In molti potrebbero non aver mai sentito parlare di Tokyo Mirage Sessions #FE Encore, uno dei giochi di ruolo più apprezzati della softeca dell’ormai rimpianta – neanche troppo, a dire il vero – Wii U. Continuando la serie di porting diretti a Switch, Nintendo ha ora deciso di convertire il titolo Atlus, in una versione riveduta e corretta ricca di novità e ripulita quasi in ogni suo aspetto. Esattamente come i precedenti titoli Wii U ad essere convertiti sulla piattaforma ibrida, anche questa versione “Encore” di Tokyo Mirage Sessions includa la stessa, identica avventura principale vista e giocata circa tre anni fa, arricchita da tutta una serie di capitoli secondari dedicati ai membri del party. Ne sarà valsa la pena?
Idol Mon Amour
La storia sarà legata nuovamente attorno alle vicende di Tsubasa Oribe e ai suoi amici Touma e Itsuki. La sorella di quest’ultimo, celebre idol amata da tutti, è sparita nel nulla e Tsubasa decide di mettersi sulle sue tracce, seguendone le orme in campo artistico e musicale. Sul suo cammino troverà vari indizi sulla sua scomparsa, fino alla rivelazione finale del mistero più intricato e paradossale di quello che sarete chiamati a credere). Chiunque avrà provato almeno una volta i vari Persona, in Tokyo Mirage Sessions noterà la presenza di alcuni alter ego in tutto e per tutto simili a quelli della serie di giochi di ruolo targata Atlus: stiamo parlando dei Mirage, entità sovrannaturali (sia benevole che ben più perfide e spietate) in grado di nutrirsi dell’energia spirituale (nonché del talento) dei vari artisti. Ogni personaggio che incroceremo sul nostro percorso avrà con sé uno – o più – Mirage da portarsi in battaglia.
Meglio essere chiari, però: i toni scanzonati e piuttosto “leggeri” di Encore, un cambio di ambientazione più colorato e frizzante, nonché una rosa di eventi e situazioni diametralmente opposta a quella della serie di Persona, è in grado di far brillare di luce propria questa edizione Switch di Tokyo Mirage Sessions per le stesse, identiche motivazioni che resero valida l’uscita originale su Wii U. Le storie extra (della durata di mezz’ora circa), sono una buona aggiunta, grazie alla presenza di dungeon dedicati ad ognuno dei membri del party (tra cui quello decisamente corposo chiamato Area of Aspiration). Chiunque deciderà di portarle a termine potrà mettere le mani su brani musicali e costumi aggiuntivi (alcuni ispirati a Fire Emblem Three Houses), oltre a vari retroscena sulla storyline principale. Per il resto, Encore propone lo stesso, identico sistema di combattimento visto tre anni fa, con una componente strategica e tattica realmente gustosa, unita a una rapidità di esecuzione in tutto e per tutto fedele alla serie di Persona. Inoltre, le strizzatine d’occhio e gli Easter Egg non mancano di certo (come la possibilità di richiamare in battaglia durante le Sessions Tiki, Maiko e l’istruttore Barry).
Un Remake (ma non troppo)
Per quanto riguarda altre aggiunte in questa versione Switch, non troverete granché: la possibilità di velocizzare le animazioni durante le Sessions, oltre all’aggiunta della cosiddetta modalità Dojo, abbassano la difficoltà per i meno avvezzi al genere. Peccato anche che, basandosi di fatto sulla versione Wii U occidentale del gioco (e non su quella originale giapponese), Encore soffra di tutta una serie di censure evidenti (specie per quanto riguarda i costumi della protagoniste di sesso femminile). Anche il comparto tecnico della produzione, già ai tempi solo sufficiente specie per quanto riguarda la complessità poligonale dei personaggi e la varietà dei dungeon, anche in questo caso renderà le varie fasi esplorative non troppo belle da vedere. In ogni caso, Tokyo Mirage Sessions #FE Encore è un gioco che punta anzitutto sul gameplay, prima ancora che sul freddo dato tecnico. In modalità docked, inoltre, il gioco soffre una peggiore stabilità del framerate, mentre in portabilità è sacrificato il comparto delle animazioni (spesso alquanto legnoso). Ad ogni modo, lo stile di Encore – tremendamente J-Pop dall’inizio alla fine – farà sorvolare su una grafica non al top, specie coloro i quali amano visceralmente le atmosfere nipponiche frizzanti ed eccessive, senza mai scadere nel cliché o nella volgarità.