Il filone del survival horror negli ultimi anni ha subito un enorme cambiamento: ai classici giochi fatti di armi da fuoco e zombie, il pubblico ha iniziato a preferire titoli più riflessivi ed enigmatici, pullulanti di jump scare e, spesso, con un protagonista indifeso e debole. Resident Evil 7, ultimo capitolo della nota saga dedicata agli zombie, ha effettuato una sorta di cambio di schema anch’esso, arrivando ad una prima persona emblematica del periodo. Ma come in Sliding Doors, la domanda viene posta in modo spontaneo: e se invece quel cambiamento non fosse avvenuto? E se fossimo rimasti al caro vecchio genere survival horror? E se nulla fosse cambiato da quel Resident Evil 4? Beh, The Evil Within 2, sequel dell’omonimo gioco creato da Shinji Mikami (che in questo capitolo prende le vesti di produttore), è qui a mostrarcelo, facendo capire che le strade da percorrere spesso sono più di una. La domanda è: sarà stata una mossa riuscita?
Affari di famiglia
Il gioco riprende esattamente, o quasi, da dove eravamo rimasti con il finale di The Evil Within (compresi i DLC): un ormai distrutto Sebastian ripensa a come la sua vita sia a pezzi. Senza moglie (scomparsa nel nulla) e figlia (morta in un incendio), e con la mente ormai turbata dalla prima esperienza nello STEM per sconfiggere Ruvik, nulla ha più senso. Eppure Kidman, una conoscenza del primo capitolo, esordirà con qualcosa di assurdo: Lily, la figlia di Sebastian, è viva, e lui può salvarla. Purtroppo, dovrà rientrare nello STEM, per raggiungere la figlia che funge anche da nucleo di un nuovo villaggio chiamato Unit. Dopo l’esperienza del Beacon Memorial Hospital, nuove mostruosità saranno pronte a raggiungerlo. L’incipit mostra, purtroppo, come il cliffhanger lasciato nel primo capitolo sia stato completamente evitato per raccontare però una storia più intima: questo potrebbe far storcere il naso ai fan del primo capitolo, ma scoprire un Sebastian e le motivazioni che lo muovono sarà di gran lunga più piacevole di cercare “semplicemente” di fermare un killer.
Alcune cose saltano in aria in modo abbastanza dubbio: The Evil Within non mancava assolutamente di colpi di scena (che eviterò di citare), e ognuno di essi è stato praticamente dimenticato per favorire una trama invece basata su nuovi spunti, altrettanto interessanti. Rimane un po’ l’amaro in bocca visto l’ottimo lavoro fatto nel precedente titolo, ma l’incipit descritto qui sopra vi fa capire fin da subito come i colpi di scena, le emozioni e soprattutto grandi spaventi saranno pronti ad accompagnarvi in queste 12/14 ore di gioco.
Un proiettile
Il gioco è un survival horror, e per questo già lo avete capito: le munizioni saranno scarse. Se con scarse descriviamo un numero pari o inferiore a 3. Un sistema di crafting e potenziamento, fatto tramite gli oggetti che troverete in giro nel gioco, permetterà a voi di recuperare qualche munizione, ma non cantate vittoria, spesso starete con il colpi contati e solo un sistema di aiuto generico del titolo permetterà, di tanto in tanto, di far comprare un paio di colpi extra in posti già visitati.
L’esperienza dei DLC del primo capitolo hanno fatto in modo che The Evil Within 2 abbia grandi sessioni stealth: alcune saranno necessarie per avanzare nel gioco e uccidere i nemici, altre richiederanno astuzia per raggirare gli ostacoli imbattibili, altre ancora invece saranno opzionali. Si, avete capito bene: il gioco punta molto sulla scoperta, arrivando a generare sessioni aggiuntive in base a quanto esplorerete la mappa di gioco, le varie case sparse in Unit e quali documenti leggerete. Oltre ai documenti, i collezionabili saranno delle diapositive, da vedere per rivivere alcuni ricordi della storia di Sebastian Castellanos, delle statuette dedicate ai giochi Bethesda e le famose chiavi dell’armadietto (che apriranno alcuni sportelli nella stanza dell’infermiera).
Anche stavolta avete letto bene, “mappa di gioco”: sebbene il titolo è un survival horror basato fortemente su titoli come Resident Evil 4 e The Last of Us, Unit sarà completamente visitabile nella sua dimensione abbastanza contenuta. Queste sessioni sandbox saranno utili per trovare oggetti e materiali, ma storceranno un po’ la filosofia di gioco classica che il titolo porta come emblema. Anche se strane, non mineranno di molto l’esperienza di gioco, creando inoltre dei divertenti siparietti e qualche mostriciattolo che, da sotto un’automobile, spunterà pronto a mangiarvi.
I nemici nel gioco saranno di varie tipologie, e stavolta molto diversi dal primo capitolo: non dovrete bruciarli, ma semplicemente ucciderli sparandogli, possibilmente in testa. La differenza tra le varie categorie di nemico saranno molte, e inoltre ci saranno molte differenze estetiche tra i vari “zombie” classici. Il modo per sconfiggerli sarà sempre da scoprire, e il gioco non vi accompagnerà mai con la mano al prossimo obiettivo, lasciandovi anche armi opzionali, oggetti introvabili, e vere e proprie parti di gioco che con una semplice run non avreste visto. Difatti, potrete soltanto scoprire al 100% ciò che si nasconde dietro a The Evil Within 2 soltanto esplorando ogni singola parte del titolo: seguendo soltanto la storia, molti misteri rimarranno racchiusi nel disco di gioco e non potrete mai venirne a conoscenza. Il gioco, soprattutto nelle parti iniziali, avrà alcuni semplici ma divertenti enigmi, che un po’ vengono incontro sia ai fan del vecchio genere sia ai nuovi giocatori, ormai abituati a difficoltà molto più basse. Ad affiancare questi nemici, delle boss fight memorabili e davvero ben elaborate vi faranno drizzare i capelli e lanciare il pad al muro, arrivando a portare alle menti un po’ di nostalgia per i vecchi titoli.
Come avete visto, troverete potenziamenti per le vostre armi (tramite una valuta da spendere per aumentare le statistiche) e potrete creare le munizioni. Ad aggiungersi, l’infermiera del primo gioco tornerà, stavolta per continuare ad aiutarvi a potenziare le abilità di Sebastian all’interno dello STEM, spendendo il liquido che i nemici lasceranno in giro. Questi potenziamenti inizialmente miglioreranno alcune statistiche, ma negli alti livelli conferiranno anche abilità, come la possibilità di rallentare il tempo durante la mira.
L’orrore in alta definizione
Festeggiate: le bande nere, dapprima presenti in The Evil Within e poi tolte con un update, saranno assenti stavolta. Inoltre, uscendo solo su PS4, Xbox One e PC, The Evil Within 2 avrà un comparto tecnico migliorato, delle texture davvero terrificanti e un impatto grafico per niente male. Qualche piccola imperfezione sarà comunque presente nel gioco, ma niente da urlare nel panico.
Non può esistere un gioco horror senza un sonoro ben realizzato, e l’avventura di Sebastian sarà intrisa di suoni agghiaccianti e freddi, molti dei quali potrebbero uscire dal vostro pad DualShock 4. Suono e visione saranno inoltre le due modalità in cui potrete essere scoperti dai mostri: queste verranno segnalate tramite dei simboli in alto al centro dello schermo, permettendovi di poter sfruttare l’ambiente per evitare i nemici e scegliere le vostre tattiche.
Le armi che saranno presenti nel gioco saranno le classiche della serie: parliamo di pistole, fucili e l’amata balestra multi-munizione. Stavolta però, ci saranno varie tipologie di armi (pistola laser, pistola silenziata, fucile a canne mozze), e tale differenza sarà visibile anche nelle armi corpo a corpo: oltre al coltello, sempre presente, potrete trovare ascie capaci di infliggere un colpo mortale al nemico di turno, venendo però distrutta l’istante dopo.
Vecchi amici, nuove conoscenze
Il gioco mostra un livello di profondità, soprattutto nella trama, davvero surclassante il primo episodio: stavolta non solo sarete a conoscenza di trovarvi nello STEM (se non capite, non informatevi: semplicemente giocate The Evil Within), ma avrete anche l’obiettivo di sconfiggere nemici che potrete conoscere tramite informazioni che troverete nel vostro angolo di paradiso, ovvero l’ufficio nel dipartimento di Sebastian, e salvare degli elementi di una squadra Mobius, inseriti all’interno dello STEM. Questa moltitudine di personaggi permetterà alla trama di subire interessanti svolte, alcune piacevoli, altre non.
Una profonda sfaccettatura l’avranno, fra tutti i personaggi, il protagonista e i comprimari: tolto il primo, che approfondiremo a breve, i secondi, precisamente Kidman, i soldati Mobius e altri che non staremo a spoilerarvi, vi faranno provare forti emozioni alternate grazie ad un comparto grafico e sonoro da urlo e ad una recitazione ben strutturata, ma anche discorsi seri o piccole gag che renderanno il tutto più vero (nei propri limiti). Il doppiaggio italiano stavolta riesce, soprattutto nei personaggi principali, a raggiungere se non superare la controparte inglese, restando piacevole all’ascolto.
The Evil Within 2 è un viaggio diviso in due parti: da un lato Sebastian dovrà entrare in Unit per salvare sua figlia, ma per farlo dovrà viaggiare nella sua anima, alla ricerca di un perdono che non si è mai voluto dare, per trovare conforto dopo aver perso tutto dalla vita. Abbiamo di fronte un uomo distrutto, sfiancato e ormai arrivato al capolinea, e solo la scoperta della possibilità di salvare sua figlia Lily potrà dargli nuova linfa vitale. Se imbraccerete questo viaggio come se fosse il vostro, vivendo un’avventura orribile tra mostruosità e psicopatici, godrete al massimo dell’esperienza di gioco, unica nel suo genere e definibile, più o meno, come un horror psicologico (il gioco si chiama Psychobreak in giappone). The Evil Within 2 è un titolo che non si vergogna delle sue radici, e omaggiando il maestro Mikami, fa delle sue basi un vanto, dove girano intorno nuove idee pervase da quell’essenza horror anni 90 che diciamocelo, manca un po’ a tutti.