The Last of Us Parte II, nonostante diverse critiche da parte dei fan per alcune scelte narrative, è uno dei titoli più di successo degli ultimi anni. A tre anni dalla sua uscita, Naughty Dog ha lanciato sul mercato una remastered e pubblicato un documentario dove ha rivelato diversi dettagli inediti circa lo sviluppo dell’opera.
Tra le diverse curiosità rivelate durante il suddetto documentario, gli sviluppatori hanno raccontato di come Bloodborne sia stato una grande fonte d’ispirazione per il gioco.
A differenza del titolo targato FromSoftware, The Last of Us Part II non ha una struttura open map ma il co-regista Anthony Newman ha affermato che le idee iniziali erano quelle di creare un mondo aperto proprio sulla falsariga di Bloodborne.
Naughty Dog era rimasta colpita dall’approccio di FromSoftware ma, in seguito, il team decise di abbandonare l’idea, dato che i livelli open world non funzionavano con un gioco lineare come The Last of Us Part II.
Per quanto concerne le meccaniche di combattimento, anche qui Bloodborne ha fatto da ispirazione e, inizialmente, l’intera opera si basava fortemente sugli scontro corpo a corpo. Anche se Naughty Dog ha ridotto questo elemento, la resa finale dei combattimenti mostra in parte l’influenza che ha avuto Bloodborne.
Nello stesso documentario, Neil Druckmann ha lasciato intendere che il team starebbe lavorando a una nuova IP e che, in futuro, potrebbero lavorare anche alla terza parte di The Last of Us. Non è da escludere, quindi, che certe idee scartate durante lo sviluppo di The Last of Us Parte II possano essere riutilizzare per uno dei futuri progetti del team.