Dark Atlas: Infernum Recensione, un horror onirico e… troppo caotico

Dark Atlas: Infernum è la prima opera di Night Council Studio ed è un survival horror in prima persona con una forte componente narrativa. Ecco la nostra recensione!

Gloria Annis
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Gloria Annis
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Amante di videogiochi, serie tv, film, fumetti e libri, in particolare del genere horror, sin dalla tenera età.
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dark atlas infernum
6.5 Sufficiente
Dark Atlas Infernum

In un anno costellato da mille uscite videoludiche estremamente interessanti, soprattutto di genere horror, ne spicca una in particolare, opera prima di un team giovanissimo e spagnolo: Dark Atlas: Infernum, sviluppato da Night Council Studio e distribuito da Selecta Vision. Night Council Studios è un team acerbo, giovanissimo, alla loro prima creazione di un certo spessore, e nel loro sito si presentano come un gruppo polivalente, impegnato nella stesura non solo di un videogioco, ma anche di un poadcast e di un libro, sempre a tema horror: il loro è un progetto interessante, completo e multi sfaccettato, con l’esoterismo e l’occulto come unico filo conduttore tra tutte le loro produzioni.

Dark Atlas: Infernum quindi – di cui vi parliamo in recensione – è solo un primo tassello di quello che sembra essere un progetto più grande di un team alle prime armi, ma con tante idee interessanti e coraggiose. Il gioco, un survival horror in prima persona dalle fortissime tinte narrative ed esoteriche, è uscito per tutte le piattaforme dopo grandi titoli del genere, forse un po’ in sordina e non ricevendo l’attenzione che avrebbe meritato. Lo abbiamo provato per voi su Playstation 5, ed ecco cosa ne pensiamo.

Una donna, un figlio scomparso e una tempesta

Dark Atlas: Infernum è un survival in prima persona, come abbiamo detto sopra, con una forte narrazione costellata da enigmi ed elementi stealth, in ambientazioni che ricordano quasi degli incubi ad occhi aperti: impersoneremo Natalia Asensio, una giovane donna alla ricerca disperata del figlio Samuel, ricoverato nell’ospedale della città.

Dopo aver ricevuto una telefonata misteriosa da un fantomatico medico, Natalia corre alla ricerca del figlio, ma tutto attorno a lei è disorientante e distorto: quando riceve la telefonata si trova dentro a quelle che sembrano le segrete di un castello, con macchinari da ospedale e delle strane e inquietanti statue, e una volta varcata una misteriosa porta di pietra si ritrova nell’ala di medicina dove si trova Sam.

Il mondo in cui si ritrova Natalia è completamente stravolto dopo una tempesta terrificante, definita Umbras, che ha portato sulla terra degli esseri mostruosi che braccano qualsiasi essere umano abbia l’avventatezza di uscire di casa: sono gli imprints, figure umanoidi spettrali uscite direttamente dai nostri incubi peggiori. Natalia non sembra ricordarsi il suo passato, né cosa sia successo esattamente al mondo che la circonda: sa solo che una voce, che quasi risuona unicamente nella sua testa e che si fa chiamare “The Word” la minaccia e la spinge a cercare una via d’uscita da questo sogno inquietante nel quale è capitata.

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La setta e il libro

The Word “regala” pezzi di ricordi a Natalia, forse per riportarle alla mente una colpa che ha seppellito nella sua coscienza e che non ricorda più: lei è la Gran Maestra di una setta chiamata Il Consiglio della Notte, un culto antichissimo alla ricerca di un tomo mistico, La Corona Radiata, che deve essere ritrovato e ricomposto nelle sue parti, disperse in questa realtà onirica da incubo. Questo tomo non deve cadere nelle mani sbagliate, e Natalia deve ritrovarlo prima che ciò accada, ma… perché proprio lei? Cosa la lega a doppio filo con questa misteriosa tempesta elettrica, con questi spiriti tormentati scesi in terra, e il libro misterioso?

Dark Atlas: Infernum si articola su più scenari, quasi confusi e non collegati apparentemente l’uno all’altro se non per l’oscurità e l’inquietudine delle atmosfere, in cui dovremo risolvere enigmi e trovare oggetti chiave per proseguire nella ricerca del tomo e dei ricordi di Natalia.

I comandi sono semplici, improntati principalmente su un tasto di interazione per raccogliere o utilizzare gli oggetti che troviamo, più le skills per lo stealth, necessarie per nascondersi o stare abbassati per non farsi scorgere dalle creature infernali che pullulano in ogni ambiente.

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Ci sono anche degli armadi dove nascondersi, e nel destreggiarsi tra corsa e stealth sono fondamentali per poter risolvere gli enigmi e poter uscire da uno scenario e proseguire nell’incubo. In più son presenti dei collezionabili, ossia delle carte di Tarocchi e dei documenti, che possiamo raccogliere.

Il comparto audio è buono, ma senza infamia e senza lode, senza effetti 3D degni di nota o soundtrack originali memorabili: il tutto punta a rendere le atmosfere più claustrofobiche e angosciose, e in parte ci riesce… ma non sempre. Gli effetti sonori un po’ acerbi, e a volte i sottotitoli non corrispondono proprio con ciò che viene detto, oltre a dare l’impressione di essere stato tradotto con una IA in maniera sommaria. Una chicca interessante è che la voce di The Word esce direttamente dal nostro controller, rendendo l’esperienza un po’ più immersiva e spaventosa.

Mostri e spiriti

Ad inizio gioco è possibile scegliere la difficoltà della nostra avventura, tra quella più semplice in cui i mostri saranno visibili nelle cutscenes ma non ci braccheranno durante il gioco – ossia la modalità Storia – e quella Normale, con il gioco così come è stato concepito dagli sviluppatori.

Noi abbiamo deciso di provare entrambe le difficoltà, sia per avere un’idea completa del gioco, ma anche perché in verità a difficoltà normale i nemici erano effettivamente estenuanti: non c’erano delle vie di mezzo o la possibilità di fare un passo falso, se il mostro ti vedeva – o anche solo ti scorgeva – ti inseguiva ad una velocità tale che era impossibile sfuggirgli… con il risultato di essere uccisi all’istante, dovendo ricominciare tutto da capo.

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Un’altra cosa che ci ha fatto storcere il naso è che il gioco, suddiviso in capitoli, non permette salvataggi intermedi (speriamo che questo venga patchato), quindi in caso di morte o di chiusura del gioco tocca ricominciare da capo tutto il capitolo, rendendo l’esperienza tediante e poco piacevole.

Nel complesso Dark Atlas: Infernum è una bella idea di base, ma composta da mille elementi inseriti un po’ con la forza fino a creare quello che a parer nostro è un minestrone di concetti: il gioco ha degli enigmi buoni e delle belle ambientazioni, ma finisce con il diventare immensamente confuso e troppo complesso.

Il team di sviluppo è ancora giovane e inesperto, ma è palese che ci siano delle ottime basi per creare dei bei giochi horror con trame originali e ben pensate: per ora si son fatti prendere un po’ troppo la mano con Dark Atlas, rendendolo complesso e confuso, volendo raccontare troppe cose insieme e inserendo troppi elementi, ma è solo la punta dell’iceberg del loro potenziale. Confidiamo in future produzioni che lasceranno davvero il segno, siamo certi che sentiremo parlare ancora di Night Council Studio.

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Dark Atlas Infernum
Sufficiente 6.5
Voto 6.5
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Amante di videogiochi, serie tv, film, fumetti e libri, in particolare del genere horror, sin dalla tenera età.