Inazuma Eleven: Victory Road Recensione, quando il calcio è tutto quello che conta

La strada per la vittoria è tutt'altro che lineare per il ritorno di Inazuma Eleven sui nostri schermi: scopri di più nella recensione

Sara Pandolfi
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Sara Pandolfi
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande...
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RecensioniInazuma Eleven: Victory Road
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Inazuma Eleven: Victory Road
7 Buono
Inazuma Eleven: Victory Road

Il momento del suo lancio Inazuma Eleven: Victory Road era atteso con una tagliente e irrimandabile impazienza da una community appassionata come poche, che ha osservato il titolo essere rinviato un numero infinito di volte negli ultimi anni, sparire e ritornare, cercare di farsi perdonare e deludere con l’ennesimo rinvio volta dopo volta.

L’idea dietro a una produzione di questo tipo, se si decide di vedere il bicchiere mezzo pieno (quanto, da stessa fan del mondo che “corre e salta dietro al pallone”, ho fatto negli anni di attesa tra l’annuncio e il lancio del gioco), è che quantomeno il prodotto finito soddisfi appieno le volontà dei suoi stessi sviluppatori, che avrebbero così deciso di lanciare sul mercato un titolo che non necessitava di ulteriori rinvii.

Abbiamo messo quindi finalmente mano su Inazuma Eleven: Victory Road, capitolo della serie che promette di essere un titolo pensato per un pubblico mai così ampio, capace di riunire a sé tante serie e stagioni, con altrettanti personaggi e storie memorabili sia per vecchi sia per nuovi fan. Oggi, siamo giunti ad un verdetto frutto di un’analisi paziente, che ha voluto prendere in osservazione tutti i contenuti che il prodotto ha da offrire senza avere preferenze in tal senso. Per scoprirlo, ecco la nostra recensione della versione PS5 del gioco.

Nuovi destini in un crocevia di tempo e spazio

Cominciamo col dire che Inazuma Eleven: Victory Road è senza alcun dubbio il capitolo più esaustivo della serie, in quanto capace di raccogliere al suo interno un database incredibilmente ampio di giocatori e di squadre, passando dalla Football Frontier di Mark e compagni fino alle avventure più recenti, in maniera precisa e impeccabile nel rispettare accuratamente le caratteristiche e le peculiarità di ogni singolo giocatore, passando dal design fino alle statistiche e abilità.

Il titolo, conseguentemente, presenta un’importante varietà di modalità interne, per permettere al giocatore di esplorare in modo approfondito un franchise che si fa sempre più grande e complesso. Emerge in maniera chiara dai trailer e dalle conferenze di presentazione del gioco che Level5 abbia voluto puntare in particolar modo sulla Modalità Storia: partiamo infatti da lì con la nostra analisi.

Impersoniamo Destin, un giovane che, segnato da un forte trauma, ha deciso di abbandonare il calcio, sua grande passione, e di trasferirsi in una scuola dove quest’ultimo non viene praticato in alcun modo. Tramite l’incontro con il ribelle Briar, un atletico ragazzo segnato da un difficile legame con il padre, rinascerà nel giovane la passione per il pallone. Insieme, i due studenti ridaranno vita al club di calcio della scuola, facendosi strada tra gli altri ragazzi, professori e momenti della vita. Una storia che riesce a mantenere intatti i capisaldi della narrazione di Inazuma Eleven senza però risultare un more of the same: i personaggi sono semplici e le interazioni basilari, ma le sottotrame che si sviluppano man mano che conosciamo i nostri compagni di squadra risultano essere perfettamente in linea con lo spirito della serie, integrandosi perfettamente in uno schema che non passa mai di moda.

Inazuma Eleven Victory Road

Un lavoro di Level-5 senza possibilità d’errore

L’epopea di Destin e compagni ci terrà compagnia per circa 30 ore, un tempo più che accettabile che scorre in maniera non proprio lineare: l’errore sta sicuramente nelle aspettativa (comunque giustificate) di trovarsi di fronte ad un JRPG calcistico, un presupposto che giustifichi il passaggio da una partita all’altra, cosa che di fatto non è.

Prima di toccare il primo pallone, dovremo superare le due ore di gioco, un tempo che vi chiederete come viene riempito dal momento che, per l’appunto, dovremmo parlare di calcio dall’inizio alla fine dell’avventura. In tal senso, Inazuma Eleven abbandona il suo schema più classico ed entra nell’ottica di essere un nuovo Yo-Kai Watch, per rimanere nella sfera di Level-5. Per essere più chiari, ci basiamo sul descrivere il 90% delle azioni che eseguiremo in modalità storia: raccolta di indizi tramite brevi dialoghi con i personaggi, raccolta di collezionabili e consumabili tramite palloni sparsi in giro per la mappa, missioni secondarie piuttosto ripetitive, minigiochi (molto spesso non proprio ben riusciti) e combattimenti in stile JRPG che, al posto di attacchi e mosse speciali, hanno interazioni sociali.

L’esperienza si ricaverà soprattutto negli allenamenti dei propri giocatori e nell’esecuzione dei suddetti combattimenti, che saranno sostanzialmente un gioco di carta-sasso-forbici contro i nostri avversari che non risultano né particolarmente stimolanti a livello di gameplay né coerenti con la struttura stessa del gioco, che si allontana in maniera spesso poco giustificata dai campi di pallone.

I personaggi giocabili si muovono in un mondo di gioco bello da vedere, ma non particolarmente ampio, la cui struttura appare piuttosto semplice e, per molti versi, anche “vecchia”: abbiamo avuto il presentimento di trovarci ancora una volta su 3DS, e non si è trattato proprio di una sensazione positiva.

Una modalità che, in conclusione, riesce nell’intento di essere un nuovo tassello per la lore del franchise, che gode una certa attenzione in stile Level-5 sul lato estetico e artistico, ma che, al contempo, evidenzia e amplifica uno dei problemi maggiori del gioco: la mancanza di una struttura comprensibile ai giocatori moderni e user-friendly.

Costruire la squadra dei propri sogni, ma a che prezzo?

Passiamo poi alla modalità Cronache, una modalità di gioco decisamente più vicina agli standard della serie: consiste in una serie di partite con le squadre storiche che ripercorrono il cammino di Mark e compagni nell’anime originale in maniera estremamente fedele all’opera di base. Sfideremo ogni squadra, in verità, almeno due volte: una prima impersonando la squadra di Mark, con dei checkpoint obbligatori (far segnare un personaggio in particolare, ad esempio) al fine di portare a termine l’arco narativo e una seconda volta, ai fini di sbloccare la tappa successiva, con la “nostra” squadra, formata dai giocatori che potremo collezionare man mano che ne sbloccheremo lo “spirito”.

Gli spiriti sono elementi tergiversali, presenti in praticamente tutte le modalità di gioco: saranno ricompense disponibili sia completando le partite della modalità cronache sia quelle della modalità online e non solo. Questi sono di varia natura e molto fedeli ai numerosissimi personaggi di riferimento ma, una volta ottenuti, inizia un piccolo dramma per la fruibilità: ogni spirito dovrà essere individuato, evocato (con tanto di cutscene), inserito nella squadra dall’archivio (che è un menu a parte rispetto a quello degli spiriti) e poi, dall’archivio o dal menu “formazione” inserito nella posizione di gioco per noi più adatta.

Il gioco, in parole povere, si complica la vita da solo e rende particolarmente lento e tedioso lo sblocco e l’inserimento in squadra dei giocatori, complice una panchina estremamente ridotta alla base, che permette l’inserimento di pochi giocatori alla volta nella propria formazione. La progressione dei livelli è tutto sommato abbastanza rapida, con i giocatori che guadagnano esperienza in maniera efficiente, ma portare alla pari del resto della squadra un giocatore nuovo, soprattutto dopo le prime sfide, sarà un’esperienza abbastanza frustrante (per quanto arginabile, in quanto i punti esperienza vengono guadagnati anche dai giocatori che sostano in panchina per tutto il match).

“Finché in rete non andrà”

Parlando delle partite, finalmente ci concentriamo sul gameplay “palla al piede” del gioco: Inazuma Eleven Victory Road trasforma il calcio in uno spettacolo arcade che, nella sua semplicità, intrattiene a dovere. Le azioni e le possibilità dei giocatori sono estremamente limitate e tutto ruota attorno al livello del giocatore stesso (un giocatore di livello 50 vincerà SEMPRE contro uno di livello più basso e questo rende l’online praticamente inutile finché non ti fai una squadra perfetta.) ma, ad armi pari, il titolo regala partite brevi ma intriganti, ove emergono l’astuzia e la capacità dei giocatori di dosare le forze.

La struttura tipicamente arcade risulta, in sintesi, essere un buon compromesso tra tradizione della serie e modernità: il gioco, come al solito, è ineccepibile per quanto riguarda la qualità e la varietà delle animazioni e degli attacchi peculiari dei singoli personaggi, che sono ripresi in maniera fedele sia che siano protagonisti di un’intera serie sia che appaiano giusto in un episodio.

In poche parole, quello che riesce meglio ad Inazuma Eleven: Victory Road è proprio l’essere un gioco arcade di calcio. Per quanto le modalità accessorie (compresa una modalità di city-building decisamente minore che, seppur aumenti il numero di attività presenti nel gioco, lascia decisamente il tempo che trova) siano discretamente inserite nel contesto, risultano ad oggi non particolarmente complete (manca il multiplayer locale a 2 giocatori, che sarà inserito “in un prossimo aggiornamento”) e poco rifinite a livello di struttura e di gameplay. Risultano sì interessanti per gli amanti della serie, ma comunque poco stimolanti per un esterno e complesse nel reggerne i ritmi per un giocatore medio.

Ampliare l’offerta di gioco ha portato sì ad avere un titolo con una longevità importante, capace di venire incontro agli interessi di giocatori diversi e dando un’impressione quasi enciclopedica della serie [n.b pur essendo la qui scrivente dell’idea che il valore di un gioco, soprattutto del prezzo di listino, non lo faccia la longevità]. Tuttavia, ciò ha rischiato di mettere in ombra l’elemento caratterizzante della serie stessa: il calcio.

Uno stile artistico riconoscibile

Inazuma Eleven Victory Road rispecchia gli standard dei più recenti lavori Level-5, in particolar modo per quanto riguarda l’alta qualità visiva: nella sua semplicità grafica, che non si può certo paragonare a produzioni ad altissimo budget o realistiche, riesce ad essere riconoscibile, brillante, colorato e ben caratterizzato, con cutscenes in stile anime bellissime da vedere che accompagnano con classe lo sviluppo della modalità storia e un character design decisamente soddisfacente e in linea con l’alta qualità vista nella storia del franchise. Deludenti invece le colonne sonore, piuttosto anonime e ripetitive.

L’uso di luci ed ombre nell’overworld della modalità storia sono decisamente azzeccate e si realizzano in effetti molto belli da vedere, mentre la qualità cala leggermente nelle sezioni di gioco palla al piede, ove la struttura arcade richiede minimalismo sia nelle grafiche sia nelle animazioni, che risultano anche qui piuttosto ripetitive e semplici.

La versione PS5 del gioco mette a disposizione una caccia ai trofei ben distribuita tra le varie modalità, richiedendo al giocatore di dare una chance anche a quelle meno battute e considerate. Si tratta di un platino certamente impegnativo per quanto riguarda i tempi da impiegare e le sfide online, che sono necessarie per un buon numero di trofei, per quanto la modalità storia abbia anche qui un ruolo centrale.

Lo sfruttamento delle funzioni dei DualSense PS5 è piuttosto limitata: avremmo apprezzato un maggiore uso delle funzioni di vibrazione e dei sensori di movimento, che sembrano non essere stati presi sufficientemente in considerazione.

Inazuma Eleven: Victory Road
Inazuma Eleven: Victory Road
Buono 7
Inazuma Eleven: Victory Road 7
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Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.