Tutti quanti amiamo gli eroi: quelle persone senza macchia che, prive d’indugio alcuno, mettono davanti alla propria vita il benessere delle altre persone. Il concetto di eroe però ormai è talmente sfaccettato da non poter più essere accostato alla descrizione fatta qui sopra: se eliminiamo l’antieroe, ormai gran parte delle produzioni ci mostrano personaggi sfaccettati, decisamente grigi e non più bianchi o neri. Jack Ryan, nato come personaggio negli anni 80, è stato spesso alterato nelle produzioni cinematografiche, per portare non il consulente esterno della CIA letto sui libri di Tom Clancy ma un personaggio un po’ più d’azione. La peculiarità però rimaneva sempre la stessa: Jack è un analista, capace di fare la cosa giusta quando serve. Proprio questa magia è leggermente spenta in questa seconda stagione che, nonostante tutto, porta a casa un ottimo risultato.
Altra minaccia, altra sfida
La cosa bella dei film e dei libri di Jack Ryan è che nonostante personaggi e vicende siano legate, ognuno di essi è fruibile separatamente, in quanto ad ogni capitolo la minaccia è diversa. Via quindi quelle mega serie tv legate dall’inizio alla fine, Jack Ryan di Amazon Prime Video in questa seconda stagione cambia ruoli, dinamiche e soprattutto nemici. Il Venezuela, governato dal Presidente Reyes, è in pericolo per una serie di motivi e proprio Jack, una volta capito il possibile rischio, rimarrà invischiato in questa lotta contro il potere. Dei personaggi visti nella precedente stagione, oltre a Jack Ryan (John Krasinski) torna Jim Greer (Wendell Pierce) e Garth (John Hoogenakker). Inspiegabile la scomparsa dallo schermo di Cathy (Abbie Cornish), rimpiazzata da Harriet “Harry” Baumann (Noomi Rapace), mentre entra nel cast un fantastico personaggio, Mike November, capo del dipartimento venezuelano della CIA (Michael Kelly).
Le dinamiche proseguono come un thriller, rivelando i pezzi del puzzle fin da subito ma incastrandoli col tempo, lanciando ogni tanto qualche colpo di scena ben assestato. Anche in questa serie l’interpretazione di Jack Ryan è ispirata a quella di Harrison Ford, portando sul piccolo schermo un uomo comune fatto di debolezze, paure e soprattutto di scelte avventate, ma capace di fare il giusto atto eroico per salvare la situazione. Le prove autoriali degli attori sono eccellenti, soprattutto per Jack e Jim, che portano a schermo un’affinità davvero interessante. Subito dopo loro due si mette in coda il personaggio di Mike November, che entrerà quasi subito nelle grazie dello spettatore, e anche l’enigmatico Max Schenkel (Tom Wlaschiha).
Meno terrore, più politica
Il punto di contatto che la serie tv porta in modo migliore addosso rispetto ai film è di certo la crescita e l’evoluzione di Jack: se nei libri lo vediamo partire da consulente CIA per arrivare poi ad essere Presidente della Repubblica, nella serie ora Jack è a capo dell’unità dove lavorava prima, grazie al fatto che ha fermato proprio lui la minaccia della precedente stagione. Questa consequenzialità delle azioni fatte dai personaggi rimane molto interessante, sebbene allo stesso tempo sia facile da comprendere. Anche se quindi la seconda serie fa un po’ quello che succedeva nei film di 007 (esclusi gli ultimi), una sottile linea rossa condivisa rimane, facendo sicuramente piacere a chi ha già visto la prima serie.
Con il giusto dosaggio tra scene d’azione, dialoghi davvero ben fatti, qualche minuscolo siparietto comico e delle interazioni tra personaggi che sanno superare il parlato, Jack Ryan conferma il successo della precedente serie e migliora molti dei punti dove prima peccava. Purtroppo (o per fortuna) c’è ancora margine di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda Jack stesso: in questa seconda stagione va a sparire un po’ la sua mente analitica, sovrastata dalle emozioni – seppur il tutto acquisisca un senso nello svolgimento delle vicende -, e quel senso di stupore visto negli occhi di chi scopre come un analista ai livelli di Jack possa in effetti rivelarsi un soldato di tale portata.