque di conoscere troppo a fondo i vari character, ci sarà sempre qualcosa da scoprire. In attesa della recensione ufficiale vi rimandiamo al nostro più recente hands-on. Pronti a vivere la vostra storia?

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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.