Tutta colpa dei Videogiochi

Alessio Cialli
Di Alessio Cialli - Senior Editor GL Originals Lettura da 8 minuti

Oggi voglio affrontare un discorso che ciclicamente noi amanti del mondo dei videogiochi (e non solo) ci troviamo ad argomentare e che, volenti o nolenti ci mette di fronte a continue riflessioni: sto parlando della “violenza” nei videogiochi e degli effetti che questa ha nel corso della nostra vita. Come saprete ci sono teste ben pensanti, fior di analisti e studiosi, che hanno come obiettivo quello di studiare l’effetto che i videogiochi hanno sulla psiche umana. Uno studio che come altri, può sicuramente aumentare la qualità del comparto video-ludico mondiale. Gli studi che avvengono però sembrano spesso  essere mirati più a demonizzare i videogiochi che indurli a migliorare.videogiochiIl fatto scatenante da cui è scaturita questa mia riflessione è stato l’ultimo gravissimo atto di incoscienza che ha occupato le pagine di cronaca nera di tutte le testate giornalistiche negli ultimi giorni. Con più precisione vi racconto cosa scrivono ad oggi le testate giornalistiche italiane in merito alla vicenda di Pontelangorino. In una piccola cittadina, in provincia di Ferrara, è stato compiuto un atto tanto assurdo quanto brutale: un duplice omicidio di una coppia di coniugi, privati della vita niente di meno che dal proprio figlio e dal suo migliore amico. In questa vicenda, della quale non voglio entrare nel merito, abbiamo sentito più e più volte tirare in ballo i videogiochi, perché la coppia di giovani assassini dopo aver commesso questo atto inconsulto e dopo aver tentato di occultare maldestramente le prove si sarebbe ritirata a casa del secondo a giocare alla PlayStation. Quest’ultimo atteggiamento avrebbe scatenato l’ira dei critici, analisti e persone comuni nei confronti del mondo video-ludico (ormai un noto cliché), non perdendo tempo a puntare il dito contro i videogiochi per quest’ennesimo atto di violenza. Ne abbiamo sentite di tutte i colori, partendo dal fatto che i videogiochi influenzino le vite degli utenti sin dai primi anni di crescita, fino ad arrivare a discorsi come “chi gioca di più è più violento ed ha maggiori probabilità di avere pensieri aggressivi“, e come “la scarsa voglia di aiutare il prossimo, in molti giochi, rende i bambini più avvezzi alla violenza“.

Sicuramente molti videogiochi sono crudi o ritraggono violenza virtuale, però ci sono anche studi che non vengono mai nominati in questi casi, che invece mettono in luce quanto di buono i videogiochi riescono a creare e ad evolvere all’interno delle nostre teste. Alcuni di questi hanno sottolineato che i videogiocatori cronici hanno delle connessioni neurali molto più sviluppate della norma e favoriscono un approccio migliore e più rapido alle nuove tecnologie. Il compito della “salience network” è di focalizzare l’attenzione sugli eventi importanti e mettere il soggetto nelle condizioni di agire nel migliore dei modi. Nei videogiochi, molto spesso è necessario agire con velocità e precisione, e questo aiuta a sviluppare le abilità del cervello dedicate alla coordinazione visiva ed uditiva. Connessioni neurali così sviluppate aiutano a concentrarsi e cogliere alcune informazioni importanti in un ambiente molto vasto e talvolta dispersivo, captando in maniera rapida i cambiamenti aiutando in fin dei conti qualcuno a pensare con più efficacia. Queste dichiarazioni vengono niente meno che dalla University of Utah School of Medicine a togliere le castagne dal fuoco a discolpa e difesa del mondo video-ludico, che forse andrebbe aiutato e non affossato con certe riflessioni e pensieri espressi liberamente in TV o nei giornali. Dopo tutto è risaputo che nel mondo dei social network si cerca di demonizzare il videogiocatore; ma non si prende neanche minimamente in considerazione il problema della dipendenza da social, che come tutte le dipendenze aliena le persone dalla realtà, oppure dei problemi familiari di base del singolo individuo.

videogiochiFermiamoci a pensare: se dovessimo considerare questo tipo di dipendenze come un grande problema, allora il progresso si fermerebbe. Tutte le persone potrebbero incombere o cadere nella dipendenza da gaming o da social, cosa che si potrebbe evitare semplicemente aggiornando e riplasmando gli insegnamenti alle nuove generazioni. E’ vero che i videogiochi sono spesso palcoscenico di scenari violenti, molto spesso alienano alcuni giocatori, è anche vero che queste forme di alienazione ricadono sulle menti meno forti o problematiche, che vivono con disagi magari non visibili ad occhio nudo ma latenti nell’inconscio già da prima. Questi disturbi, possono portare alla realizzazione di atti inconsulti come l’omicidio e molti altri gesti di natura violenta non si può dare la colpa semplicemente ad un videogioco senza contestualizzare il background del soggetto che compie l’atto. Se le grandi menti della nostra generazione evidenziano i danni che i videogiochi stanno facendo nella testa di chi gioca, dovrebbero secondo me, pensare che il comparto video-ludico ultimamente sta trainando lo sviluppo in generale della società moderna, grazie all’innovazione che gli addetti ai lavori riescono ad apportare nel mercato mondiale, non solo nel settore di riferimento. Vi vorrei far riflettere anche sul fatto che non esistono solamente dischi lucenti con all’interno armi e bombe, ma anche spettacolari giochi di guida, giochi sportivi, avventure grafiche, storie di amicizia e soprattutto videogiochi dediti all’istruzione che riescono ad aiutare nell’apprendimento bambini meno fortunati o con particolari disabilità. Semplicemente l’utente medio grazie alla solita TV, che propone perlopiù macellai in tuta militare o gangster in giacca e cravatta, esige un parco titoli da gioco nei quali interpretare lui stesso il killer od il carnefice dei suoi nemici. Non possiamo dare la colpa solamente ai nostri figli, visto che i soldi per acquistare determinati giochi glieli forniamo noi genitori.A parte alcuni giochi meno ricreativi, esistono tantissime realtà e tantissime opportunità che i videogiochi stanno dando a milioni di utenti nel mondo: già da tempo uniscono persone di tutti i tipi, all’interno delle tantissime room online, che devono imparare a cooperare ed approcciarsi con altre persone, ognuna proveniente magari dall’altra parte del globo. Un effetto stratosferico, capace di unire e creare forti connessioni anche all’esterno, perché alcuni utenti dopo aver giocato e affrontato missioni di ogni tipo all’interno di mondi videoludici, decidono di vedersi anche extra schermo e consolidare così delle vere amicizie, magari davanti ad una pizza. Sono queste le tantissime possibilità che i videogiochi possono e devono proporre, coadiuvati anche dalle istituzioni che si dovrebbero avvicinare alla realtà dei giovani e non allontanarsi: è troppo facile incolpare i videogiochi per le mancanze che la società e chi la governa hanno, in confronto alla spaventosa evoluzione di una delle nuove culture che si sta imponendo. Dunque sono convinto fortemente che è sbagliato colpevolizzare solamente i videogiochi, quando avvengono degli eccessi, perché è una strumentalizzazione dell’informazione ingiustificata e nella maggior parte dei casi priva di fondamento.

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Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle World "Sega Master System", gioco più vecchio di lui!