The Outlast Trials – Recensione: la formula dello splatter moderno

The Outlast Trials è un esperimento, ora in Early Access, che fonde la serie con dinamiche survival horror multiplayer, ecco la recensione.

Lorenzo Ardeni
Di Lorenzo Ardeni - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
7.8
The Outlast Trials

Che Outlast, inteso come franchise, sia tra gli horror più amati e ben riusciti degli ultimi decenni, non c’è dubbio. L’orrore confezionato da Red Barrel nei due capitoli precedenti è riuscito non solo a terrorizzare i giocatori come pochi altri titoli sono riusciti a fare, ma anche a donare ambientazioni uniche sfruttate sempre nel migliore dei modi. L’annuncio di The Outlast Trials ci ha lasciati non poco sorpresi per via della decisione di portare la serie su un piano multiplayer, ma l’interesse si è ampliato dopo averlo provato in accesso anticipato, che analizziamo in questa recensione.

The Outlast Trials

Per farla breve e dissipare un dubbio che avevamo – e che molti potrebbero avere – mettiamo subito le mani avanti: The Outlast Trials si presenta subito come un ottimo capitolo della serie e non perde mai l’elemento horror distintivo che la caratterizza. Sebbene, come vedremo, i richiami a dinamiche di gameplay che ricordano moltissimo opere come Dead by Daylight, il titolo riesce sempre a mantenere alto il livello di tensione e, di conseguenza, a distinguersi correttamente da altri simili.

Sulla base degli elementi di gameplay e narrativi di cui è attualmente formato, crediamo che The Outlast Trials sia un esperimento che getta le fondamenta su due importanti certezze. La prima è la consapevolezza che la formula funzioni, e anche molto bene: i primi due Outlast sono ancora considerati capitoli incredibili e unici come pochi altri. La seconda certezza è che il genere dei survival horror è tutt’altro che morto, e continua a farsi amare da una grande fetta d’utenza. Queste due garanzie sono ciò che, a nostro avviso, rendono The Outlast Trials uno splatter interessantissimo, un modello di horror estremamente moderno e che può brillare di luce propria.

Nel cuore della Murkoff Corporation

In termini prettamente narrativi, vengono mantenuti i canoni fondamentali della serie. Come premessa alla trama, veniamo messi nei panni di un senzatetto, protagonista che viene rapito con l’inganno e portato nell’enorme struttura della Murkoff Corporation (la stessa dietro le vicende dei precedenti capitoli). Qui dovrà prendere parte a una serie di prove – le “Trials” cui fa riferimento il titolo – e guadagnarsi la libertà di vivere. Chiaramente, le vere intenzioni dell’organizzazione restano avvolte nel mistero e potrebbero portare a un finale tutt’altro che scontato. 

In ogni caso, abbiamo apprezzato moltissimo le tematiche idealistiche che vengono affrontate da quel poco di narrazione che è presente in The Outlast Trials, sebbene uno degli aspetti che meno ci ha convinti è stato proprio il comparto narrativo. Il limite più grande è stata infatti la necessità di creare un gioco multiplayer in cui quattro persone collaborano e vivono la storia contemporaneamente. A nostro avviso, si sarebbe potuto fare qualcosa di più per rendere la narrazione più personale e focalizzata sul protagonista individuale, ma neanche possiamo dirci insoddisfatti di come è stato gestito il racconto generale della vicenda.

The Outlast Trials

Dopo un breve tutorial che presenta tutte quelle che sono le principali meccaniche e dinamiche di gioco – mettendo a risalto sin da subito che non stiamo giocando una versione “alterata” della formula del franchise ma un nuovo capitolo a tutti gli effetti – veniamo catapultati nel cuore della struttura Murkoff. È infatti presente un hub centrale in cui potremo sia procedere verso la prova successiva, sia potenziare il nostro personaggio, come interagire con altri giocatori. Ma è proprio quando veniamo immersi nel cuore dell’azione capiamo che questo titolo non è un mero spin-off che tenta di portare una serie sulla formula dei game-as-a-service, ma qualcosa di più unico. 

Al contrario, The Outlast Trials riesce a fondere perfettamente l’orrore e la tensione, canoni della serie, con un gameplay incentrato sulla cooperazione tra 4 giocatori. Per riuscire in questo, Red Barrels ha preparato una serie di abilità che permettono a ogni sopravvissuto di ottenere dei poteri specifici: tra questi sarà possibile scegliere se ottenere la skill che permette di curare noi e gli alleati vicini, vedere le abominevoli creature che si nascondono dietro le pareti o anche stordirle. Insomma, la combinazione delle diverse abilità messe a disposizione e la conseguente necessità di collaborare costantemente con gli alleati sono ciò che rendono The Outlast Trials simile a un Payday 2 o Dead by Daylight.

The Outlast Trials

Se oltre questo pregio calcoliamo anche la presenza di ambientazioni più o meno diversificate, mostri che hanno comportamenti differenti e setting generali che si rifanno molto a classici dello splatter come Hostel o Saw, otteniamo una meravigliosa chimera dell’orrore che ha la concreta possibilità di intrattenere un gruppo di amici come pochi altri giochi sanno fare. Sia ben chiaro che The Outlast Trials non è Phasmophobia, che a nostro avviso non riesce minimamente a raggiungere lo stesso livello di tensione: la corretta cooperazione con i membri della squadra sarà fondamentale, così come la paura di essere scoperti sarà costante in ogni istante di gameplay.

La salvezza è ancora lontana

C’è da dire che l’opera è ancora piuttosto imperfetta, fatto che giustifica la scelta di rilasciarla in accesso anticipato. Tra gli esempi che possiamo fare ci sono i nemici che vagano per i livelli che talvolta possono soffrire di evidenti bug e presentare un grado di intelligenza altalenante: se prima risultano tanto furbi da evitare il pavimento elettrico per catturarci, successivamente potrebbero essere elusi semplicemente girando intorno ad un ostacolo. Restiamo lievemente insoddisfatti anche per il sistema di progressione, sia perché è spesso difficile capire dove recarci, finendo per girovagare per la mappa senza una meta precisa, sia perché in termini contenutistici il titolo è ancora in una fase embrionale.

Non siamo convinti neanche delle animazioni, che sembrerebbero aver fatto addirittura un passo indietro rispetto i precedenti capitoli. Al contrario, l’impianto grafico e sonoro continuano a regalare degli spettacoli importanti, a dimostrazione della cura che Red Barrels ripone in questi due elementi. The Outlast Trials, sebbene sia ancora in fase di accesso anticipato, non si presenta come un titolo particolarmente pesante e difficile da far reggere su PC. Al contrario, con una RTX 2060 è possibile giocare con le impostazioni grafiche al massimo, anche a frame rate elevati.

The Outlast Trials
7.8
Voto 7.8
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Contributor
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.