Dragon Ball Sparking! Zero è stato il sogno di tutti coloro che amarono i vecchi Budokai Tenkaichi nell’era Wii e PS2. Parliamo di opere che, nel cuore dei fan della serie, hanno rappresentato un chiodo fisso, uno spartiacque generazionale che ha lasciato ricordi indelebili. Difficile dimenticare le partite in schermo condiviso con gli amici facendo lottare Mr. Satan contro Kid Bu, oppure per far scontrare le kamehameha e vedere chi tra i due giocatori riusciva a far girare la levetta analogica più velocemente. A differenza del precedente Budokai Tenkaichi 3, Sparking! Zero non è riuscito a lasciare lo stesso segno nella nostra memoria. Sarà colpa del multiplayer online o – più semplicemente – siamo un po’ cresciuti per trovare la felicità in qualcosa di così momentaneo.
Ci sentiamo di dover puntare il dito un po’ anche contro Bandai Namco, che ha inizialmente faticato nell’offrire un impianto multiplayer in locale degno del nome, ampliando gli scenari a disposizione solo con un aggiornamento successivo al lancio originale. Inoltre, in Dragon Ball Sparking! Zero è ancora assente il cross-play tra differenti piattaforme, dividendo ancor di più gli utenti.
È vero, il titolo di Bandai Namco e Spike Chunsoft si è macchiato di difetti che lo hanno tenuto lontano dallo scenario competitivo, ma noi crediamo che il vero cuore di Sparking! Zero stia nel suo impianto multiplayer, nelle emozioni che può regalare quando si gioca con gli amici spalla a spalla. Va da sé che questa nostra convinzione ci ha fatto aspettare molto l’uscita del titolo sulle piattaforme di Nintendo, e l’annuncio durante lo scorso Nintendo Direct ci ha fatti davvero molto felici.
Tuttavia, un senso di deja-vu ci ha avvolti subito: il successo della prima Nintendo Switch aveva convinto molti colossi, tra cui Bandai Namco, a portare i propri titoli su di essa, scontrandosi ben presto con le limitazioni tecniche della console ibrida. L’arrivo del gioco anche su Switch 2 era sicuramente un buon segno, soprattutto vedendo i risultati che la l’hardware può raggiungere.

Non nascondiamo, però, di aver avuto comunque un po’ paura quando ci è stata data la possibilità di giocarlo per realizzarne una recensione. Il primo segnale positivo, ciononostante, è stato il peso di Dragon Ball Sparking! Zero su Nintendo Switch 2, che si aggira intorno agli 11 GB. Peccato che sia forse uno dei pochi punti a favore per questa conversione.
I giusti compromessi visivi su Switch 2
Il team di sviluppo è dovuto a scendere a non pochi compromessi su Nintendo Switch 2 (e ancor di più, immaginiamo, sulla precedente console) perché le mancanze rispetto le altre versioni sono visibili sin dal menu principale: la risoluzione è decisamente abbassata, manca l’animazione di Goku che si sposta da un luogo ad un altro e, ancor peggio, non ci sono i dialoghi che caratterizzavano i suoi incontri con i vari personaggi. Ciò che rende ancor più spiacevole questo taglio è il fatto che i lottatori si spostano e aprono la bocca come se stessero effettivamente parlando, senza però sentire una sola linea di dialogo.

Scendendo in campo, tuttavia, si fa più fatica a notare le differenze rispetto le altre versioni console. È vero, ci sono meno elementi scenici che compongono gli scenari ma non possiamo dire che la resa visiva sia troppo inferiore, anzi. La presenza dell’HDR è senza dubbio un grande elemento a favore per l’impatto visivo, specialmente degli attacchi speciali, ma nel nostro caso ci siamo accorti che l’HDR andava spesso a snaturare i modelli e i colori. Siamo sicuri che si tratta di un dettaglio che sarà progressivamente risolto con aggiornamenti futuri, anche perché al momento non è possibile disattivare la funzione.
Risoluzione e frame rate su Switch 2
La risoluzione lascia un po’ a desiderare, dal momento che Dragon Ball Sparking Zero su Nintendo Switch 2 è bloccato sugli 810p sia in modalità portatile che in dock. Ribadiamo, però, che la qualità visiva è comunque valida a colpo d’occhio, grazie soprattutto a modelli ben definiti ed effetti speciali arricchiti dall’HDR. Sulla precedente Nintendo Switch il discorso è differente, in quanto la risoluzione scende a 720p sulla TV e a 480p in portabilità.
A lasciare davvero l’amaro in bocca è però il frame rate, bloccato a 30fps su entrambe le piattaforme. Si tratta di un dettaglio difficile da digerire per chi ha già giocato il titolo su altre piattaforme, dove arriva sempre almeno a 60fps. Chi lo sta scoprendo per la prima volta riuscirà probabilmente ad accontentarsi, sebbene riconosciamo che potrebbe generare non poca confusione in momenti più frenetici del combattimento, specialmente quando ci sono molti elementi scenici che possono distruggersi.

Insomma, non siamo affatto convinti di come è stato realizzato il porting su Nintendo Switch 2, soprattutto perché ci si poteva aspettare un maggiore frame rate almeno sulla più recente piattaforma. Non solo: dal momento che molti titoli utilizzano già il DLSS sulla nuova console Nintendo, e per via del fatto che Sparking! Zero è stato realizzato in Unreal Engine 5, anche questa poteva essere un’introduzione che avrebbe arricchito l’impianto grafico.
Così non è stato, e lo stesso vale per l’audio in 3D e al cosiddetto HD Rumble 2, i due potenziamenti rispettivamente degli altoparlanti e della vibrazione di Switch 2 che si sono rivelate novità molto interessanti su altri titoli ma che in questo caso, purtroppo, risultano poco incisivi o addirittura assenti. Gli sviluppatori hanno deciso di puntare poco su questi elementi, è vero, ma hanno lavorato su due funzionalità esclusive per la conversione su Switch.
Potere ai Joy-Con
Su entrambe le piattaforme, Dragon Ball Sparking Zero si arricchisce con l’introduzione di controlli di movimento per i combattimenti, permettendo di lottare utilizzando quasi esclusivamente i giroscopi dei controller ibridi. Su carta, può sembrare un’idea folle per un titolo così frenetico e pieno di combo, ma pad alla mano il risultato non è stato così male. Da una parte, ammettiamo di averci messo molto tempo a capire il reale funzionamento di questa nuova modalità di controllo, soprattutto perché sono soltanto gli attacchi ad essere gestiti dal giroscopio. Il movimento, la parata, la carica e meccaniche simili sono ancora rilegati ai pulsanti.

Per farla breve, muovendo la mano sinistra in avanti si emula il pulsante dell’attacco base, mentre la mano destra sarà rilegata agli attacchi speciali. Capire come si effettuano combo o, ancor peggio, attacchi caricati, è quasi fantascienza e mentiremmo se dicessimo che basta qualche partita per riuscire a padroneggiare appieno questo schema di controlli. Ancor più fatichiamo a capire perché Bandai Namco e Spike Chunsoft abbiano deciso di implementare questa funzione. Sarà per far contenti i più piccoli o perché – diciamocelo mettendo da parte l’oggettività per un secondo – lanciare le kamehameha con i Joy-Con come potevamo fare con telecomando Wii e nunchuk su Budokai Tenkaichi 3 è davvero troppo bello.
Nel caso del precedente capitolo su Wii, però, potevamo quantomeno combattere con i pulsanti se non riuscivamo a fare una combo o, banalmente, ad attaccare. In questo caso, se non riusciamo a lottare non abbiamo altra scelta che uscire dalla partita, tornare al menu principale, entrare nelle opzioni e cambiare lo schema dei comandi.
“Partita veloce a Sparking Zero?”
Paradossalmente, giocare con i Joy-Con in orizzontale in schermo condiviso è più semplice rispetto ai controlli di movimento. Questa, infatti, è la seconda novità esclusiva per Switch e Switch 2: la possibilità di giocare in split-screen con chiunque vogliamo e in qualsiasi momento, può essere un motivo per cui molti potrebbero preferire questa versione alle altre.
Almeno sulla nuova console Nintendo, non abbiamo neanche notato cali di frame rate nella Stanza dello Spirito e del tempo, che per ora è l’unico scenario a disposizione in schermo condiviso. In questo caso, i controlli risultano molto chiari e intuitivi per le azioni più semplici, mentre vanno a complicarsi fin troppo quando ci si deve ad esempio trasformare.

È vero che Dragon Ball Sparking! Zero va a scontrarsi con necessari limiti tecnici, ma non capiamo davvero perché non è stato fatto di più almeno su Nintendo Switch 2. Da una parte comprendiamo le difficoltà nel fare un porting su una console relativamente nuova, specialmente perché la batteria è la peggior nemica dell’intera produzione, facendo arrivare la durata massima tra le 2.5 e le 3 ore. Da un altro lato, abbiamo costantemente la sensazione che quello che abbiamo provato sia un porting pigro e in cui non è stato creduto abbastanza.
Speriamo sempre nel rilascio di un aggiornamento che vada a smussare qualche incertezza tecnica e risolva degli immancabili bug, ma allo stato attuale Sparking! Zero non si trova in forma su Nintendo Switch 2 come ci saremmo aspettati. Sicuramente continueremo a giocare, anche perché gli episodi della modalità storia sono ideali per brevi sessioni, magari a letto o in treno, ma se dovessimo scegliere se giocare con un amico qui o – banalmente – su Xbox Series S, senza dubbio la console Nintendo resterebbe spenta nel dock.
