Echoes of the End Recensione, una nuova avventura tra i ghiacci islandesi

Ecco la nostra recensione di Echoes of the End, un'avventura affascinante, ma grezza tecnicamente. Com'è stato il debutto di Myrkur Games?

Gianluigi Crescenzi
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Gianluigi Crescenzi
Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto...
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Recensioni
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Echoes of the End
7 Buono
Echoes of the End

Nel mare di blockbuster che stanno dominando il panorama videoludico, soprattutto in un 2025 fin ora ricchissimo e che lo sarà ancora di più nei mesi a venire, arriva un titolo con un background più modesto, ma che ha lasciato tutti molto incuriositi dai suoi trailer, grazie a quella che si preannunciava una forte identità artistica e narrativa. Echoes of the End, sviluppato da Myrkur Games e pubblicato da Deep Silver, è uno di quei progetti che in un certo senso tentano di attirarci con il miele: ambientazioni nordiche scolpite dal vento e dal ghiaccio, un taglio evidentemente cinematografico, e un’atmosfera sospesa tra magia e tragedia.

L’opera islandese si presenta come un action-adventure con forti tinte narrative, in un mondo da esplorare con poteri soprannaturali e delle ispirazioni che sembrano prendere abbastanza in considerazione titoli di rilievo come God of War e Hellblade II. Come si è comportato Echoes of the End nella nostra prova? Ecco la recensione!

Una pesante eredità

La storia di Echoes of the End ruota attorno a Ryn, una giovane donna che porta dentro di sé poteri arcani e un legame profondo con l’essenza stessa della realtà. Dopo l’attacco di un impero rivale e la cattura del fratello Cor, Ryn si mette in viaggio con Abram, un archeologo che diventerà il suo compagno di avventura e, in parte, di destino. Il loro percorso li porterà a svelare i segreti delle Vestigia, reliquie antiche e vive che sembrano reagire alla volontà dei pochi che sanno manipolarle.

La narrazione del gioco si dipana attraverso dieci capitoli, per una durata complessiva che può aggirarsi tra le 10 e le 12 ore di gioco, a seconda del ritmo del giocatore. Ogni capitolo alterna fasi esplorative, combattimenti e momenti narrativi, con un crescendo di intensità verso la parte finale. La struttura è lineare ma ben cadenzata, come piace a noi: i primi capitoli fungono quasi da prologo esteso, mentre gli ultimi quattro alzano il tiro emotivo e rivelano le carte del mondo di Aema, e non senza i soliti intrighi politici e dilemmi morali. C’è anche da dire però che la scrittura non sempre brilla per originalità, ma riesce quanto meno a mantenere vivo l’interesse grazie ai dialoghi curati e alla chimica tra Ryn e Abram, che reputiamo la parte più umana e riuscita dell’intero racconto.

Tra viaggi e combattimenti

Echoes of the End non è un open world, ma presenta un approccio all’esplorazione semi-guidato: il level design infatti ci propone percorsi lineari arricchiti da bivi secondari, aree opzionali, e piccoli enigmi ambientali. Non ci sono mappe enormi o libertà totale, ma Myrkur Games ha trovato un equilibrio tra ritmo narrativo e scoperta, cosa che abbiamo effettivamente gradito. I giocatori curiosi saranno premiati con collezionabili, frammenti di lore e piccoli dettagli che ampliano la conoscenza del mondo.

La protagonista può utilizzare i suoi poteri per manipolare la materia e il tempo: far tornare in vita strutture collassate, dissolvere barriere, ricostruire ponti e scoprire passaggi nascosti. Queste meccaniche vengono introdotte gradualmente e si combinano con puzzle di crescente complessità. In alcuni momenti, il gioco invita a fermarsi e osservare – le rovine di Aema, le statue corrose, le tracce di una civiltà perduta – e in questi frangenti l’esperienza diventa quasi contemplativa.

Il combattimento, invece, rappresenta il punto più spinoso da trattare. Ryn alterna attacchi corpo a corpo e magie, ma le animazioni risultano spesso rigide, con un sistema di schivata e parata non sempre responsivo, talvolta tedioso. La varietà dei nemici è discreta ma non eccellente, e gli scontri finiscono inevitabilmente per somigliarsi troppo tra loro. Le boss fight, che dovrebbero essere il fiore all’occhiello di questo tipo di titoli, sono effettivamente d’impatto dal punto di vista visivo, ma soffrono di problemi di hitbox e di input lag in certi frangenti.

Possiamo dire che, in generale, la parte ludica funziona meglio nei puzzle e nell’esplorazione che nei combattimenti, con un ritmo che alterna momenti riflessivi ad altri più concitati, ma meno rifiniti tecnicamente. E proprio dal punto di vista tecnico, c’è purtroppo ancora qualcos’altro da recriminare…

Grafica e tecnica: uno strano paradosso

Dal punto di vista tecnico, Echoes of the End è una piccola meraviglia visiva. Certo, non arriviamo ai livelli eccelsi di Hellblade 2, ma l’uso dell’Unreal Engine 5 permette di ottenere scenari mozzafiato, soprattutto nei panorami naturali: ghiacciai, deserti vulcanici, foreste di pietra e antiche rovine scolpite nella roccia. L’illuminazione dinamica e i riflessi su superfici bagnate creano un effetto realistico e poetico allo stesso tempo.

Tuttavia, la bellezza si scontra con la realtà dei bug. Tolti i problemi di stuttering frequente, specialmente durante i caricamenti iniziali o nei passaggi tra aree più ampie, sono evidenti alcuni problemi di streaming delle texture, glitch grafici come modelli che si deformano o spariscono temporaneamente, e crash sporadici in alcune cutscene. Nonostante prestazioni siano più stabili rispetto alla versione PC, si notano micro-freeze e compenetrazioni poligonali, soprattutto durante le fasi di combattimento ravvicinato.

Le animazioni facciali sono altalenanti: alcune espressioni di Ryn sono convincenti, altre sembrano “vuote” o troppo statiche. I bug più fastidiosi riguardano missioni che non si aggiornano, checkpoint che non si attivano correttamente e nemici che restano incastrati negli elementi dello scenario. Myrkur Games ha già rilasciato patch correttive che migliorano l’ottimizzazione e riducono i problemi di fluidità, ma il titolo resta, per ora, un po’ fragile. Peccato, perché la direzione artistica e la cura per il dettaglio ambientale avrebbero meritato un motore più stabile.

Alla fine, Echoes of the End è un titolo che lascia il segno, pur con le sue ombre. Non è un prodotto perfetto, ma un debutto coraggioso che riesce a coniugare una buona narrazione con un’estetica forte e un’anima sincera. È un viaggio breve ma intenso, ideale per chi cerca un’avventura dal tono malinconico e visivamente potente, senza pretendere un gameplay rivoluzionario. Se il prossimo progetto dello studio saprà raffinare ciò che qui appare grezzo – in particolare il sistema di combattimento e la stabilità tecnica – potremmo trovarci davanti a un nuovo nome importante nella scena dei titoli AA.

Echoes of the End
Echoes of the End
Buono 7
Voto 7
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.