The Substance Recensione: un body horror sorprendente e femminista

Ecco la nostra recensione dell'ottimo The Substance, film che è valso anche la candidatura all'oscar dell'eterna attrice Demi Moore.

Giorgio Maria Aloi
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Recensioni
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The Substance

The Substance è un film del 2024 scritto e diretto da Coralie Fargeat (il secondo della sua carriera e il primo diretto da lei in lingua inglese) e con protagonisti Demi Moore, Margaret Qualley e Dennis Quaid. Rientra nel body horror ed è stato presentato in anteprima allo scorso Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio Per La Migliore Sceneggiatura. Ha anche ottenuto ben 5 Candidature agli Oscar 2025 (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Trucco E Acconciatura), edizione prevista per il prossimo 2 Marzo, e per via di ciò è stato riproposto al cinema dallo scorso 6 Febbraio.

Cosa si è disposti a fare per combattere il tempo che scorre?

“The Substance” è un siero capace di generare un’altra versione di sé stessi, più giovane. C’è una regola da rispettare: oltre la coscienza, bisogna anche condividere il tempo. Quindi, bisogna alternare una settimana per uno (la versione originale) con una settimana per l’altro (la versione più giovane). A questo esperimento prenderà parte Elizabeth (Demi Moore), una diva che viene licenziata dal suo programma il giorno del suo 50° compleanno, perché secondo i principali non è più avvenente e serve una donna più giovane.

Presa dalla disperazione e dalla paura del tempo che scorre, Elizabeth si inietta il siero “The Substance” e dall’esperimento prenderà vita una sua versione più giovane e più tonica, ossia Sue (Margaret Qualley). All’inizio, l’equilibrio tra le due (ma in realtà, restano sempre una persona) reggerà, ma poi comincerà a vacillare. Questo disequilibrio si trasformerà in un conflitto tra le due donne.

Il body horror è stato il modus operandi più adatto al movente

The Substance” è un film che mischia diversi generi come dramma, commedia nera e horror body (un elemento disturbante che potrebbe impressionare, ma che allo stesso tempo era quello necessario per lo scopo della regista), inoltre allo stesso tempo tratta tematiche attualissime come l’oggettificazione del corpo femminile, delle pressioni sociali che subisce una donna, della continua ricerca della perfezione fisica e dell’eterna giovinezza, della paura del tempo che scorre e di non essere più apprezzati. La regista puramente femminista ha voluto trattare questi temi nel modo migliore che ritenesse, e ha raggiunto lo scopo in maniera eccellente.

Il body horror non è un genere che attira il pubblico generalista, e questo potrebbe scoraggiare molte persone a vedere questo film, che si può considerare una delle rivelazioni dell’anno appena passato, e che esprime il puro cinema. Per essere angosciante, è angosciante, e può facilmente impressionare, ma questa scelta era la chiave giusta per spingere lo spettatore ad un’accurata riflessione sulle tematiche trattate.

 

Una lezione di cinema horror

Il genere horror viene spesso bistrattato e difficilmente riceve riconoscimenti, ma “The Substance” è un film che ha fatto discutere ma è anche riuscito a conquistare la critica e ad ottenere diversi riconoscimenti (risultati meritati). Dopo vari horror realizzati con poco impegno e solo con l’intento di strappare i biglietti al cinema senza curare la qualità, ultimamente ci sono state pellicole realizzate con impegno e che fanno il loro dovere: sia quello di intrattenere, sia quello di mandare messaggi col linguaggio cinematografico puro. “The Substance” è la dimostrazione che un horror realizzato con impegno e che parla di tematiche importanti è possibile e questo sia di lezione al genere stesso.

Coralie Fargeat dovrebbe lavorare di più, perché già dopo un film di nicchia come Revenge e ora uno affermato come The Substance, ha dimostrato di avere un’enorme talento nella regia. In “The Substance“, ha adottato una regia piuttosto ben focalizzata sui dettagli e volutamente ci sono meno dialoghi e più concentrazione su certi dettagli (anche quelli più d’impatto) per rendere più chiara la trama, anche se crea angoscia. Tutto accompagnato da una fotografia coloratissima che rende chiare certe immagini, e una colonna sonora che rispecchia lo stile pop.

Ma la carta vincente è stata la scelta della Fargeat di non ricorrere alla CGI e di usare effetti pratici di cinema, con un trucco piuttosto convincente e che rende più spaventoso e più realistico ciò che viene mostrato. Per di più, c’è anche lo spazio agli omaggi di alcuni registi come David Lynch (in una scena specifica negli ultimi minuti) e a Stanley Kubrick per lo stile e per le immagini che ricordano i film di quest’ultimo. Tutto ben gestito, ma non è un film perfetto perché ha qualche difetto, come un eccessivo minutaggio o girare troppo attorno in qualche scena.

Un film femminista, ma che tutti dovrebbero vedere

Fargeat è una vera femminista e porta avanti tematiche puramente femministe (da non confondere con la misandria). Ha utilizzato l’horror per raccontare questa storia, e se da una parte è stata la carta vincente, dall’altra può portare il pubblico ad avere il timore di provare angoscia. Effettivamente fa provare angoscia, ma allo stesso tempo fa riflettere, e per questo dovrebbe essere visto sia dagli uomini che dalle donne.

Per gli uomini, è un invito a far capire come si possa sentire una donna ad essere continuamente oggettificata e non valorizzata. Le donne, invece, si potrebbero rispecchiare nelle due protagoniste e a ricordare le pressioni sociali a cui si sottopongono, ogni giorno. Come si può sentire una donna che ha passato una certa età a non essere più tenuta in considerazione? E allo stesso tempo, come si può sentire una giovane ragazza che viene tenuta più in considerazione per il suo aspetto e non per altro?

Tutto questo viene incarnato nei tre ruoli principali: Elizabeth (la donna che ha paura di invecchiare), Sue (la giovane ragazza che cerca di farsi strada, ma viene oggettificata) e Harvey (la rappresentazione di quella categoria di uomini che considerano la donna un oggetto).

Elizabeth e Sue: due facce della stessa medaglia

Demi Moore e Margaret Qualley, che si sono prestate anche a scene di nudo integrale (contestualizzato allo scopo), sono state bravissime tanto che si meriterebbero l’Oscar. Si spera una vittoria per Demi Moore che potrebbe segnare per lei una rivalsa, e il ruolo le è riuscito magnificamente. Oltre alla Moore, è stata bravissima Margaret Qualley, ed è un peccato che non abbia avuto la Candidatura, perché se la sarebbe meritata a mani basse.

In un certo senso, i loro personaggi si possono considerare un unico personaggio (in linea, col messaggio promozionale della sostanza “The Substance”). Elizabeth e Sue rappresentano le due estremità della stessa donna, e anche se entrambe hanno vita propria e una caratterizzazione differente, restano sempre la stessa persona. Da un lato c’è una donna depressa che non sta bene con sé stessa e ha la paura di invecchiare; dall’altra c’è una donna giovane presa dal successo e dalla sua bellezza (ma è anche la parte inconscia di Elizabeth, in un certo senso). Se Elizabeth non sta bene con sé stessa, allo stesso tempo l’altra parte avrà vita propria e l’equilibro andrà sempre a scemare. Tutti elementi necessari per questa storia angosciante che trova lo spazio anche per un’accurata riflessione, omettendo totalmente il giudizio e spingendo lo spettatore alla comprensione e all’empatia.

The Substance
Eccellente 9
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